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Per salvare il Ssn confrontarsi sulle idee, non sulle ideologie

di Piero Caramello

10 APR - Gentile Direttore,
qual è il futuro per il nostro Ssn nessuno ha da saperlo. Anzi, tutti lo sanno o meglio lo disegnano come lo vorrebbero e se qualcuno si azzarda a dire “No, si sarebbe pensato in altra maniera” ecco i diktat delle varie forme più o meno sindacali che si fanno avanti. Avanti esattamente per cosa?

Onestamente, Direttore, io non comprendo il bisogno di non confrontarsi sulla base delle idee ma delle ideologie. L’ideologia quando è pulita e non nasconde secondi fini è gran bella cosa, seppur limitante nel comprendere le motivazioni altrui,ma nel nostro caso italico le prese di posizioni ideologiche si scontrano inevitabilmente con le idee logiche (rubo una bellissima battuta dell’On. Di Battista).

Sarebbe, a mio modesto avviso, farla finita con i veti incrociati ogni qualvolta il cambiamento offre spunti di riflessione, si rasenta il ridicolo ma soprattutto non si fa il bene ultimo per cui è nato il SSN: curare i pazienti, prevenire le malattie, gestire le cronicità. Il resto è aziendalismo becero e rivendicazione antistorica.

In questo marasma (senile?) chi ci rimette non sono i professionisti, i quali nel bene o nel male, se assunti o in convenzione, uno stipendio lo portano a casa. Quando, tutti coloro che alzano la voce e parlano dall’alto del loro sapere,si renderanno conto che il cittadino italiano ha perso l’universalistico SSN a fronte di una sempre più  precarizzazione della sanità: un miscuglio tra profit, no profit, sociale e pubblico che se qualcuno ancora riesce a trovare il bandolo della matassa è davvero acuto.

Ha ragione Gino Strada, che ovviamente nessuno si fila perché dice verità scomode (vero cari medici?), quando chiede che il privato s comporti come tale e se la giochi con il mercato, se ne è capace. Ha ragione quando invita a smettere di aziendalizzare la sanità, perché cambiare nome al paziente non cambia le ragioni per cui “il paziente” si rivolge a noi. Ha ragione quando insiste sui costi, che sarebbero bassi se la filiera non fosse infarcita di prebende che rasentano la tangente (quando non è tale in maniera illegale). Ha ragione quando sostiene che un fetta della popolazione italiana (ovvero tutti coloro che abitano la penisola, aldilà di differenze di colore della pelle o religione) non accede più alle cure, perché impossibilitato economicamente.

Ha ragione, ma poi? Poi non si fa nulla, si ulula alla luna: in sanità, come altrove, bisogna cambiare tutto senza cambiare nulla, l’importante è non rimetterci in termini non economici ma di potere.
Non abbiamo alcuna cultura del potere, lo esercitiamo esclusivamente per sottomettere l’altro al nostro volere quando invece si dovrebbe utilizzare per il bene comune. Certo, oggi parlare di bene comune, significa essere tacciati d populismo. Certo, qualcuno obietterà, “tutto bene ma le proposte?”.

Le proposte, Direttore, sarebbero tante, cominciando ad eliminare ogni logica d’interesse dalla Sanità. La salute non ha prezzo, la salute non è una merce di scambio: non lo è materialmente e non lo può essere intellettualemente.

La salute è un bene, comune in molti casi, personale in altri, come tale va tutelato senza se e senza ma, attraverso una governance che sappia gestire secondo una scala di valori universalistica:
1)Prevenzione
2) Cura
3) Riabilitazione

Tra la Prevenzione e la Cura va fatta informazione ed educazione, smetterla con la “vendita” della salute. Non possiamo continuare a creare malati “immaginari” perché tolgono spazio e risorse ai malati “veri”.

Dobbiamo tornare, tutti i professionisti assieme, a discutere nel merito delle azioni: “appropriatezza” deve essere la parola d’ordine.
Dobbiamo, tutti nessuno escluso, confrontarci per il bene del paziente e non per il bene della classe professionale (di qualcuno genere e grado).
Dobbiamo cominciare a pretendere che le ASL tornino ad essere strumento tecnico di risposta ai bisogni dei cittadini. La politica deve tornare a dominare la scena delle scelte, scusate il giochino di parola.

La politica, parola nobile ma infangata dalla recente classe dirigente, deve essere la governance guida delle scelta in termini di salute, starà poi ai tecnici sviluppare in linea con i principi della scienza quale strategia migliore si deve attuare.

Insomma, Direttore, credo di essermi dilungato anche troppo. La difesa del SSN passa attraverso coloro che lo compongono ma se sono i primi ad usarlo per scopi personali non abbiamo speranze. Se noi perdiamo la speranza i cittadini perdono un diritto.

 Piero Caramello
Infermiere Esperto in Assistenza Geriatrica
Responsabile Attività Infermieristiche
RSA Acciaiolo


10 aprile 2014
© Riproduzione riservata

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