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Ecco i veri mali della sanità siciliana instaurati dalla 'riforma Russo'

di Francesco D'Aquila

01 MAG - Gentile direttore,
ho letto con interesse l'articolo dell'infermiere sindacalista che cercava in qualche modo di proteggere la cosiddetta riforma Russo. Preciso subito che sono anche io un operatore dell'ambito sanitario, ma, contrariamente al sindacalista, mi occupo di amministrazione e niente altro. Amministrazione in una grande azienda convenzionata nel settore cardiologico.
 
Precisiamo: i guai nella sanità siciliana sono antichi, ma sono precipitati con l'arrivo del signor Russo. I tagli, i budget sempre rosicchiati, i continui ricorsi ad una burocrazia regionale sconclusionata e senza senso, il rifiuto di seguire il buon senso, sono tutti mali che il signor Russo ha instaurato. Con l'arrivo della signora Borsellino siamo caduti nel baratro.
 
Dell'attuale assessore si può solo dire che riscuote il suo grasso e mal guadagnato stipendio.
Queste le lamentele, che sono generali. Ma lamentarsi è semplice, parlare di soluzione distingue le persone intelligenti dalle altre.
 
Oggi in Sicilia non abbiamo una sanità pubblica; e quando si parla di sanità pubblica non mi riferisco ai trapianti, ma al paziente anziano che ha uno sbalzo di pressione ed impaurito corre al pronto soccorso. Mi riferisco alla madre che corre in ospedale perché il suo piccolo è caduto dal seggiolone ed ha sbattuto la testa, mi riferisco a persone che come me si ritrovano con una tachicardia sovraventricolare e pensano di avere un infarto. 
 
Ecco il primo passo, mettere le cosiddette guardie mediche non in padiglioni ben nascosti dove passano tutta la serata a nulla fare se non a giocare a carte (e vi posso assicurare che parlo per esperienza personale) ma in prima linea al pronto soccorso, in modo che possano prendersi cura di tutti i pazienti che non hanno certo bisogno di ricovero, parlo della colite, del mal di pancia, della puntura di vespa, della pressione alta, del bimbo che ha la febbre e che piange, del paziente con la tachicardia, decidendo, il medico e non un qualsiasi infermiere che sta giocando a solitario sul computer e che assegna un codice bianco senza nemmeno sapere di cosa si sta parlando, sulla gravità che necessita il passaggio al pronto soccorso vero e proprio oppure al ricovero nei casi estremi. I medici di pronto soccorso potranno così occuparsi dei codici rossi senza essere stressati dal sapere che in sale di attese buie, fredde e maleodoranti vi è una platea di persone bisognose.
 
Secondo punto, le liste di attesa. Non so di cosa parla il signore. Oggi alle strutture convenzionate viene fatto obbligo contrattuale di riservare ai pazienti inviati dal CUP il 50% dei posti disponibili. A Siracusa non abbiamo liste di attesa, proprio grazie agli specialisti esterni, se non nelle prestazioni ospedaliere. Cosa che non sono mai riuscito a capire. Se nella struttura il cardiologo responsabile visita dalle 25 alle trenta persone dal lunedì al venerdì, alle 8.30 alle 15,00 perché un medico ospedaliero non è in grado di visitare dieci pazienti al giorno? Perché in ospedale si fanno quattro, cinque ecografie mentre nella nostra struttura se ne eseguono anche trenta in una normale giornata lavorativa? E tenga conto che, considerato il budget assegnato, circa il trenta per cento dei pazienti siamo costretti a rifiutarli; di questo trenta per cento una buona metà diventa paziente privato.
 
Altra domanda, perché deve essere un funzionario caduto in quel posto chissà da quale cielo deve decidere la vita sanitaria siciliana?
 
Mi spiego, essendo la regione Sicilia a statuto speciale nulla nel settore sanitario ha valore se non viene recepito; in particolare il DM Lorenzin in Sicilia ha valore zero se non viene appositamente recepito. L'attuale assessore in un nebuloso e sconclusionato decreto ha in qualche maniera affermato questo principio. Mi sono sentito rispondere dal funzionario:
1) che il decreti assessoriale non possono annullare i decreti del ministero della sanità;
2) che nonostante quanto il suo assessore aveva decretato per lui non è cambiato nulla.
 
Principio ribadito dai funzionari Sogei quando qualche mese dopo una circolare ministeriale annullava il decreto stesso in attesa di una riscrittura. Mi fermo. Ecco i veri mali della sanità siciliana, instaurati proprio dal quel politico.
 
Dott. Francesco D'Aquila

01 maggio 2016
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