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Osteopatia. Un’occasione perduta?

di Osteopati CPO e Gruppo EDUCAM

11 LUG - Gentile Direttore,
siamo un gruppo di Osteopati che operano nel CPO Comitato Promotore dell’Osteopatia e si riconoscono nella definizione di Osteopatia che è stata resa pubblica in Italia nel Manifesto della Professione e della Formazione in Osteopatia (ISBN 978-88-940260-0-9). Ci permettiamo di scrivere a Lei, con la speranza di giungere ai Tecnici che lavorano con il Ministro Lorenzin e al gruppo che fa capo alla Senatrice Emilia De Biasi, fautrice tra le altre cose, dell’idea del riconoscimento dell’Osteopatia e della Chiropratica come “Professioni Sanitarie standard” attraverso il DDL Lorenzin. Poniamo all’attenzione della Senatrice, dei nostri Parlamentari e dei loro Tecnici, le seguenti considerazioni:
 
1. L’Osteopatia, lo sappiamo tutti, non è una Professione Sanitaria allopatica, convenzionale e riabilitativa. In nessun paese europeo, laddove regolamentata, si registra un Riconoscimento tout court nell’ambito delle Professioni Sanitarie, né tantomeno nell’Area della Riabilitazione e Triennale.

2. Il concetto di “Salute” formulato nel 1948 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità OMS è il seguente: "La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o d’infermità".

3. L’OMS dal 2010 definisce l’Osteopatia una T&CAM Traditional and Complementary Medicine, con un percorso formativo peculiare e specifico che non la porta in conflitto con nessuna delle Professioni Sanitarie convenzionali.

4. L’OMS dal 1986 ad Ottawa ha definito le Linee Guida per la Promozione della Salute, spiegando che non è compito dei Sistemi Sanitari gestire la Salute nella Popolazione, ma il compito è della Società Civile e dell’informazione sui corretti stili di vita.

5. L’OMS dal 1986 invita le Nazioni a “Riorientare i Servizi Sanitari, per renderli più adeguati ad interagire con gli altri settori della Società Civile in modo da svolgere un'azione comune per la salute della comunità di riferimento”.

6. Si parla in modo esplicito di “De-Medicalizzazione della Salute” e le ricerche effettuate in seguito hanno dimostrato che la Salute della Popolazione derivi solo per un 15% dalle attività del Sistema Sanitario Nazionale e per oltre l’80% dall’Educazione, dagli Stili di Vita, da fattori Ambientali, Sociali, Economici e Genetici (Canciani L., Struzzo P.L., 2011)
 

 
 
7. OMS Ottawa 1986: “la Promozione della Salute non è responsabilità esclusiva del Settore Sanitario, dovendo coinvolgere anche i settori che influiscono sulla Salute stessa con un approccio intersettoriale; che preveda, cioè, l'intervento, la collaborazione e il coordinamento di settori diversi dalla Sanità (istruzione, cultura, psico-pedagogia, agricoltura, lavoro, ecc.) per realizzare iniziative in grado di migliorare lo Stato di Salute della Popolazione”.
 
8. "La Promozione della Salute è il processo che conferisce alle popolazioni i mezzi per assicurare un maggior controllo sul loro livello di Salute e migliorarlo. La Salute è dunque percepita come risorsa della vita quotidiana e non come il fine della vita: è un concetto positivo che mette in valore le risorse sociali e individuali, come le capacità fisiche. Così, la Promozione della Salute non è legata soltanto al settore sanitario: supera gli stili di vita per mirare al Benessere".
 
Il concetto di “Benessere” è presentato come superiore al concetto di “Salute” e in particolare superiore agli obiettivi dei Sistemi Sanitari. Noi siamo, pertanto, tra quegli Osteopati che non si scandalizzano se sono definiti “Operatori del Benessere”, anzi ne siamo orgogliosi e ci sentiamo profondamente compresi nella nostra stessa essenza e ne chiediamo e desideriamo Riconoscimento e Regolamentazione.
 
Le indicazioni dell’OMS, dopo il documento del 2010, continuano nei Benchmark T&CAM 2014-2023, dove si segnala la necessità che i Sistemi Sanitari Nazionali si aprano alle Medicine Tradizionali, Complementari ed Alternative per favorire il raggiungimento della Salute nella popolazione, senza concentrarsi esclusivamente sugli Interventi Terapeutici, sulla Spesa Sanitaria e su tutto quanto già sappiamo interessare i nostri Sistemi Sanitari Nazionali, le cui luci ed ombre sono ben conosciuti.
 
C’è quindi una semplice strada tracciata, un obiettivo che l’Italia non deve perdere! Promuovere la Salute e il Benessere, dando spazio, visibilità e regole precise alle Medicine Complementari e Alternative che, anche in Italia, costituiscono un’opportunità e una scelta per tante persone… considerando che oltre 2 milioni di persone scelgono già oggi di rivolgersi all’Osteopatia, ben sapendo che si tratta di una T&CAM e non di una Professione Sanitaria.
 
Invece di dare valore, regole, fiducia e autonomia all’Osteopatia e alla Chiropratica (e a seguire a tutte le altre T&CAM, quali Naturopatia, Fitoterapia, Naprapatia, Medicina Tradizionale Cinese, Ayurvedica…), con l’Emendamento inserito forzatamente nel DDL 1324, è forte il rischio di finire per medicalizzarle, facendole acquisire il ruolo di Professioni Sanitarie della Riabilitazione, che non gli è proprio. Occorre normare, regolamentare e riconoscere. Ma questo necessario processo di Riconoscimento non deve passare per uno stravolgimento così massivo della Formazione e Professione di Osteopata. Lo sforzo da fare è accogliere le T&CAM così come sono, Qualificare le Scuole che sono in grado di ottemperare alle norme già applicate in molti paesi d’Europa (Norma CEN, Benchmark OMS, FORE), affidare alle Regioni le procedure di Qualificazione delle Scuole e delle Cliniche Scolastiche di Osteopatia, affidare alle Scuole Qualificate la formazione della Materia Osteopatica caratterizzante, affidare eventualmente alle Università la formazione base della Materia Medica Propedeutica.
 
Se per qualcuno l’idea di Riconoscimento inserita nel DDL 1324 può essere vista come una “promozione”: da “Medicina Complementare” a “Professione Sanitaria”, è bene che sia avvertito che in effetti ne rappresenta un gravissimo stravolgimento, che non potrà che dare vita a conflitti, sovrapposizioni, sprechi, incomprensioni, rischi per i Pazienti e per gli Operatori… e alla fine all’annullamento del Ruolo Storico dell’Osteopatia. Un’Osteopatia medicalizzata, triennale, riabilitativa, protocollata, insegnata da Docenti Universitari, esaltando ciò che è EBM ma diluendo le peculiarità percettive e i concetti “complementari” e “olistico-sistemici” di Corpo-Mente-Spirito, diluendo il potenziale antropologico di Promozione di Salute che è nel profondo del Concetto Osteopatico, porterà l’Osteopatia Italiana ad essere, semplicemente, inutile.
 
Osteopati, Professionisti Sanitari, Tecnici e Politici: riflettiamo prima di fare errori da cui sarà molto difficile tornare indietro.
 
Paolo Tozzi, Giusva Gregori, Paola Sommaiuolo, Paolo Zavarella, Alessio Iacopini, Daniele Simonacci
 
Osteopati aderenti al CPO e al Gruppo EDUCAM


11 luglio 2016
© Riproduzione riservata

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