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Le elezioni si avvicinano e i contratti si allontanano?

di Biagio Papotto

26 GEN - Gentile direttore,
Come medici cerchiamo sempre di trovare una spiegazione razionale, scientifica se non logica, sul perché si manifestano alcuni sintomi incomprensibili.
Ci domandiamo cioè, prima ancora che sia acclarata la causa, quali segnali non abbiamo percepito che avrebbero potuto esserci di aiuto.
 
Stavolta il dubbio è grande: abbiamo da un lato contratti scaduti da anni quasi immemorabili, e dall’altro una dichiarata disponibilità per il loro rinnovo da parte di tutti i soggetti che hanno un ruolo in materia (le regioni, il governo centrale e – ovviamente – le organizzazioni sindacali).
Bene. Anzi: no. I contratti non si fanno.

“Tanto adesso ci sono le elezioni…” è la frase che occupa il 99% delle menti dei nostri politici, e quindi essi – in maniera che definire miope è eufemistico – pensano soltanto alla propria collocazione (o meglio ri-collocazione), convinti di poter ripartire da capo dopo che il popolo sordo e cieco avrà ancora una volta creduto alle loro vacue promesse e alle loro penose giustificazioni.

Il Governo asserisce di aver posto in essere tutto quel che era in suo potere per il rinnovo contrattuale della sanità, ma … c’è un piccolissimo particolare. I soldi non bastano. E dietro a quello che pare il consueto gioco (balletto) delle responsabilità che in questo bellissimo Paese non sono mai di qualcuno definito con nitidezza, si configura una pastosa e meschina inerzia dichiaratamente non voluta e smaccatamente invece ben gradita.

Chi era al governo vanta ciò che ha prodotto. Sarebbe meglio astenersi dal farlo, in molti casi.
Chi era all’opposizione critica sostenendo che doveva esser fatto di più e meglio. Sarebbe meglio praticarlo nei fatti, una volta eventualmente ottenuto il mandato dagli italiani, senza dar la colpa a chi c’era prima.

“Tanto adesso ci sono le elezioni…”, e giù a polemizzare gli uni contro gli altri.

In mezzo c’è la sanità italiana che agonizza, che aspetta inutilmente, anno dopo anno, che qualcuno voglia davvero interessarsi della salute di tutti, delle condizioni di lavoro dei dipendenti, dell’esiguità delle risorse umane e strumentali.

In mezzo ci sono tanti pazienti che hanno bisogno di cure migliori, che pagano onestamente le tasse, che non possono affidarsi alla sanità dei ricchi, e ci sono tanti lavoratori che hanno scelto questa professione, che hanno studiato una vita e che continuano ad aggiornarsi, che si rifiutano di essere complici conniventi di uno sbando generalizzato.

Carissimi politici, in mezzo… ci sono tanti elettori. E allora lo diciamo noi: “tanto ci sono le elezioni…” e dovreste leggerla in modo per voi poco rassicurante.

Facciamo questo contratto. Facciamolo bene e facciamolo subito. Non ne hanno bisogno solo i medici ed i dipendenti della sanità. Ne ha bisogno l’Italia. Un paese sano è un paese ricco. L’opposto non funziona.
 
Biagio Papotto
Segretario nazionale Cisl Medici


26 gennaio 2018
© Riproduzione riservata

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