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I vaccini, la proposta M5S-Lega o l’ossimoro della politica

di Pierantonio Muzzetto

10 AGO - Gentile direttore,
a Radio anch’io, il Paese in diretta, delle ore 7.35 del 10.8, il conduttore Giorgio Zanchini esordiva in apertura dicendo che la realtà delle vaccinazioni e delle reazioni non è una cosa banale, per quello che significa e per quanto implica… permane una situazione di grande disorientamento … il ministro Grillo e quello dell’Istruzione Bussetti hanno prodotto una circolare relativa alla proroga dell’autocertificazione in deroga alla Legge che la limitava alla fase iniziale. Ovvero confusione nella confusione. E anticipava la proposta di legge che  è disponibile nel testo (QS del 10.8) e si prefigge di predisporre risorse al fine di produrre informazione per consentire una scelta motivata e consapevole del cittadino. In altri termini (all’art. 2) attivare il piano nazionale di prevenzione vaccinale (PNPV), cosa positiva, ma in funzione della magia della scelta motivata, posta in premessa all’art. 1, a tutela della salute attraverso la promozione delle vaccinazioni.  Con evidenza del vero obiettivo che è alla fine l’art.7 comma 1.  Andando contro il concetto ispiratore della precedente legge, ossia di promuovere, piuttosto di fare!

Dall’ossimoro al passaggio dell’isola dei passi perduti che ricorda quell’autonomia nel libro di Caracciolo, in esso postulando il passaggio dell’autonomia della Sicilia, al tempo del vicerè Caracciolo fino ai nostri giorni. Ora si palesa una diversa autonomia legislativa di chi impersona il ruolo di vicerè che, per provenienza da quella terra, non trattasi di un lui ma di una lei: una lei vicerè che proprio nel solco dell’autonomia di scelta vuole tracciare gli obiettivi attraverso il PNPV. Gattopardescamente si dice di fare, si dimostra di fare, lasciando le cose come stanno. Forse ingarbugliandole. Questa la critica dei dubbiosi e contrari in cui mi riconosco.

Ovvero non ci sono altri obiettivi al di fuori di garantire il raggiungimento del limite di sicurezza vaccinale: per questo non c’è bisogno di un’ulteriore legge che stabilisca l’ovvio. Se si parla perciò di revisione organizzativa, allora è sufficiente un atto regolamentare senza cambiare la Legge vigente che è di garanzia. Una proposta di legge che si somma e parzialmente ne modifica una appena promulgata contribuisce a fare confusione. E di confusione, per così dire in terra d’ Emilia, “se ne ha basta”. Così come diventa regolamentare, rendendo inutile vieppiù un’ulteriore legge, la valutazione dei comportamenti o gli interventi comunicativi; o ancor più superfluo nell’economia dei risultati il coinvolgimento dei cittadini e la promozione dell’adesione volontaria, e consapevole, alle vaccinazioni (art.4). Come estemporaneo è il trattatello dell’art.5 sulle emergenze vaccinali o di compromissione dell’immunità di gruppo, che è come dire: analizziamo il fenomeno a posteriori (ex post) e con ciò vanifichiamo ogni prevenzione. Ovvero rendiamo inutile la stessa vaccinazione.

Ma siamo sicuri che parliamo di prevenzione e non di altro che con la prevenzione non ha nulla a che vedere? E poi…

Obbligo flessibile: è la base della proposta di Legge che non revisiona ma abolisce (cassa) la L.119 della Lorenzin, quella del mantenimento di adeguate condizioni di sicurezza epidemiologica in termini di profilassi e di copertura vaccinale, nonché di garantire il conseguimento degli obiettivi prioritari del Piano nazionale prevenzione vaccinale 2017/2019. Una proposta novella avanzata dalla ministra Grillo che riporta ad una gestualità e ad una liturgia antica come quella degli equilibri più avanzati della prima repubblica. L’ossimoro politico che si sublima proprio nel concetto di obbligo flessibile, ovvero un po' obbligo e un po' non obbligo, ma flessibilità comportamentale come se si trattasse di un peso e due misure.

Resuscitando un concetto della politica cui facevano ricorso antichi personaggi, vissuti in un periodo lontano che si voleva dimenticato di un’epoca che, con molta probabilità, la giovane ministra non ha mai conosciuto se non per sentito dire. E ora si produce nella formulazione del nuovo l’ossimoro dell’obbligo flessibile vestito da proposta di Legge.

Una testimonianza di una politica ever green del controsenso, che si voleva abbandonata soprattutto perché ampiamente criticata dalla nouvelle vague di politici nostrani che suonano e cantano la stessa musica antica tanto disprezzata. Vecchio il detto: chi disprezza compra. E davvero hanno comprato l’invendibile.

Quello dell’ossimoro dell’obbligo flessibile o variabile, è evidentemente una regola connaturata alla politica, di quella fatta di luoghi comuni, di stigmi e di ripetitività. Una politica che definiremmo autistica perché ripetitiva ma anche gattopardesca, in cui tutto, e l’opposto di tutto, possono essere plausibili e addirittura espressivi di scelte-non scelte. E come tali non funzionali al progresso.

Quello dei vaccini è, a maggior ragione, un capitolo che dovrebbe far provare vergogna a coloro che lo stanno così impunemente gestendo. Non è possibile confondere la libertà della persona, nel nome della supposta democrazia quando si parla di prevenzione vaccinale: quello della vaccinazione, del farla o dello scegliere di non farla, denota una mancanza di chiarezza di valori, fra bene del singolo e bene della collettività. Secondo il vecchio adagio che la libertà propria finisce laddove inizia la libertà altrui. E estendendo il concetto ne consegue che la salute individuale finisce, nelle pretese, laddove inizia quella collettiva. Che poi equivale a coniugare correttamente il bene collettivo con le esigenze del singolo a protezione della salute come bene sociale, in questo rispondendo al dettato costituzionale oltreché a ogni buon senso.

Tornando all’utilizzo dei vaccini non si può dimenticare come abbiano influito positivamente a debellare affezioni mortali e invalidanti dal periodo post -bellico fino ai nostri giorni. Lascia stupiti come ci si ostini a non vederne i vantaggi, con tutte le evidenze ad oggi fornite.

Ma stupiscono i toni dei preoccupati no vax che vanno oltre le righe contro chi la pensa in modo differente. Ne ha parlato Il Carlino e ne ha scritto Il Giornale “l’immunologo Burioni ha lasciato Rimini per le minacce fattigli”. In particolare “è stato diffuso il numero del bagno dove ha l'ombrellone, lo hanno additato per strada e infine sbeffeggiato e insultato su Facebook, invocando una spedizione punitiva e anche la sua morte. E ora il professor Roberto Burioni, direttore della Scuola di specializzazione all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha deciso smettere di abbozzare come un gentleman e di reagire su più fronti”.

Non è peregrino pensare che attacchi e minacce riportano ad un clima da caccia alle streghe, dove si tende a confondere il benefattore col carnefice.
Ancor più perché testimoniano un atteggiamento preclusivo nei confronti della scienza e di chi opera per il bene salute, che ci riporta al concetto di “pensiero debole” di Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti, quando si fa riferimento a quel tipo particolare di sapere che deriva dalla revisione in senso esteso delle conoscenze negli ambiti della cultura che sono alla base del vivere del mondo occidentale. Un processo di adattamento della verità per altri fini.

Un revisionismo di sostanza che non sposta dalla considerazione di fondo che trattasi di pensiero che connota un movimento di persone tutt’altro che impaurite dagli effetti vaccinali che non pare proprio vogliano essere rassicurate, come qualcuno afferma. In realtà, forti dei loro convincimenti, dimostrano quanto sia preclusivo e preconcetto ogni confronto con la scienza e con i suoi dogmi. Una visione che si coniuga quel mainstream, che spregiativamente identifica il sistema vaccinale come strumento commerciale o asservito ad interessi dei potentati farmaceutici internazionale (Big Pharma).

È significativo quanto riportato riguardo le posizioni di Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio, che da strenuo difensore dei "no vax" ha affermato senza mezzi termini “La politica viene prima della scienza. I politici devono ascoltare la scienza, collaborare, non farsi ordinare dalla scienza cosa è giusto e cosa è sbagliato, accettando le parole della scienza mainstream”. Dunque, come dire, una scienza commerciale, questa sì assoldata, non libera e credibile.

Con questo contraddicendo proprio coloro che vedono nell’onesta argomentazione dei no vax la necessità di avere conforto con evidenza di prove fornite dalla scienza, ma che invece dimostrano come ci sia una profonda disistima proprio della scienza e degli scienziati, dipinti alla stregua di replicanti dei nostri giorni di Joseph Menghele coi suoi bambini.

I toni usati anche sul virologo e collega Burioni ne sono una riprova.  Di là dal fatto specifico, le particolari posizioni del ministero della salute ma anche di esponenti dell’attuale maggioranza, e non solo di titolate figure di Governo, stanno destabilizzando e creando una situazione di disagio e di grande incertezza, nella popolazione come negli addetti ai lavori. Dalla cui parte si dimostra solo fermezza contrapposto al disorientamento, su quale realmente sia il ruolo di chi ci governa e quello di chi, come depositario della scienza, indichi la strada della salute e della sua tutela.

La scienza soggiacente alla politica ci riporta a vecchi spettri della visione oligarchica e non democratica del vivere comune, di tempi passati che tutti noi non pensiamo lontanamente di evocare. A maggior ragione non è ammissibile una realtà senza parlamento che la potrebbe sostenere decisioni non democratiche. Trattasi di eresia politica che non può essere lasciata passare da chi viene espresso dalla democrazia rappresentativa e ha come compito la difesa della salute e la garanzia della buona cura, bene assoluto e indice di civiltà di una nazione. Con chiarezza va detto che oggi non si può discutere se vaccinare o non vaccinare. Si deve vaccinare.
 
 
Pierantonio Muzzetto
Componente del Consiglio nazionale Fnomceo

10 agosto 2018
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