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Sanità integrativa e prevenzione. Una scommessa vincente

di Isabella Mastrobuono

29 GIU - Gentile Direttore,
ho letto il suo articolo recentemente pubblicato sui Fondi sanitari integrativi nel quale  vengono posti dei dubbi sulla possibilità di reinvestire in sanità i “risparmi” legati alla cancellazione delle agevolazioni fiscali.  Nel leggerlo mi è venuta in mente una possibile idea su come affrontare il problema dell’integrazione tra Servizio sanitario e Fondi integrativi (e aggiungo Società di mutuo soccorso sempre dimenticate), diversa dalle tante che sono state proposte ultimamente. E la sottopongo alla Tua attenzione.
 
Nel mondo si stanno diffondendo sempre più tecniche di Health Population Management attraverso le quali è possibile Incrociare i flussi informativi a disposizione per capire quali fasce della popolazione utilizzano le diverse tipologie di attività, prestazioni e servizi garantiti dai Sistemi sanitari (non importa se universalistici o meno). 
 
L’obiettivo è chiaro: quanto più conosciamo, tanto più siamo in grado di programmare e calibrare l’offerta. Ecco perché le Commissioni ed i Gruppi di lavoro europei che si occupano di Sanità spingono sulla migliore produzione dei flussi informativi e ne auspicano di nuovi (magari provenienti dal deserto informativo del territorio).
 
Sono diverse le tecniche di Health Population Management adottate a livello internazionale e si stanno diffondendo anche in alcune realtà regionali italiane  (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, P.A di Bolzano, ad esempio). Il quadro che emerge dalla loro applicazione  è molto simile: ad utilizzare i sistemi sanitari sono soprattutto i pazienti cronici anziani. Insomma, sembra che sia proprio vero quello che sostiene l’OMS quando dice il 20% della popolazione consuma l’80% delle risorse!
 
Nella tabella che segue (1), elaborata dall’Osservatorio per la salute della P.A di Bolzano diretto dalla dottoressa Carla Melani (con la quale collaboro da oltre 1 anno), è riportata la percentuale di cittadini della Provincia (in totale 525.169 abitanti) che sono non utenti o utenti occasionali: ben il 63%!. Se si preferisce circa 340.000 persone sono sconosciute o quasi al Servizio sanitario provinciale.
 

 
Cosa vuole dire. L’analisi dei flussi informativi ad oggi esistenti (Schede di dimissione ospedaliera, Certificati del parto, ricette dei medici di medicina generale, assistenza domiciliare, residenzialità, farmaceutica, etc.) consente, attraverso l’adozione di tecniche valutative ed algoritmi, di sapere chi utilizza e per che cosa il Sistema sanitario.
 
Se ad esempio qualcuno di noi si reca dal medico di medicina generale per un consiglio ma esce dallo studio senza una prescrizione, il sistema sanitario non lo vede così come quando ci rivolgiamo direttamente ad una struttura privata per l’esecuzione di una prestazione consigliata da un medico.
 
La tabella ci dice anche che sono i più giovani (età media 35 anni) a non utilizzare o utilizzare occasionalmente il Servizio sanitario della PA di Bolzano ma sarebbe troppo semplicistico affermare che “sono sani”. Non lo sappiamo.
Le campagne di prevenzione (per la quale spendiamo assai poco) sono limitate a pochi temi specifici e comunque sembra che i risultati, ad esempio se consideriamo l’obesità infantile, non siano dei migliori ma non è questa la sede per affrontare un tema così complesso.
 
La seconda tabella (2) mostra uno scenario opposto al precedente. Gli iscritti ai 3 Fondi presi in esame sono prevalentemente giovani (il 73% è di età tra i 15 ed i 60 anni) e consumano le prestazioni tipiche offerte dai Fondi stessi con la prevalenza di indagini diagnostiche, visite specialistiche e odontoiatria. Possono utilizzare il canale privato di erogazione ma anche quello pubblico attraverso la libera professione, ma il Servizio sanitario nazionale “non li vede” perché i flussi che generano le richieste non sono collegati al Servizio sanitario nazionale.
 

 
Mi chiedo: e se i Fondi fossero orientati più alla prevenzione, se si potessero in questo campo scambiare informazioni tra i due “Mondi” per evitare inutili duplicazioni, non si potrebbe realizzare una integrazione proficua?
 
Se oggi spendiamo poco più di 5 miliardi per la prevenzione (ultimi in Europa dove ci sono Paesi che spendono tre volte tanto), non si potrebbero utilizzare le agevolazioni fiscali orientando il comportamento dei Fondi verso la promozione di stili di vita adeguati, la prevenzione primaria, e se necessario anche secondaria, dando conto di quanto realizzato? Molti Fondi e Società di mutuo soccorso lo fanno.
 
Senza contare il fatto che gli strumenti di informazione a loro disposizione  (numeri unici, brochure, campagne aziendali, newsletter) sono più vicini agli iscritti di quanto non si riesca a fare a livelli più alti regionali e nazionali.
 
Le sinergie sono sempre foriere di migliore utilizzazione delle risorse, pubbliche e private che siano, e migliori risultati di salute.
 
Isabella Mastrobuono

29 giugno 2019
© Riproduzione riservata

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