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Lasciateci lavorare in pace

di Filippo Testa

09 MAR - Gentile Direttore,
lasciateci lavorare lavorare in pace. Questo è quello che vi chiediamo. Noi medici, specialmente noi anestesisti rianimatori, lavoriamo spesso e soprattutto in quest'ultimo periodo, in una condizione di carenze strutturali e di personale. Noi medici anestesisti-rianimatori siamo abituati a lavorare in condizioni di stress e siamo abituati a trattare pazienti che presentano patologie infettive trasmissibili molto pericolose e mortali, che colpiscono indifferentemente bambini, giovani e anziani, sani o affetti da patologie.
 
Non solo, noi anestesisti-rianimatori, ma anche tutti i medici dell'emergenza e urgenza, gli specialisti di ogni ambito medico e chirurgico e non ultimi, gli infermieri che, il più delle volte sono a stretto contatto con i pazienti in una cronica mancanza di personale, abbiamo rinunciato a ferie e siamo stati costretti ad effettuare turni massacranti senza riposo, sfidando anche situazioni di stress che si sommavano alla stanchezza fisica e psicologica.
 
E' capitato che durante il turno di lavoro qualcuno si è autosomministrato una flebo magari con un qualche protettore gastrico o antinfiammatorio, perché "la baracca doveva andare avanti". Ma nonostante questo, tante volte ci siamo dovuti difendere da una qualche accusa, perché non tutti i casi vanno sempre bene.  Accusa che poi, nella quasi totalità dei casi risulta essere infondata.
 
Non tutti i pazienti guariscono, non tutte le malattie si curano, spesso persistono dei reliquati, spesso i pazienti riportano sui loro corpi già fragili le ferite di una grave patologia che ha messo  a repentaglio la loro vita. Ma nonostante ciò, nonostante le cure ricevute, nonostante la dedizione degli operatori sanitari, nonostante la carenza cronica di organico, hanno preferito denunciare le stesse persone che gli hanno salvato la vita. Questo non lo accettiamo, non lo accettiamo più. Noi vogliamo lavorare in pace. Vogliamo gestire qualsiasi paziente senza l'incubo di una gogna mediatica o di un processo in tribunale. 
 
Io spero che le Istituzioni, a partire dal Presidente della Repubblica, dal Primo Ministro, dal Ministro della Salute, possano riflettere non solo sulle carenze a livello di personale del Servizio Sanitario Nazionale, ma anche riflettere su questa vergogna SOLO ITALIANA del reato penale dell'atto medico. 
 
Noi medici abbiamo studiato (non per pochi anni, e lo continuiamo sempre a fare) per la tutela del benessere psicofisico della persona, per curarla, a volte guarirla e a volte salvarla. Nella nostra forma mentis non esiste il pensiero di cagionare il danno a terzi. Quello lo fa la malattia e noi siamo addestrati e pagati per provare a sconfiggerla, mettendo in campo il massimo delle conoscenze mediche e il massimo e l'eccellenza delle prestazioni sanitarie.
 
Riflettete cari politici su questo grave problema. Forse i giovani medici non avranno più paura ad iscriversi alle nostre scuole di specializzazione che richiedono una particolare e lunghissima formazione.
 
Mi rivolgo anche ai giornalisti, affamati tante volte non di notizie ma di titoli, come se ci guadagnassero qualcosa nell'infangare il nome di un professionista, come se screditando un sistema sanitario regionale rispetto ad un altro magari qualche politico possa riuscire a trarne vantaggio in una qualche campagna elettorale o elezione.
 
Lasciateci lavorare in pace. Non chiediamo molto, non chiediamo aumenti di stipendio o "premi di produttività" o un aumento dell'organico. Siamo ormai abituati a questa carenza. Ma non denunciateci. Rispettateci se credete che il nostro non è solo un lavoro ma anche una missione.
 
Dr. Filippo Testa
Specialista in Anestesia e Rianimazione
Montebelluna, ULSS2 Marca Trevigiana


09 marzo 2020
© Riproduzione riservata

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