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Il Coronavirus e il ruolo degli assistenti sociali

di Salvatore Poidomani

14 APR - Gentile Direttore,
ad oltre un mese dalla dichiarazione dello stato di pandemia Covid 19, si avverte sempre più la necessità di guardare oltre l’emergenza sanitaria, pensando anche alla fase successiva. Il virus ha violentemente disvelato la fragilità di un sistema che fino ad un mese fa sembrava efficiente e solido, molte carenze sono state fronteggiate grazie allo straordinario impegno e spirito di sacrificio di medici, infermieri, operatori socio sanitari, assistenti sociali che hanno operato in condizioni di assoluta difficoltà.

Oggi paghiamo il prezzo di scelte politiche orientate alla privatizzazione con i progressivi e inesorabili tagli ai servizi pubblici, alla sanità e allo stato sociale; pensiamo per esempio all’impatto dovuto dalla riforma del Titolo V della Costituzione che ha prodotto una regionalizzazione dei sistemi sanitari e di welfare e processi di eccesiva frammentazione, che rendono difficile oggi forme di coordinamento al livello centrale.

Il Sindacato Unitario Nazionale Assistenti Sociali ritiene che oggi ci sia bisogno di una strategia più ampia, che guardi al futuro ma anche capace di avviare qui e ora azioni efficaci.

Serve subito un piano di azione strategico nazionale che abbia innanzitutto una funzione di coordinamento, di raccordo e di regolazione. Serve una TASK FORCE nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per la definizione di Linee guida vincolanti per gli Enti Locali e le Regioni, in relazione agli interventi e ai servizi alla persona e alla comunità, secondo criteri di omogeneità e coerenza con i reali bisogni delle persone e dei singoli territori. Serve, infine, un fondo nazionale sociale straordinario per potenziare i servizi e gli interventi sociali, che consenta anche la messa in campo immediata di nuovo personale, là dove la presenza degli assistenti sociali è assente o sotto dimensionata e la stabilizzazione del personale precario, dove esistente. In Italia ci sono, poi, moltissimi assistenti sociali che operano in libera professione pronti ad agire velocemente e in ogni luogo.

Siamo di fronte ad una emergenza salute a tutto tondo e non più solo ad una urgenza sanitaria, una condizione di salute aggravata ulteriormente dalla diffusione della pandemia Covid 19, che si è innestata in un sistema di welfare già fortemente compromesso. La “bomba sociale” - da più parti evocata in questi giorni - era già presente prima dell’avvento del coronavirus, ora sta esplodendo e rimane poco tempo per disinnescarla.

Le singole realtà locali devono lavorare secondo una regia nazionale in grado di omogeneizzare e garantire aiuti in ogni angolo del paese.

Gli aiuti non possono e non devono essere quelli classici fino ad oggi pensati in termini di “livelli essenziali”, così come vanno riconsiderate misure come il reddito di cittadinanza che se finora ha rappresentato una risposta, seppur non completamente efficace, al problema della povertà e in termini di sostegno al reddito, oggi rischia di risultare superato e inadeguato.

Riteniamo, inoltre, che gli assistenti sociali debbano farsi carico di definire un diverso scenario in cui innestare modalità di azione nuove rispetto all’ex-ordinario anche ripensando e proponendo direttrici diverse di utilizzo delle risorse già disponibili. Essi dovranno anche dare un significativo contributo rispetto all’impiego delle nuove tecnologie, che hanno avuto da subito un impatto sconvolgente sul lavoro di ogni professionista dell’aiuto. Queste devono invece essere messe in campo in modo efficace e funzionale, vanno padroneggiate ed utilizzate in termini di sostegno comunitario e solidaristico e non di controllo, in favore dei cittadini tutti, compresi quelli più ai margini o in totale difficoltà.

La nostra professione, può e deve essere finalmente rimessa in prima linea con la forza, gli strumenti e le risorse necessarie, perché le sue competenze trasversali, le sue capacità progettuali e di vicinanza alle persone e alle famiglie, nonché di promozione comunitaria, rappresentano gli elementi fondanti dell’azione di social care, orientata alla presa in carico globale della persona, di cui oggi più che mai c’è bisogno per sostenere i cittadini e le comunità nell’attuale drammatico scenario.

Il Governo ha affrontato l’emergenza sanitaria con la costituzione di una specifica Task force, ha nominato un gruppo di esperti per la ripartenza produttiva del nostro Paese ma finora ha trascurato, a nostro avviso, l’emergenza più ampia e globale di persone e famiglie alle quali in questo momento non viene riconosciuto pienamente il diritto alla salute in quanto in condizioni di disagio sociale sempre più conclamato. Al Governo abbiamo chiesto di poterci confrontare sulla nostra proposta, auspicando che essa possa essere accolta e rapidamente attuata.

Salvatore Poidomani
Segretario Generale SUNAS  

14 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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