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Osteopati. Riconoscere la professione senza stabilire i criteri di accesso sarebbe un grave errore

di Paolo Gambacorta

10 MAG - Gentile Direttore,
potrebbe sembrare inopportuno alimentare il dibattito sul riconoscimento degli osteopati nella fase in cui i temi della pandemia occupano giustamente le pagine di cronaca. “Maiora premunt” anche in riferimento ai problemi strutturali della sanità emersi a seguito della medesima emergenza. Tra questi, le lacune della medicina territoriale, della formazione e dell’informazione inter-professionale, della comunicazione e della deontologia.
 
Senza pretendere le luci della ribalta, non possiamo comunque ignorare che le professioni, già identificate dalla legge del 2018, da oltre 40 anni operano nell’assoluta precarietà anziché contribuire, correttamente inquadrate, all’efficacia sanitaria nei contesti emergenziali e post-epidemici.
 
La richiesta di istituire il profilo professionale degli osteopati è legittima oltre che opportuna, considerati i pareri favorevoli delle istituzioni ad oggi coinvolte. Ritengo, però, che la stessa decretazione senza la contestuale approvazione dei criteri di accesso alla professione possa non risolvere la precarietà descritta ed esporre a rischio l’utenza.
 
Detto altrimenti, la definizione generale della funzione degli osteopati, avulsa dalle norme a descrizione dei requisiti pedagogici e professionali degli stessi, potrebbe alimentare anziché ridurre l’abusivismo sanitario attuale. Mi chiedo, inoltre, che senso avrebbe riconoscere la professione senza sapere chi tra tutti gli operatori sedicenti potrà esercitarla.
 
Non sarebbe condizione di maggior sicurezza e dignità approvare il profilo dei neo-professionisti insieme ai criteri per la valutazione dell’esperienza professionale e dell’equivalenza pedagogica?
 
Dall’approvazione del “DDL Lorenzin” sono passati tre anni invece dei sei mesi previsti per i relativi decreti attuativi. Per le ragioni segnalate in questa sede, forse è il caso di aspettare due mesi in più e disporre di un provvedimento esaustivo anziché parziale. O, peggio, una nuova legge di durata indefinita e senza riscontri operativi utili nell’attesa del definito completamento dell’iter legislativo.

Paolo Gambacorta
Osteopata esclusivo/Comitato scientifico Associazione ADOE
 

10 maggio 2021
© Riproduzione riservata

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