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Abruzzo: per coprire il debito, chiesto mutuo alla Tesoreria


Mutuo ventennale richiesto alla Tesoreria dello Stato per comprire il 70% del debito della sanità. Sembra essere questa la ricetta scelta dalla Regione per coprire il nuovo deficit da 360 mln annunciato nei giorni scorsi. L'assessore al Bilancio si difende: "Avevamo scoperto e segnalato le passività già a febbraio 2009".

09 DIC - A seguito della conferenza stampa convocata dal Governatore Chiodi lo scorso 6 dicembre a Pescara, per ufficializzare la scoperta di un ulteriore buco nella sanità da 360 mln di euro, la Regione ha deciso di presentare alla Tesoria dello Stato la richiesta di un prestito di circa 200 milioni di euro.
Sono questi gli unici dati certi al momento, resta invece più nebulosa e incerta la ricostruzione su come questa situazione si sia venuta a creare, e soprattutto su quando se ne è avuta l’effettiva conoscenza. L’assessore al Bilancio Carlo Masci sembra essere l’unico al momento a ricostruire la vicenda con date e riferimenti precisi che, se da un lato assolvono l’operato del suo assessorato, dall’altro cadono nel deserto delle giustificazioni politiche della Giunta interessata a chiarire come la gestione Chiodi non abbia nulla a che vedere con un debito contratto tra il 2004 e il 2006. Secondo Masci, quello di cui oggi si discute “non è un nuovo buco, ma un vecchio debito che avevamo scoperto e segnalato tra il 17 febbraio e il 1 aprile, e di cui oggi il Ministero ci chiede conto”.
In questa situazione hanno avuto un ruolo di rilievo le dimenticanze della vecchia Giunta di centrosinistra guidata da Ottaviano Del Turco, che, al momento della sottoscrizione del Piano di rientro non inserì questo importo perdendo così la possibilità di ripianarlo. Ma si profila anche la sottovalutazione da parte del Tavolo di monitoraggio ministeriale, venuto a conoscenza della voragine già nel 2009 su segnalazione del commissario Gino Redigolo, sollecitato a sua volta dall’assessore Masci.
Il governatore Chiodi in realtà aveva raccontato altro, ossia che la scoperta del buco era stata del 2 dicembre scorso per il disavanzo del 2004 e 2005; che  è avvenuta per il nuovo tipo di Bilancio con lo stato patrimoniale consolidato; e che in un tavolo tecnico di monitoraggio del 26 marzo 2008 sono stati scoperti altri 197 milioni, oltre l’insussistenza di copertura per altri 101 milioni, già rilevata nel luglio scorso.
Chiodi aveva parlato di una tegola imprevista, ma al momento resta dubbia l’effettiva imprevedibilità dell’evento.
C’è infatti da aggiungere che la Corte dei Conti, a pagina 236 della Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni (pubblicata nel 2009) riporta testualmente: “la Regione non ha ripristinato le somme distratte dal Fondo sanitario per destinarle a spese extrasanitarie e non ha provveduto al recupero crediti verso gli erogatori privati accreditati per complessivi 182,8 milioni, con conseguente mancata copertura del disavanzo dell’anno 2007 e precedenti”. E ancora, durante una riunione convocata il 17 febbraio 2009, l’allora Commissario ad acta Redigolo aveva segnalato che analogamente al 2006, anche negli anni 2004 e 2005, si era verificata la destinazione a funzioni diverse da quella sanitaria di quota del finanziamento ordinario destinato al Servizio sanitario nazionale.
A questo punto risulterebbe singolare che Chiodi non sapesse ben più di quanto dichiarato con stupore durante la conferenza stampa dello scorso 6 dicembre. Volendoci spingere oltre, e rileggendo a posteriori le dichiarazioni del governatore sulla sua volontà di non mettere le mani nelle tasche dei cittadini per riassestare la voragine di bilancio, potrebbe profilarsi come qualcosa di già previsto anche l’anticipazione di quanto sarebbe poi uscito, nei giorni successivi, all’interno della legge di stabilità. Ossia la possibilità di contrarre un mutuo con lo Stato, strumento previsto per le Regioni con piano di rientro, fino ad un massimo di 1 miliardo di euro.
 

09 dicembre 2010
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