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Acqua. A Milano il rubinetto è OK, ma aumentano i contaminanti “emergenti”


Dalla ricerca condotta dall'Istituto Mario Negri emerge che solo nel Lambro, dopo l’attraversamento della città e prima di gettarsi nel Po, i residui di farmaci, in un giorno, aumentano di quasi 6 volte. Nel ‘Grande Fiume’ ne finiscono così circa 2,5 tonnellate in un anno.

08 GIU - Nessun pericolo usando l’acqua del rubinetto a Milano, ma nella provincia crescono i contaminanti definiti ‘emergenti’ sia nelle acque sotterranee (fra cui quelle potabili), sia in quelle superficiali, come i fiumi. I risultati di un progetto di ricerca condotto dall’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’, in collaborazione con la società Metropolitana Milanese che gestisce a Milano il Servizio idrico integrato, e co-finanziato dalla Fondazione Cariplo.

La ricerca ha rilevato un numeroso gruppo di sostanze, appartenenti a varie classi chimiche, in genere prodotte dalle attività antropiche, industriali o agricole, che contaminano le acque superficiali e profonde delle zone maggiormente abitate e che non sono regolamentati o normati.

Il progetto ha campionato le acque di prima, seconda e terza falda, le acque a monte e a valle dei tre depuratori milanesi e quelle dei fiumi sia in ingresso che in uscita da Milano. Milano ha tre falde freatiche, a diverse profondità: una superficiale, con profondità fino a circa 30 metri, che a causa di un elevato livello di inquinamento non viene più sfruttata per produrre acqua potabile. Vi sono poi una seconda da 30 a 100 metri di profondità circa e una terza da 100 a 200 metri e oltre, da cui l’acqua viene prelevata e, dopo potabilizzazione, viene immessa in rete e arriva ai rubinetti di casa. La terza falda è separata dalla seconda, e per garantire che l’acqua sia sempre potabile, ogni stazione di pompaggio è equipaggiata con impianti di trattamento per potere immettere in rete acqua che rispecchi sempre le normative vigenti sulla qualità.

Fra i contaminanti emergenti sono stati ricercati una serie di composti che appartengono a diverse classi di sostanze quali farmaci e ormoni naturali e sintetici, droghe d’abuso e sostanze correlate, disinfettanti, prodotti per la cura della persona, ovvero sostanze chimiche impiegate per deodoranti, creme e cosmetici, composti perfluorurati, elasticizzanti e contaminanti di origine antropica quali caffeina, nicotina e alcuni dei loro principali metaboliti.

Il Lambro, in particolare, dopo aver attraversato il territorio milanese e fino allo sbocco nel Po presenta un altissimo carico inquinante a cui si aggiungono i cosiddetti ‘contaminanti emergenti’. Per i farmaci, ad esempio, è stato calcolato un valore un carico di circa 1 kg al giorno (considerando la somma di tutti i farmaci) già presente nelle acque dei fiumi in entrata a Milano, a cui si aggiungono circa 2,7 kg residuanti  nelle acque depurate dei tre depuratori cittadini e altri 2,8 kg che sono presumibilmente riversati nelle acque del reticolo fluviale al di fuori della città di Milano o direttamente nel Lambro, soprattutto nella zona sud della Provincia del capoluogo lombardo.

Su base annua si tratta complessivamente di quasi 2,5 tonn. di farmaci che finiscono nel Po, un terzo di quali attribuibili ai residui milanesi.

“I risultati della ricerca escludono qualsiasi rischio in relazione alla qualità e alla sicurezza delle acque potabili sulla base dei parametri fissati dalla legge – ha commentato Ettore Zuccato, Capo del Laboratorio di Tossicologia della Nutrizione dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ -. La ricerca ha, tuttavia evidenziato che tra le diverse falde si cominciano a vedere delle connessioni, probabilmente dovute anche ai diversi interventi dell’uomo nel sottosuolo, che favoriscono il passaggio anche dei ‘contaminanti emergenti’, la cui dimensione in superficie è in rilevante crescita. Mettere a punto strategie di protezione permetterà di prevenire i problemi, anziché doverli affrontare in eventuali situazioni di contaminazione diffusa”.

“In profondità, ad esempio – ha aggiunto Enrico Davoli, Capo del Laboratorio di Spettrometria di Massa dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ - sono state trovate tracce di carbamazepina, un farmaco antiepilettico e antidolorifico, la cui molecola non degrada. Negli ultimi anni, fortunatamente, è cresciuta una particolare attenzione sui cosiddetti contaminanti emergenti, quali farmaci, ormoni, droghe e sostanze chimiche, molte delle quali di uso domestico. Oggi gli ‘emergenti’ vengono particolarmente studiati per vedere come cercare di controllarne le emissioni e, dove possibile,  rimuoverli dall’ambiente”.

“Lo sviluppo della ricerca – ha concluso Sara Castiglioni, Capo dell’Unità di Biomarkers Ambientali dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ’Mario Negri’ -,  consentirà di effettuare una accurata valutazione del rischio ambientale dell’inquinamento delle acque superficiali e del rischio per la salute  correlato al tipo e al livello di inquinamento rilevato nelle acque di falda e potabili”.

08 giugno 2014
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