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Campania. “Assistenza verso il collasso”, Cgil, Cisl e Uil dichiarano lo stato di agitazione

di Ettore Mautone

All’indice i nuovi turni e la programmazione fai da te di tutte le direzioni sanitarie, ma anche l’assenza del commissario. Per la paralisi delle guardie mediche sul piede di guerra anche la Fimmg

10 DIC - Campania, sanità regionale al collasso nel combinato disposto dei nuovi turni di lavoro light, del blocco del turn-over, della sanità convenzionata con budget esaurito e della mancanza del commissario ad acta di nomina governativa. Una paralisi che ha spinto i sindacati confederali della dirigenza medica e del comparto a far scattare lo stato di agitazione. Sul piede di guerra anche la Fimmg per il coinvolgimento da parte dei distretti, considerato improprio, dei medici di continuità assistenziale nelle nuove norme sui turni no stop.  

In una nota congiunta inviata agli organi regionali, e alla prefettura i segretari regionali della Cgil, Cisl e Uil medici sono Giosué Di Maro, Attilio Maurano e Raffaele Tortoriello, affiancati dai responsabili sindacali della Funzione pubblica dichiarano dunque lo stato di agitazione.  “In Campania dopo anni di tagli indiscriminati e di politiche di austerità, imposte dalle politiche sanitarie dei Governi succedutisi nel corso di questi anni – avvertono i confederali -  il Sistema Salute, sia pubblico che privato accreditato, è oramai al limite del collasso.  Il razionamento della spesa, dal 2007 al 2014, ha prodotto nel pubblico una riduzione di circa 15.000 unità di personale a causa del blocco del turnover, un precariato diffuso, la chiusura di servizi territoriali ed ospedalieri, la soppressione di 2.402 posti letto per acuti, lo smantellamento dei servizi psichiatrici ed al paziente fragile, la mancata integrazione del 118 con la rete ospedaliera e dei Policlinici con il Ssr, l’aumento delle barelle, delle liste di attesa e della migrazione extraregionale, l’assenza di una contrattazione aziendale con garanzia dei fondi contrattuali necessari per sostenere il miglioramento delle condizioni di lavoro e dei servizi assistenziali”.

Dito puntato anche contro la sanità accreditata “ dove si è prodotto un aumento dello squilibrio della offerta tra pubblico e privato e l’assenza di controllo della Regione sulla erogazione delle prestazioni accreditate e sull’ incremento del “dumping” contrattuale tra i lavoratori”. Nonostante le rassicurazioni sul lavoro che la Regione intende svolgere sul fronte della programmazione e dei controlli giunte nel nel faccia a faccia tra Regione e intersindacale lo scorso 3 dicembre e l’impegno ad una nuova serie di incontri da convocare entro la fine dell’anno i confederali vanno avanti a testa bassa.

A pesare di più è la sensazione di paralisi amministrativa conseguente alla mancata nomina, da parte dei ministeri vigilanti, del commissario per la sanità. E qui la protesta dei medici campani si salda con quella in programma il 16 dicembre a Roma con lo sciopero generale di tutti i camici bianchi d’Italia.

 “La situazione è destinata a peggiorare – spiegano i confederali - perché dal 25 Novembre 2015 è entrata in vigore la Legge n°161/2015 che ripristina la normativa europea sull’orario di lavoro e sui riposi del personale del Ssn, illegittimamente sospesa in Italia, a tutela della salute dei lavoratori ed a garanzia della appropriatezza delle prestazioni ai cittadini. Ma a questo appuntamento si è arrivati in maniera impreparata, con il paradosso che un cambiamento positivo si è trasformato in un rischio reale per l’assistenza in una Regione dove la esigibilità del diritto alla salute è in forte pregiudicato da anni e dove si attende, da sei mesi, la nomina del Commissario ad acta da parte del Governo”.

All’indice dei confederali - ma anche dell’intera platea di medici dell’intersindacale -  la programmazione fai da te di tutte le direzioni sanitarie obbligate in questi giorni ad applicare la nuova norma sui turni di lavoro a cui conseguono chiusure di servizi e ambulatori e un rallentamento generale delle attività chirurgiche con liste di attesa ormai di mesi e mesi laddove le attività in sala operatoria programmate per una settimana assorbono almeno un mese di lavoro.

“Con gli organici ridotti ai minimi termini per garantire la applicazione della normativa – continuano i confederali - la Regione farà ricorso ad accorpamenti ed a chiusura di servizi al di fuori di ogni programmazione, senza un piano ospedaliero e in assenza degli atti aziendali delle Asl. Ciò che determinerà un ulteriore peggioramento dei Livelli essenziali di assistenza a causa dei tagli alla assistenza, pubblica e privata, con conseguente aumento delle liste di attesa, incremento della migrazione sanitaria extra-regionale e negazione del diritto costituzionale alla salute”. Per questi motivi le organizzazioni di categoria del comparto e della dirigenza, proclamano lo stato di agitazione dell’intero settore sanitario e, qualora non si affronti la grave crisi assistenziale ed occupazionale con un piano adeguato per garantire la tenuta del sistema salute, preannunciano ulteriori mobilitazioni a sostegno della vertenza in atto.
 
Assistenza a rischio, a Natale, anche per la Fimmg
. “Mai come oggi siamo preoccupati per quanto potrà accadere durate le feste – avverte il segretario provinciale di Napoli Luigi Sparano la riduzione degli straordinari (in applicazione della Legge 161/14) ha creato una situazione gravissima. Gli ospedali sono in allarme per la carenza di personale, e forse l’opinione pubblica non è consapevole del fatto che andando avanti così si potrà garantire a stento l’assistenza”. Un allarme forte quello che arriva anche da Corrado Calamaro, del direttivo del sindacato dei medici di famiglia. Da un’analisi interna sulla riduzione delle prestazioni ambulatoriali, sulle carenze ospedaliere e sui tentativi far cadere gli effetti della 161/14 anche sui camici bianchi deputati alla continuità assistenziale, i medici di Medicina generale avvertono sulla possibilità, più che concreta, che nelle ormai imminenti festività natalizie la sanità cittadina possa paralizzarsi.

“Ci risulta – dicono dai vertici della Fimmg Napoli – che in molti ospedali cittadini sia già avvenuta una drastica riduzione degli interventi di elezione. In alcune strutture si è arrivati a tagliare le sedute operatorie del 70 per cento quasi. Un vero dramma se si considera che a rischio ora c’è anche la continuità assistenziale garantita dalla guardia medica. “Ora più che mai – concludono Luigi Sparano e Corrado Calamaro si dovrebbe potenziare il servizio dio continuità assistenziale e invece si rischia il blocco. Le norme entrate in vigore nelle scorse settimane sono rivolte esclusivamente al personale dipendente: non coinvolgono quindi i medici di continuità assistenziale che sono liberi professionisti convenzionati con le Asl. Eppure da molti distretti arrivano direttive di tenore opposto che aggiungono solo caos e disorientamento in un momenti molto critico per la sanità regionale”.

Intanto oggi è l'ultimo giorno di lavoro per il sub-commissario Mario Morlacco, che affianca Ettore Cinque in una struttura commissariale acefala. In una lettera inviata ai ministeri vigilanti nei giorni scorsi rassegna infatti le proprie dimissioni e oggi è l’ultimo giorno in cui sarà in servizio. “Ho fatto tutto quello che c’era da fare per consegnare il testimone nelle mani del nuovo commissario  – avverte il manager – ora il mio servizio non ha più ragione d’essere. Non ci sono più le condizioni per andare avanti Da domani mi asterrò da ogni funzione”. Tra gli ultimi atti proposti la deroga al limite di 60 posti letto per le Case di cura chiamate a rispondere agli standard nazionali e l’individuazione di un tesoretto di 7 milioni a valere su una riserva del 2% del budget della specialistica (357 mln) da dirottare sulle prestazioni salvavita per i  pazienti oncologici.  

Ettore Mautone

10 dicembre 2015
© Riproduzione riservata

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