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Hiv ed Aids. In Campania diagnosi tardive nel 70% dei casi


In Campania nel solo 2015 sono state diagnosticate 204 nuove infezioni da virus dell’Hiv e sono 2.768 le persone che attualmente risultano affette da Aids. Nuove campagne d’informazione e facilitazione dell’accesso al test in anonimato tra le azioni previste in Campania dalla delibera approvata lo scorso aprile scorso.

29 NOV - Pochi test effettuati per la diagnosi precoce, scoperta di malattia tardiva e in fase avanzata, quando le possibilità, anche delle nuove terapie, di ricostituire il sistema immunitario sono poche e le infezioni opportunistiche e i tumori si manifestano come chiara sintomatologia facendo scattare l’allarme, scarsa propensione, sia tra gli eterosessuali che tra gli omo (che hanno una probabilità moltop più alta di infettarsi) a usare il profilattico. E’ questo il quadro della situazione epidemiologica dell’Aids in Campania dipinto da Guglielmo Borgia, ordinario di Malattie infettive all’Università degli studi di Napoli “Federico II”, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive e responsabile scientifico del Centro di riferimento Aids della Regione Campania (Cerifarc), in vista della giornata mondiale contro il virus Hiv in programma il 1° dicembre.

“In Campania nel solo 2015 – avverte Borgia - sono state diagnosticate 204 nuove infezioni da virus dell’Hiv ed attualmente 2.768 persone risultano affette da Aids (dati Coa - Centro operativo Aids dell’Istituto superiore di Sanità). L’incidenza delle nuove diagnosi  – spiega il cattedratico - è pari al 2,8 (per 100 mila residenti) e sebbene il trend sia in diminuzione di questi nel 69,2 per cento dei casi la diagnosi è stata posta già in fase avanzata di malattia o con patologie indicative di Aids. Tali persone hanno una ridotta probabilità di recuperare difese immunologiche una volta iniziato il trattamento antiretrovirale ed inoltre più facilmente possono sviluppare patologie opportunistiche che incidono sensibilmente sulle probabilità di sopravvivenza”.

Epidemiologia
In base ai dati diffusi da Borgia in Italia circa 130 mila persone sono infettate dal virus dell’Hiv. Oltre 90.000 persone sono attualmente o in terapia o in contatto con i centri specializzati. Si stima che ce ne siano altre 20-30 mila che non sono consapevoli dell'infezione o non sono in contatto con i centri. Delle circa 4 mila nuove diagnosi di infezione registrate ogni anno oltre la metà è diagnosticata quando l'infezione è già in uno stadio avanzato Tuttavia si stima che nel mondo solo la metà delle persone affette siano consapevoli del loro status. “Nel nostro Paese – aggiunge il cattedratico - la principale via di trasmissione resta quella sessuale: circa l’85,6% dei casi è da attribuire a tale modalità (44,9% eterosessuale, 40,7% omosessuale), in quanto negli ultimi anni si è verificato un ridotto utilizzo delle misure profilattiche. Al contrario negli ultimi anni si è osservata una netta riduzione dei casi di Hiv legati a tossicodipendenza e attualmente solo il 3,2% è da attribuire a tale condizione.

La situazione in Campania
La Campania è in linea con i dati nazionali ma le diagnosi sono effettuate ancor più tardi della media. Messa in pista di nuove campagne d’informazione e sensibilizzazione a distanza di decenni dalle prime tambureggianti politiche attive di profilassi per cittadini e utenti e la facilitazione dell’accesso al test in anonimato delle categorie a rischio o di routine per alcune categorie di persone (tossicodipendenti, donne in gravidanza, detenuti, immigrati) sono le principali azioni previste in Campania dall’attuale giunta che con la delibera n° 147 del 12 aprile scorso ha emanato le “linee d’indirizzo per l’offerta attiva e le modalità di esecuzione del test per Hiv”.

L’obiettivo è avviare ogni azione organizzativa atta a diminuire la quota di ritardi attribuibili a eventuali difficoltà di accesso alle strutture di diagnosi, rimuovendo tutti i possibili ostacoli e favorendo in ogni modo il ricorso al test da parte dei soggetti a rischio. Il provvedimento, oltre ad indicare le condizioni cliniche e sociali nelle quali è fortemente raccomandata l'offerta del test, individua le Unità operative del Servizio sanitario regionale afferenti alle Asl, alle Aziende ospedaliere e universitarie, al fine di creare una rete regionale territorio-ospedale per l’identificazione precoce (early detection) delle persone con infezione da Hiv attraverso una politica di offerta attiva del test sierologico, con particolare riferimento a gruppi di popolazione che si rivolgono ai Servizi sanitari anche per motivi non correlati epidemiologicamente o clinicamente all’infezione da Hiv.

Particolare attenzione è riservata alle donne in gravidanza, ai tossicodipendenti, ai detenuti e ai soggetti stranieri immigrati. Il provvedimento, tra l’altro prevede la realizzazione di un programma di formazione per il personale sanitario incardinato nelle Unità operative territoriali e ospedaliere direttamente interessati alle politiche di offerta e alle modalità di esecuzione del test per Hiv con particolare attenzione ai Medici di medicina generale (Mmg) ed ai Pediatri di libera scelta (Pls). Sono, inoltre, previste, campagne informative rivolte alla popolazione con l’obiettivo di diffondere la conoscenza dell’infezione, aumentare la percezione del rischio, sensibilizzare in particolare i giovani sull’importanza dell’adozione di un comportamento proattivo e responsabile, incentivare l’utilizzazione delle più efficaci misure di prevenzione, promuovere l’esecuzione del test Hiv.

Negli ultimi sette anni in Campania la media si sono registrate in totale 1.442 nuove infezioni, con una media di 206 nuovi casi all’anno, di cui oltre la metà in fase avanzata. Questo tasso è rimasto sostanzialmente costante nel tempo ed è stata una delle principali motivazioni alla base dell’approvazione del progetto regionale sull’ “early detection dell’infezione da HIV quale obiettivo prioritario di salute” (Decreto Commissariale n° 94 del 30 settembre 2013), nonché alla base dell’approvazione del Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) del paziente affetto da malattia Hiv/Aids (Decreto giunta regionale della Campania N. 69 del 15 luglio del 2016).

“Tale Pdta – sottolinea Borgia - è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale Regione Campania n°54 (8 agosto 2016) ed è frutto della collaborazione di un gruppo di esperti infettivologi, individuati dai Direttori generali delle Aziende ospedaliere e delle Aziende ospedaliere universitarie, a cui afferiscono i centri di diagnosi e cura dell’infezione da Hiv/Aids (III livello), coordinato da me in qualità di Responsabile scientifico del Cerifarc”. A differenza e diversamente dalla maggioranza delle Regioni che hanno implementato un Pdt, la Campania ha optato per un Pdta, stabilendo un percorso assistenziale completo con indicazioni sul follow-up e sulla gestione delle comorbidità, non limitandosi alla sola gestione della terapia antiretrovirale. L’obiettivo è coniugare le linee guida nazionali con le necessità assistenziali e l’ottimizzazione delle risorse della Regione.

Insomma, siamo di  fronte ad un’infezione che rimane a prognosi seria nonostante la possibilità,  assumendo regolarmente la terapia, di arrivare ad un’aspettativa di vita che risulta circa dieci anni inferiore  all’aspettativa di vita della popolazione generale. Il dato più preoccupante è che, negli ultimi anni, la diagnosi sia posta in un momento più avanzato della malattia, indice di una quasi totale assenza della percezione del rischio che pertanto porta ad una mancata esecuzione del test dopo un comportamento a rischio. La diagnosi tardiva peggiora notevolmente la prognosi di questi pazienti e pertanto è in questa direzione le campagne di sensibilizzazione dovrebbero andare spingendo dunque le persone ad eseguire il test, esame gratuito ed eseguibile anche in forma anonima nei Centri di terzo livello sparsi su tutto il territorio nazionale.

Ettore Mautone 

29 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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