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Emilia Romagna. “Ecco come abbiamo risolto il problema delle liste d'attesa. Da noi prestazioni garantite entro i tempi stabiliti nel 98% dei casi”. Intervista all’assessore Sergio Venturi

di Giovanni Rodriquez

Così l'assessore alle Politiche per la salute fa un primo bilancio del piano regionale indicato ieri dalla ministra Lorenzin, come "il modello migliore da seguire". E intanto la Regione vara il nuovo Piano per le lista d'attesa per i ricoveri con il quale "puntiamo a garantirli entro 30 giorni in almeno il 90% dei casi che si possono programmare". E sul Piano nazionale liste d'attesa fermo al 2012: "Potrebbe essere lo strumento adatto per promuovere modelli viruosi"

16 MAR - "Il nostro Piano regionale contro le liste di attesa è partito a luglio del 2015. Dopo poco più di un anno a regime possiamo dire di riuscire a garantire le prestazioni sanitarie entro i tempi stabiliti in circa il 98% dei casi". Così l'assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, in quest'interivsta a Quotidiano Sanità fa un primo bilancio del piano regionale indicato ieri dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, come "il modello migliore da seguire" per superare questo annoso problema.
 
Assessore Venturi, ieri la ministra Lorenzin ha indicato proprio il vostro piano regionale per abbattere le liste d'attesa come il modello da seguire. Che ne pensa e quali risultati siete riusciti ad ottenere fino ad oggi?
Le parole della ministra non possono che farci grande piacere. Abbiamo presentato il nostro piano nel luglio del 2015. L’obiettivo preciso che ci eravamo prefissi era quello di garantire, per la fine dell’anno, almeno il 90% delle prestazioni entro 30 giorni dalla richiesta nel caso delle prime visite, ed entro 60 giorni per le prestazioni strumentali. A poco più di un anno dall'entrata a regime possiamo dire che oggi riusciamo a garantire le prestazioni sanitarie entro i tempi stabiliti in circa il 98% dei casi. Ovviamente questa è una media. Abbiamo aziende dove il livello delle prestazioni raggiunge anche il 100%, ed altre che ogni tanto si registra qualche calo e che attenzioniamo in maniera più accurata. L'obiettivo è infatti quello di mantenere nel tempo i livelli che abbiamo raggiunto e non far sì che inizino a scendere dopo un grande sforzo iniziale.
 
Qual è stata più nel dettaglio la ricetta che vi ha permesso di raggiungere questi risultati?
Si tratta di un piano molto articolato formato da una trentina di punti. Tra questi abbiamo fatto sì che la valutazione delle Direzioni generali dipendesse dal risultato sulle liste di attesa e che in ogni Azienda fosse nominato un Responsabile unico dell’accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali, cui è stata affidata la gestione esclusiva e la modifica delle agende, oltre che il presidio dei tempi di attesa. Abbiamo poi reclutato nuovi professionisti laddove si segnalavano maggiori criticità. Per le prestazioni che presentavano tempi di attesa critici abbiamo provveduto ad un ulteriore allargamento dell’offerta nelle giornate di sabato e domenica, oltre che nelle ore serali dei giorni feriali. E ancora, siamo intervenuti sull'intramoenia con la possibilità di disporre un blocco delle attività libero professionali in caso di superamento del rapporto tra attività di libera professione e istituzionale e di sforamento dei tempi di attesa massimi che ci eravamo prefissati. Infine, una volta a regime e dopo aver reso dunque esigibili per tutti le prestazioni in tempi certi, abbiamo introdotto un ticket per le prestazioni prenotate e non erogate per mancata disdetta. Una misura ben accolta dai cittadini grazie alla quale le mancate prestazioni sono scese all'1%. 
 
Ed ora avete presentato anche il nuovo Piano per le liste d'attesa per i ricoveri. Può spiegarci in cosa consiste?
Puntiamo a garantire ricoveri entro 30 giorni in almeno il 90% dei casi che si possono programmare. Dunque tempi certi. Il ricovero dovrà invece avvenire entro 60 giorni per i casi clinici che presentano dolore intenso o gravi disfunzioni o grave disabilità, ma che non manifestano la tendenza ad aggravarsi rapidamente. Mentre abbiamo fissato un termine di 180 giorni per i casi clinici che presentano minimo dolore, disfunzione o disabilità ma che non manifestano la tendenza ad aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti.
 
Lorenzin ieri ha anche dichiarato che se il "Sì" avesse vinto al referendum, con la riforma del Titolo V avrebbe potuto applicare questo modello in tutto il Paese risolvendo entro due anni il problema delle liste d'attesa, mentre ora ci si dovrà affidare alla buona volontà delle singole regioni. Non pensa che si potrebbe utilizzare lo strumento del Piano nazionale liste d'attesa, fermo ormai dal 2012, per promuovere modelli virtuosi nel rispetto delle autonomie organizzative locali?
Credo possa essere una buona idea. Noi abbiamo già inviato in questo anno il nostro modello a chi ce ne ha fatto richiesta, ma non so se questo sia stato poi più o meno applicato. Non posso che essere d'accordo con le parole della ministra, e credo che il Piano nazionale delle liste d'attesa possa essere uno strumento valido in questo senso, anche perché sarebbe necessario un coordinamento nazionale che penso potrebbe esser svolto efficacemente dall'Agenas. Detto questo, credo servano anche misure più rigorose sul versante del monitoraggio degli adempimenti Lea sui tempi da garantire per le liste d'attesa.
 
Giovanni Rodriquez

16 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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