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Pfas in Veneto. Legambiente chiede un commissario per affrontare l’emergenza


L’associazione ha incontrato oggi gli assessori Luca Coletto e Gianpaolo Bottacin. Con il movimento Mamme No Pfas ha chiesto di poter disporre quanto prima di acqua potabile da fonti acquedottistiche alternative, sostenendo l’opportunità di nominare un commissario straordinario per velocizzare la realizzazione delle opere. “La Regione ha già chiesto al Governo di potere gestire la situazione in forma commissariale”, hanno riferito gli assessori.

25 OTT - Gli assessori regionali alla sanità Luca Coletto e all’ambiente Gianpaolo Bottacin si sono incontrati oggi a Palazzo Balbi con una delegazione di Legambiente e di Mamme No Pfas, che ha consegnato una petizione con circa 15 mila firme nella quale si chiede di poter disporre quanto prima di acqua potabile da fonti acquedottistiche alternative, sostenendo l’opportunità della nomina di un commissario straordinario per velocizzare la realizzazione delle opere. A riferirlo è la stessa Regione Veneto, in una nota in cui si precisa come gli assessori regionali abbano ricordato che il presidente della Regione, Luca Zaia, ha già chiesto formalmente al governo la deliberazione dello Stato di Emergenza, con poteri che implicano la gestione della situazione in forma commissariale.

L’assessore Coletto – spiega la nota - ha ribadito che la Regione del Veneto è stata la prima e l’unica a mettere in campo interventi concreti per affrontare il problema della concentrazione di Pfas, mentre nessun’altro si è mosso nonostante anche in altre parti del Paese ci sia presenza di questi inquinanti. Insieme alle tecnologie di filtrazione che hanno consentito di abbattere in maniera significativa i Pfas, puntando a valori zero, è stata avviata parallelamente una serie di azioni sul piano della sanità pubblica per monitorare la situazione della salute della popolazione e intercettare le eventuali patologie, confrontando l’andamento con altre aree non contaminate. I diversi interventi vengono graduati in base al rischio”.

A Legambiente e Mamme No Pfas è stato fatto presente, tra l’altro, che “nell’area rossa prima del 2013 nei nuovi nati si registrava un peso basso alla nascita, ma con l’introduzione delle misure anti-pfas negli acquedotti la situazione si è normalizzata”. Tra le azioni in corso c’è anche una campagna di campionamento sugli alimenti di tipo stagionale in stretto contatto con l’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, completata a settembre e i cui risultati saranno resi noti a novembre.

Da parte sua l’assessore Bottacin ha fatto rilevare che nell’emergenza Pfas “la Regione ha dovuto operare sostituendosi ai Ministeri della salute e dell’ambiente, senza averne gli strumenti. Per i nuovi acquedotti si sa che il Ministro ha stanziato 80 milioni ma che la tempistica per l’effettiva disponibilità delle risorse dipende dal Ministero dell’economia. La Regione ha comunque avviato ancora nel 2015 i lavori dei nuovi pozzi di approvvigionamento di Carmignano, che arriveranno a conclusione in questi giorni”.

Per quanto riguarda i limiti, gli assessori hanno ricordato che la giunta regionale ha deliberato i valori più restrittivi d’Europa per la presenza di pfas nelle acque potabili. Per quanto riguarda gli scarichi industriali nell'area contaminata la Regione era già intervenuta imponendo gli stessi limiti delle acque potabili, caso unico al mondo, non solo per i pfas a catena lunga ma anche per quelli a catena corta. Anche la caratterizzazione e la bonifica del sito della Miteni a Trissino sta procedendo a ritmo serrato sotto il controllo  di Arpav e dei Carabinieri del NOE.

Al termine dell’incontro gli assessori hanno dato la disponibilità ad attivare un tavolo di coordinamento per informare sulla progressione degli interventi e sulla gestione dell’emergenza.

25 ottobre 2017
© Riproduzione riservata

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