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Russo (Sicilia): “Abbiamo riscattato la dignità della sanità siciliana”


Aprendo a Palermo il II Forum Mediterraneo in Sanità, l'assessore alla sanità  ha fatto un bilancio di 4 anni di lavoro: “Ora dovranno difenderla i professionisti, gli operatori e i cittadini”. Interventi di Bissoni (Agenas), Lapeyre (Farmindustria), Borgonovi (Bocconi), Spandonaro (Ceis Tor Vergata), Giannotti (Fondazione Sicurezza in Sanità).

06 GIU - Il segreto dei risultati raggiunti dalla sanità siciliana sta nel metodo. Lo ha ripetuto più volte l'assessore alla sanità della Regione Massimo Russo aprendo questa mattina, nel teatro Politeama di Palermo, la seconda edizione del Forum Mediterraneo in  Sanità. Un metodo che parte dall’analisi dei bisogni e poi passa, nella legalità e nella trasparenza, alla revisione dei modelli organizzativi, approdando a risultati che incidono positivamente anche sui bilanci.
 
Dunque, a quattro anni dal suo insediamento, l’assessore Russo può vantare un bilancio sostanzialmente in pareggio, partendo da quasi 700 milioni di deficit, e molti indicatori positivi, a cominciare da una riduzione della mobilità passiva. Anche se c’è ancora molto da fare, come sottolinea lo stesso Russo, per rendere la sanità più vicina ai bisogni delle persone e più equa: “Come Sicilia abbiamo dovuto applicare le leggi nazionali, ma adottare i ticket previsti dalla manovra dell’estate 2011 è stato l’atto più difficile del mio mandato, anche umanamente”. Per questo, spiega, cercherà di eliminare o ridurre la componente regionale dei ticket e chiederà al ministro Balduzzi nuove regole sulle esenzioni, che proteggano le fasce di popolazione più debole, a cominciare dagli inoccupati e dagli operai in cassa integrazione. In ogni caso, quando alla fine del mese di luglio la giunta regionale di cui fa parte rassegnerà le dimissioni, l’assessore Russo, come aveva anticipato in un’intervista a Quotidiano Sanità, è intenzionato a tornare al suo lavoro di magistrato. Per questo oggi ha concluso il suo intervento rivolgendosi alla sala gremita di professionisti e operatori della sanità dicendo: “Abbiamo dovuto sottoscrivere un Piano di rientro, ma lo abbiamo declinato a modo nostro, facendo quello che oggi Bondi chiede di fare con la spending review. Lascio un sistema sanitario ‘possibile’, lo affido a voi, perché siate condizionanti nei confronti dei nuovi amministratori. A voi la difesa della dignità che abbiamo riscattato”.

Anche Lucia Borsellino, dirigente dell’assessorato siciliano e figlia del magistrato ucciso dalla mafia venti anni fa, conta sulla collaborazione di chi lavora nella sanità. “La vera sfida è coniugare presente e futuro – ha detto Borsellino – investendo sulle eccellenze del sistema, a partire dal personale”.

“La Sicilia ha fatto un lavoro titanico, certificato anche dalla Corte dei Conti – ha ricordato Vasco Giannotti, presidente della Fondazione Sicurezza in Sanità che ha contribuito all’organizzazione del Forum – ed è stato un  contributo al risanamento del bilancio di tutta la sanità italiana. Ma l’obiettivo resta sempre quello di garantire qualità delle cure e sicurezza dei cittadini”.

Si torna insomma a interrogarsi sulle ragioni di fondo del servizio sanitario, oltre che sui bilanci e non è contraddittorio che questo avvenga proprio in un momento di crisi.Federico Spandonaro, del Ceis dell’Università di Roma Tor Vergata, pone la domanda in questi termini: “Il welfare è freno o incentivo alla crescita?”. L’Italia ha bisogno di crescita e di sviluppo e la sanità, con i suoi contenuti di ricerca e innovazione, può rappresentare un volano. Ma occorre fare una scelta in questo senso, da una parte mostrando che è possibile governare la spesa, come ha fatto la Sicilia che oggi ha la più bassa spesa sanitaria complessiva (pubblico-privato) procapite tra le Regioni italiane, dall’altra non deprimendo i settori di sviluppo della sanità. Altrimenti, spiega Spandonaro, “avere Regioni che non governano la spesa, come il Lazio, è l’alibi migliore per chi pensa che il welfare sia freno alla crescita”.
Elio Borgonovi, dell’Università Bocconi di Milano, è ancora più netto: “Se qualcuno dice che il libero mercato va bene per la sanità, dice una cosa falsa. La crisi del 2008 è stata determinata dal mercato”. Per lui “lo sviluppo deve essere trainato da consumi che migliorano la qualità della vita”, superando ciò che è avvenuto nei primi anni del 2000 con  una “crescita senza sviluppo”.
E quest'ultima posizione è stata ovviamente condivisa dal vicepresidente di Farmindustria Daniel Lapeyre, che ha ricordato il valore economico e di ricerca delle aziende farmaceutiche. "Qualcuno ha parlato di industria assistita dai fondi statali ma, dati alla mano, si può vedere che il settore farmaceutico concorre alla crescita del Pil in una quota maggiore di quanto non riceva dal Ssn. Siamo anche fornitori dello stato - ha detto Lapeyre - ma vogliamo essere considerati soprattutto come industriali, che investono continuamente sull'innovazione".
A concludere la prima parte della mattinata, l’intervento del presidente dell’Agenas Giovanni Bissoni. Riprendendo le perplessità già espresse in materia di spending review in  sanità (Quotidiano Sanità, 30 maggio 2012), Bissoni indica come questo meccanismo possa avere un impatto diversificato sulle Regioni. In particolare, secondo il presidente dell’Agenas, è importante che i “risparmi” ottenuti con la revisione della spesa nelle Regioni sottoposte ai Piani di Rientro siano reinvestiti per migliorare la sanità di quelle Regioni, dove i cittadini già sopportano un maggior carico economico. Proprio per queste Regioni, Bissoni auspica un più forte intervento centrale, che non sia fatto solo di controlli e verifiche, ma che intervenga anche nella fase di progettazione dei modelli di organizzazione, con una politica “rispettosa” e “capace di misurarsi con Aziende ad alto contenuto professionale”.
 

06 giugno 2012
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