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Intervista a Russo: "La sanità siciliana adesso funziona e va difesa dai colpi di coda" 

di Eva Antoniotti

In vista del II Forum Mediterraneo in Sanità, che si aprirà a Palermo il 6 giugno, l’assessore fa un bilancio di quattro anni di lavoro: “Abbiamo riorganizzato il sistema e portato in pareggio i bilanci, rompendo il vecchio sistema feudale e pagando costi politici enormi”

04 GIU - Quattro giornate per raccontare la sanità siciliana in tutte le sue declinazioni: innanzi tutto nelle sue eccellenze e nel rapporto con i cittadini, ma anche nel suo ruolo di riferimento e di interlocuzione con tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

È questo il programma del II Forum Mediterraneo in Sanità, che si svolgerà a Palermo dal 6 al 9 giugno, con l’intervento del ministro della Salute Balduzzi e con la presenza di tutti gli assessori alla Sanità delle Regioni italiane, riuniti in una seduta straordinaria della Commissione Salute delle Regioni.
Per l’assessore alla Sanità regionale Massimo Russo, magistrato chiamato a risanare il sistema sanitario dell’isola travolto dagli scandali, sarà anche l’occasione per fare un bilancio di questi quattro anni di lavoro, visto che il presidente della Regione Raffaele Lombardo ha già annunciato lo scioglimento della giunta per il prossimo 28 luglio.

Assessore Russo, la cronaca ha registrato spesso le carenze e i traffici economici che hanno travagliato la sanità siciliana. Metterla in mostra con questo Forum non è un passo troppo azzardato?
Credo che sia un passo importante sulla strada della riacquistata credibilità. Già dall’anno scorso abbiamo deciso che bisognava costruire una vetrina delle azioni positive che aveva compiuto una Regione del Sud, fino a qualche anno prima annoverata tra quelle canaglia.
Ci siamo ispirati all’esperienza del Forum di Arezzo, declinandola con tutte le necessarie differenze. Due sono i temi che vogliamo sviluppare: mostrare il metodo del cambiamento che abbiamo sperimentato in sanità come metodo di buona amministrazione e dare spazio al ruolo che la Sicilia ha naturalmente all’interno dell’area del Mediterraneo.

Qual è il bilancio di questi quattro anni di assessorato?
Abbiamo raggiunto risultati che all’atto del mio insediamento, l’8 giugno del 2008, nessuno pensava potessero essere conseguiti: non solo abbiamo evitato il commissariamento, ma già nel 2011, a soli 3 anni dall’approvazione della legge di riforma, chiudiamo con un sostanziale pareggio. Abbiamo ereditato un sistema che faceva acqua da tutte le parti, lo abbiamo disboscato, abbiamo arato, abbiamo seminato e abbiamo costruito un nuovo sistema i cui frutti adesso sono tangibili. Non abbiamo guardato all’aspetto economico, ma piuttosto alla riorganizzazione che ha avuto come effetto anche quello di avere un rilievo fondamentale sui bilanci.

Le prime contestazioni sono arrivate da parte della sanità privata convenzionata. Qual è la situazione ora?
Ricordo perfettamente nell’agosto del 2008 le vibrate proteste sotto l’assessorato, perché la prima cosa che abbiamo fatto è stato mettere in ordine i conti partendo proprio dalla convenzionata esterna che era senza controllo nella spesa. Ho ricevuto un sistema per cui venivano fissati i budget, ma a fine anno si pagavano in moneta sonante gli extrabudget, senza alcun criterio e senza alcun tetto. Noi abbiamo determinato i tetti, abbiamo rispettato il Piano di rientro: è stata dura ma adesso bisogna riconoscere che i nostri interlocutori hanno capito e si sono adeguati perché se salta il sistema, salta per tutti. Adesso abbiamo fissato un budget che è in linea con gli aumenti, scarsi, di quello nazionale, e abbiamo dato anche degli incentivi, finalizzati a fare gli interessi della Sicilia, privilegiando ad esempio i DRG “in fuga”.

Anche le strutture del Servizio sanitario regionale sono state “travolte” dalla riforma, che, tra l’altro, ha portato da 29 a 17 il numero delle Aziende sanitarie. Con che risultati?
La riorganizzazione del Ssr è stata la magna pars dell’azione di riforma. È il metodo che ha portato ad un’analisi del fabbisogno, alla programmazione di obiettivi, alla pianificazione delle azioni e delle risorse. Tutto finalizzato per raggiungere la qualità delle prestazioni, non il pareggio di bilancio.
Oggi abbiamo tutti gli indici positivi: partivamo da un tasso di ospedalizzazione al 249 per mille, nei primi 5 mesi del 2012 abbiamo un tasso del 173 per mille; abbiamo aumentato la complessità delle prestazioni ospedaliere, è migliorato l’indice di rotazione sui posti letto e abbiamo costituito le basi per la crescita del territorio.
Ci siamo dati un modello organizzativo, i Presidi territoriali di assistenza, dove specialisti, medici di medicina generale e la diagnostica sono servizi integrati insieme agli uffici delle Aziende territoriali, con un punto unico di accesso. Abbiamo privilegiato due patologie croniche, lo scompenso cardiaco e il diabete, che da sole valgono 56 milioni di euro spesso inappropriati, che vengono seguite in ambulatori a gestione integrata tra medici di medicina generale e specialisti in un modo che sta dando straordinari risultati.
Abbiamo sviluppato i Punti di primo intervento, rivolti ai codici bianchi e verdi. I primi dati ci dicono che soltanto il 6% degli accessi in questi Punti deve proseguire per i Pronto Soccorso, mentre il resto rimane sul territorio e quindi non grava sull’afflusso nelle strutture d’emergenza.

Lei stesso faceva riferimento prima all’esperienza del Forum di Arezzo, dedicato soprattutto al risk management. In Sicilia siete intervenuti su questa materia?
Sono convinto che la funzione fondamentale di una sanità moderna sia dare prestazioni di qualità, ovvero appropriate, rapide e sicure.
Inoltre proprio noi, che venivamo indicati tra le Regioni con il tasso più alto di malasanità, dovevamo rispondere con i fatti a quei dati.
Per questo ci siamo posti il problema di prevenire il rischio, con investimenti non solo in termini di salute ma anche in termini economici: abbiamo già costituito la rete dei risk manager e avviato tutta una serie di procedure di formazione, di analisi e di verifica sul campo.

Fin dal nome, il Forum mostra la volontà della Sicilia di aprirsi verso il Mediterraneo. Cosa significa in concreto?
Molti, dall’altra sponda del Mediterraneo, guardano con attenzione alle nostre eccellenze, come ad esempio l’Ismet. L’anno scorso infatti al Forum è stato firmato un accordo per creare un  network sui trapianti, che metta in collegamento la nostra rete e la rete trapiantologica araba..
Quest’anno invece è prevista la presenza del ministro libico o di un suo delegato e il ministro Balduzzi firmerà con Malta un accordo in cui la Regione Siciliana ha un ruolo di Regione cooperante.

Il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo ha annunciato, anche in seguito ad alcune indagini giudiziarie, lo scioglimento della giunta per il prossimo 28 luglio. Lei cosà farà?
Spenderò anche l’ultimo secondo utile per consolidare questa esperienza, che sul piano umano e professionale è straordinaria. Straordinaria soprattutto per la Sicilia, perché è un’esperienza di cambiamento vero che sfata il pregiudizio culturale secondo il quale in Sicilia si cambia per non cambiare niente. Noi ci siamo ispirati al principio federalista di autonomia e responsabilità, ovvero, per dirla sinteticamente, “chi rompe paga”. Ma questo principio di responsabilità si è tradotto anche in conseguenze elettorali e politiche: abbiamo rotto il vecchio sistema feudale e stiamo pagando costi politici enormi.
Avendo “rotto” troppo, io ho rotto anche con quella politica fatta di riti, di formule, di compromessi e spesso di compromissioni. Sono stato un personaggio scomodo, sono risultato forse antipatico, duro, ma in coscienza so di aver lavorato nell’interesse esclusivo della Sicilia e dei siciliani.

Cosa pensa di fare in autunno?
Credo che tornerò al mio ruolo. Questo Forum sarà per me l’occasione per passare il testimone ai professionisti, agli operatori, ai cittadini, che dovranno difendere la riforma da appetiti, da ritorni indietro e da colpi di coda.

04 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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