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Il tempo giusto per la terapia


16 GIU - Adattare il rilascio dei farmaci ai ritmi biologici dell’organismo. Si tratta della cronoterapia ed è l'ultima frontiera del trattamento delle malattie reumatiche come confermano due studi presentati nel corso di EULAR 2010 che hanno evidenziato l’efficacia di farmaci quali i cortisonici nelle formulazioni a “rilascio modificato” in modo da rispettare i principi della cronoterapia.Il primo, condotto dal Karolinska University Hospital di Stoccolma, ha dimostrato la maggiore efficacia dei glucocorticoidi nel trattamento cronico rispetto ad altre molecole, quali infliximab e metotrexato nella riduzione dell'infiammazione delle articolazioni.Il secondo, presentato da Monica Todoerti del’IRCCS Fondazione San Matteo di Pavia, ha confermato come l’aggiunta di basse dosi di glucocorticoidi alla terapia convenzionale con farmaci DMARD migliori significativamente i parametri oggettivi e soggettivi di andamento della malattia in pazienti con artrite reumatoide in fase iniziale rispetto alla monoterapia con DMARD.
Nel corso dell’incontro è inoltre emerso come la tradizionale assunzione dei glucocorticoidi “al risveglio” non sia il metodo ottimale per favorirne l’efficacia, perché gli stimoli infiammatori che causano le irritazioni e i gonfiori alle articolazioni agiscono principalmente durante la notte.“I cosiddetti orologi interni del nostro organismo influenzano costantemente i cambiamenti biologici che avvengono nel corpo umano”, ha spiegato Maurizio Cutolo, presidente esecutivo di EULAR 2010. “La ricerca biomedica sta dimostrando con sempre maggiori evidenze che i ritmi circadiani, quelle modificazioni cicliche dell'organismo che avvengono a cadenza giornaliera, sono capaci di influire su importanti processi biologici quali la secrezione degli ormoni e lo sviluppo delle cellule. Questi ‘ritmi’ possono avere un ruolo decisivo anche nel contesto della cura delle malattie, non solo reumatologiche”.
Insomma, la cronoterapia, conclude Cutolo, consente di “migliorare il trattamento dei pazienti con farmaci cortisonici semplicemente rispettando i ritmi biologici della produzione di ormoni da parte dell'organismo umano, in modo da ottimizzarne l'efficacia clinica, con possibilità di ridurre allo stesso tempo anche le dosi assunte e gli effetti indesiderati”.

16 giugno 2010
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