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Tutti i numeri dell’ipertensione


07 APR - Per aumentare la consapevolezza sul problema dell’ipertensione, in occasione del World Health Day 2013, l’Oms ha anche pubblicato un report sul tema: in esso si spiega proprio in che modo questa condizione contribuisce alla comparsa di infarto, ictus e problemi al fegato e di conseguenza a morte e disabilità.
Il documento, dal titolo Global brief on hypertension, spiega anche come e perché l’ipertensione sia non solo prevenibile ma anche trattabile, e come governi, professionisti, società civile, settore privato, famiglie e individui possano aiutare a ridurre l’impatto della malattia sulla società.
 
A livello globale, la prevalenza della pressione alta negli adulti con età maggiore di 25 anni nel 2008 era intorno al 40%, nonostante la proporzione della popolazione mondiale con questa condizione, o che presentavano ipertensione incontrollata, fosse crollata tra il 1980 e il 2008. Tuttavia, considerando che la popolazione sta sia aumentando che invecchiando, i pazienti che non tenevano sotto controllo la loro pressione troppo alta sono cresciuti nello stesso periodo da 600 milioni addirittura a 1 miliardo.
Tra le regioni dell’Oms, la prevalenza maggiore si ha in Africa, dove nel 2008 era del 46% per entrambi i sessi, mentre la minore era nella regione delle Americhe, con prevalenza media al 35%, ma differenze tra i due sessi (39% per gli uomini, 32% per le donne). In tutte le regioni considerate gli uomini sono colpiti leggermente più spesso da questa condizione, ma la differenza risulta statisticamente significativa solo nelle Americhe e in Europa.
 
Ogni anno la pressione alta è causa di circa il 12,8% di tutte le morti nel mondo. In termini di Disability-adjusted life year o DALY (l’attesa di vita corretta per disabilità, ovvero il numero di anni persi a causa della malattia, per disabilità o per morte prematura) si parla di 57 milioni l’anno, il 3,7% del totale.
L’ipertensione infatti è un importante fattore di rischio per la malattia coronarica e per le ischemie così come per gli ictus emorragici. I livelli di pressione del sangue sono infatti stati collegati nel tempo al rischio di patologie cardiovascolari, e in alcune classi di età il rischio cardiaco raddoppia ad ogni incremento di 20/10 mmHg, già a partire da una pressione paria 115/75 mmHg.
Oltre a questo, le complicazioni dell’ipertensione includono anche malattie vascolari, danni ai reni, emorragie alla retina e problemi alla vista, tutte complicazioni che vengono ridotte significativamente se si mantiene la pressione minore di 140/90 mmHg.

07 aprile 2013
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