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I rischi infettivi: il grigio


27 OTT - L’incidenza dei rischi infettivi sul neonato è ancora molto alta per le peculiarità immunologiche tipiche del periodo neonatale. Le infezioni neonatali riguardano ancora il 5x1000 dei neonati, ma varia addirittura tra il 5 e il 30% tra quelli nati prematuri. Può trattarsi di infezioni precoci, per lo più trasmesse dalla madre, o di infezioni tardive, contratte in ambiente ospedaliero.
Tante e diverse le cause delle infezioni precoci: l’inizio intempestivo del travaglio, la rottura prematura delle membrane che supera le 18 ore, la febbre materna al parto, la presenza nella madre dello streptococco di gruppo B, i segni di stress fetale, la tachicardia fetale intrapartum, il liquido amniotico tinto di meconio. Meno numerose e frequenti nel neonato “apparentemente” normale quelle tardive, trasmesse per lo più dall’ambiente.
 
Mentre le infezioni precoci devono essere affrontate in collaborazione con l’ostetrico, quelle tardive richiedono accorgimenti assistenziali ben noti come l’eliminazione del sovraffollamento nei reparti neonatologici, il rispetto del giusto rapporto infermieri/neonato, la corretta preparazione e conservazione del latte, la riduzione dei prelievi, l’uso di farmaci monodose, l’impiego di materiali monouso, la sterilizzazione dei palloni di rianimazione e delle mascherine, l’uso di sistemi di aspirazione a circuito chiuso e la riduzione dei giorni di cateterizzazione venosa e di ventilazione meccanica. Va ricordato che uno dei presidi più efficaci nella limitazione della frequenza delle infezioni è l’allattamento al seno che va incentivato in tutti i neonati. L’insieme di queste misure coinvolge l’intera organizzazione, che in ogni situazione deve assicurare la sorveglianza ed il contenimento degli eventi infettivi. La misura che più di tutte si è dimostrata in grado di prevenire la trasmissione di agenti patogeni e quindi delle infezioni correlate all’assistenza è l’accurato e sistematico lavaggio delle mani, come è dimostrato dalla quasi totalità dei lavori pubblicati in letteratura. Esistono tre modalità di lavaggio delle mani a seconda del grado di rischio delle attività da svolgere: il lavaggio igienico, il lavaggio antisettico ed il lavaggio chirurgico. Il neonatologo conosce tutte queste problematiche e organizza la propria attività con il preciso intento di diagnosticare precocemente e trattare le infezioni e di fornire consigli idonei alla prevenzione. Alcune infezioni potrebbero manifestarsi anche dopo la dimissione dall’ospedale, soprattutto nei neonati a termine. In questo caso è difficile dare delle indicazioni precise anche a causa della aspecificità dei sintomi con i quali le infezioni si possono manifestare. Un’infezione tardiva neonatale si manifesta con problemi alimentari (scarsa richiesta di latte) o digestivi (vomito, diarrea), con variazioni del comportamento (irritabilità o apatia), con disturbi della termoregolazione (ipotermia o febbre), con problemi di accrescimento (ridotto o nullo). Un buon rapporto tra genitori e Pediatra è il miglior sistema per gestire il rischio infettivo post-dimissione.
 
Alcune regole pratiche da seguire una volta tornati a casa:
1) Garantire al bambino un ambiente confortevole, ben aerato e senza esporlo a fumo passivo;
2) Creare al piccolo un ambiente adeguato nella culla o nella carrozzina, curando l’igiene degli indumenti;
3) Lavarsi adeguatamente le mani prima di manipolare il piccolo;
4) Limitare il numero di visite da parte di ospiti, soprattutto di quelli potenzialmente infetti (bambini con sintomi respiratori o gastroenterici);
5) Valutare lo stato generale del bambino come comportamento, alimentazione e accrescimento;
6) Far controllare il bambino al Pediatra in caso di problemi di alimentazione e/o di accrescimento. 

27 ottobre 2013
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