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Aloe, mirra e magnolia. Quando le sostanze naturali aiutano


08 NOV - Migliorare la qualità della vita e delle cure di un paziente oncologico affiancando ai trattamenti tradizionali “terapie integrate” e gravando sempre meno sul bilancio del Sistema Sanitario Nazionale. Questo era un po' l'obiettivo di discussione degli esperti presenti alla Prima Conferenza di Oncologia Integrata Istituto Superiore di Sanità (Iss) – Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate (Artoi) che si è tenuta nei giorni scorsi a Roma. In particolare Paolo Lissoni, oncologo e relatore all'evento, ha parlato dell’importanza delle terapie integrate per il trattamento di neoplasie solide metastatiche, soprattutto di pazienti che si trovano negli stadi finali della malattia.
 
“Vogliamo cancellare per sempre il termine incurabile nell’ambito dell’oncologia”, ha detto. “Per questo siamo partiti da una classe di malati oncologici giudicati incurabili trattati, quindi, solo con le terapie dette palliative. In principio usammo la melatonina, ottenendo una sopravvivenza all’anno di vita superiore del 20%. Alla melatonina abbiamo, poi, aggiunto l’aloe, nota a tutti per i suoi principi antitumorali. La combinazione tra le due ha portato la percentuale di sopravvivenza all’anno di vita fino al 30% in più. Abbiamo poi introdotto la mirra, ottenendo pochi risultati rispetto a quelli ottenuti dalla combinazione di melatonina e aloe, ma raggiungendo benefici soggettivi straordinari”.
Ma l'ultimo arrivato in termini di tempo nel trattamento degli stadi finali di neoplasie solide metastatiche è stata la magnolia. “È dimostrato che l’onochiolo, il principale principio attivo della magnolia è in grado di inibire selettivamente l’attivazione di alcune proteinechinasi coinvolte direttamente nel processo della trasformazione neoplastica”, ha spiegato Lissoni. “La magnolia ha, inoltre, effetti antitrombotici, antidepressivi e antiastenici. Quest’ultimo è uno degli aspetti meno curabili. Con la magnolia, invece, siamo riusciti ad ottenere risultati eccezionali sulla mancanza di forze”. Si tratta però, precisa l'esperto, “di dati preliminari raccolti da singoli medici. Non voglio quindi illudere nessuno, ma è un atto dovuto verso tutti i pazienti oncologici proseguire in queste ricerche.”

08 novembre 2013
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