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I numeri di Farmindustria: produzione, investimenti, fatturato e realtà industriale nelle Regioni


03 LUG - Nel 2013 l’export farmaceutico in Italia è cresciuto del 14% (gli altri comparti sono stabili) e negli ultimi 5 anni del 64% (+7% la media manifatturiera). Le aziende hanno determinato il 34% dell’aumento complessivo delle esportazioni manifatturiere in Italia dal 2008 al 2013.
 
Secondo i dati della Banca d’Italia dal 2001 al 2013 la farmaceutica ha aumentato la produttività: +55% rispetto al +1% della media nazionale.
E il rapporto “Scenari Industriali 2014” di Confindustria evidenzia come sia l’unica che negli ultimi 5 anni ha visto crescerela competitività del fattore lavoro (+12% contro il -20% della media).
 
L’Istat mostra poi come anche nel 2014 il settore farmaceutico stia dando un forte contributo alla tenuta industriale, con una crescita manifatturiera del 2,6%, ossia oltre 3 volte superiore alla media,  pari allo 0,8%.
 
L’innovazione poi è nel core dell’industria farmaceutica e si concretizza in elevati investimenti materiali e immateriali, qualità dell’occupazione e propensione all’export.
 
L’indagine Farmindustria: vantaggi e svantaggi competitivi per gli investimenti in Italia
Da uno studio di Farmindustria risulta che l’eccellenza delle Risorse Umane rappresenta il principale fattore competitivo.
Altri segni positivi sono l’indotto, che crea importanti sinergie, e la qualità delle strutture cliniche. Tra i fattori di svantaggio, l’inefficienza della burocrazia, la tassazione, la complessità della normativa del lavoro e l’instabilità del quadro regolatorio.
 
Produzione di valore per l’intero Paese
I numeri dell’industria farmaceutica mostrano la sua importanza per l’intero Sistema Paese:
 
· 174 fabbriche;
 
· 62.300 addetti (90% laureati o diplomati);
 
· 5.950 alla R&S,
 
· 28 miliardi di produzione (71% destinato all’export);
 
· 2,3 miliardi di investimenti (1,2 in R&S e 1,1 in produzione).
 
Produzione ed export
In Europa, l’Italia è seconda solo alla Germania per valore della produzione farmaceutica in Ue con 28 miliardi, il 71% destinato all’export. Un vero e proprio fiore all’occhiello per il settore, basti pensare che solo negli ultimi 5 anni è cresciuto del 64% rispetto al 7% della media manifatturiera.
I medicinali hanno chiuso il 2013 al quarto posto nella classifica dei 119 settori esportatori, dopo quelli della meccanica, e nel primo trimestre 2014 sono saliti sul terzo gradino del podio.
 
Il comparto è inoltre primo tra i big Ue per produzione procapite e per contributo al PIL. Considerando le imprese del farmaco e il loro indotto, ilvalore complessivo di investimenti, stipendi e tasse pagate (13,7 miliardi di euro) supera il ricavo dell’industria derivante dalla spesa pubblica per medicinali (12,1 miliardi).
 
Ricerca e Sviluppo: innovazione continua
In Italia sono impiegati 5.950 Ricercatori che nel 2013 hanno potuto contare su investimenti pari a 1.220 milioni di euro. Le imprese del farmaco finanziano oltre il 90% della Ricerca svolta in Italia. Nella R&S, l’industria farmaceutica rappresenta l’11% degli investimenti e il 7,2% degli addetti del totale manifatturiero.
Insieme alle piccole imprese biotech del farmaco il comparto genera investimenti pari a 1.385 milioni, il 7% del totale della Ricerca svolta in Italia.
 
Risorse umane qualificate e occupazione femminile
Il settore si caratterizza anche per risorse umane altamente qualificate e per la forte presenza femminile (44% del totale rispetto a 25% dell’industria), con ruoli importanti specie nella R&S (il 53% dei Ricercatori è donna).
E per rispondere alle esigenze del mondo femminile, spesso le aziende farmaceutiche mettono in atto misure per favorire il bilanciamento tra carriera, famiglia e vita privata.
Asili nido aziendali, mense con take away per la cena o servizi di lavanderia e calzoleria sono a disposizione delle mamme-dipendenti per offrire il giusto equilibrio tra vita familiare e lavoro.
 
Relazioni Industriali
La farmaceutica si distingue per un modello partecipativo e collaborativo di Relazioni  Industriali innovative, che si concretizza in un rapporto moderno e aperto, tra imprese e Sindacati. Come dimostrano, per fare alcuni esempi, strumenti integrativi sanitari come Faschim, previdenziali come Fonchim, o strumenti come Welfarma per il ricollocamento dei lavoratori in esubero.
 
Biotech
Un futuro già presente. La maggior parte dei nuovi farmaci e vaccini proviene dalle biotecnologie, che rappresentano la frontiera dell’innovazione farmaceutica per la loro capacità di dare risposte a esigenze di salute non ancora soddisfatte e per le potenzialità di sviluppo nell’industria e nella Ricerca pubblica.
Sono 110 i farmaci biotecnologici disponibili, relativi a 12 aree terapeutiche. La più rilevante è l’infettivologia con 35 medicinali, seguita da quella oncologica (23) e dalle malattie metaboliche, epatiche ed endocrine (21).
I farmaci e i vaccini biotech in sviluppo nel mondo sono 907, con possibili benefici per più di 100 patologie. In Italia sono attualmente in sviluppo 403 molecole.
In molti casi i trattamenti di origine biotech sono l’unica possibilità di cura per patologie rilevanti e diffuse; sono poi tra le principali risposte alle malattie rare.
In Italia il settore si identifica essenzialmente con quello del farmaco: le imprese sono 176, con investimenti in R&S di oltre 1 miliardo e 4.658 addetti in R&S.
 
Conto Terzi
La produzione farmaceutica in Italia si sviluppa anche e sempre di più con il contributo di imprese produttrici “conto terzi”, che rappresentano ormai una realtà consolidata e in costante crescita, per fatturato, export e occupazione.
Nel 2013 gli addetti sono stati 6.000 (67,2% laureati o diplomati), con 1,2 miliardi di fatturato e 852 milioni di export (71% del valore della produzione).
Fatturato e numero di occupati hanno avuto una forte crescita tra il 2005 e il 2013, superiore al 100%. Nel 2013 le imprese hanno investito complessivamente (produzione, ricerca e attività innovative) circa 73 milioni di euro di cui il 41% in Ricerca e Sviluppo. Una quota crescente è destinata a Salute, Sicurezza e Ambiente (HSE).
 
Spesa farmaceutica pubblica e prezzi dei medicinali
Lo Stato spende, in tutti i canali di distribuzione, 16 miliardi di euro l’anno, 74 centesimi procapite al giorno, pari al 15% della spesa sanitaria effettiva nel 2013. Considerando sia quella territoriale sia quella ospedaliera, la spesa pubblica per medicinali in Italia è:
 
· più bassa che nella media dei grandi Paesi Ue del 27% (270 euro pro capite rispetto ai 370);
 
· diminuita dal 2006 al 2013 del 4%, mentre il totale della spesa sanitaria è aumentato del 7%, con punte di oltre +21% per altri beni e servizi acquistati dal SSN;
 
· diminuita in percentuale sul PIL, in controtendenza rispetto alle altre voci di spesa sanitaria, che in ogni caso sono cresciute meno delle altre voci di spesa pubblica.
 
Analisi del Cergas Bocconi mostrano ormai da diversi anni come i prezzi in Italia siano più bassi che nei Paesi europei, sia per i prodotti con copertura  brevettuale  sia  per  quelli  a  brevetto  scaduto. Anche un report del Parlamento Ue lo ha confermato. Dal 2001 al 2013 i prezzi dei medicinali rimborsabili sono scesi del 44% (-3,2% nel 2013).
 
Farmaci innovativi: i ritardi in Italia
L’Italia detiene il “record” Ue di vincoli nazionali e regionali per l’accesso ai nuovi farmaci con implicazioni sui tempi, più lunghi rispetto ai big Ue. Medicinali che vengono resi disponibili due anni dopo l’approvazione a livello europeo.
Le vendite procapite dei medicinali innovativi autorizzati dalla European Medicines Agency (EMA), tra il 2008 e il 2013, sono più basse del 40% rispetto ai big Ue e i consumi del 20%. Con un ricavo medio inferiore in Italia rispetto agli altri Paesi.
 
Indotto e filiera
L’industria farmaceutica può contare su un indotto hi-tech molto competitivo, con 64.000 addetti, che genera sul territorio 14,7 miliardi di produzione, 4,6 miliardi di valore aggiunto, 1,8 miliardi  di stipendi e circa un miliardo di investimenti, che si sommano al contributo diretto della farmaceutica all’economia nazionale.
Se si considera anche la filiera, cioè il segmento a valle della farmaceutica, emerge che nella distribuzione intermedia (compreso il suo indotto) lavorano oltre 12 mila addetti e nelle farmacie 83 mila. La somma di occupati diretti, indotto e filiera è pari a 222 mila.
 
La farmaceutica sul territorio
L’Italia vanta a livello regionale dei veri e propri cluster d’eccellenza nel settore farmaceutico, come la Lombardia, il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna e il Veneto.
 
· Lombardia: prima regione farmaceutica e biotech in Italia, con metà circa di addetti, produzione, Ricerca e studi clinici rispetto al totale nazionale. Conta 28 mila occupati diretti, ai quali si aggiungono i 14 mila dell’indotto.
·       Lazio: seconda regione farmaceutica per numero di occupati e prima per export, a testimonianza di una forte specializzazione produttiva. Gli addetti sono14 mila e oltre 6 mila sono nell’indotto. È il primo settore esportatore, con un peso del42% sul totale della Regione. Risultati resi possibili dalla presenza di importanti aziende a capitale italiano e a capitale estero, attive nella produzione, nella Ricerca (1.075 addetti in R&S).
· Toscana: terza regione in Italia con 6 mila addetti diretti e 4 mila nell’indotto. Firenze, Siena e Pisa sono tra le prime 10 province farmaceutiche in Italia. La Toscana si caratterizza per la specializzazione nei vaccini, negli emoderivati e nel biotech.
· Emilia Romagna: conta 3.300 addetti, con una presenza produttiva e di Ricerca legata a importanti aziende italiane, sempre più internazionalizzate, e a grandi imprese a capitale estero. I lavoratori dell’indotto sono 5.600.
· Veneto: conta circa 2.700 occupati. Agli addetti diretti nel settore, si aggiungono i 6.000 nell’indotto.
· Tra le Regioni del Nord si segnalano Piemonte e Liguria, con 2.200 addetti diretti e 7.000 nell’indotto.
· Insediamenti significativi si trovano anche in Abruzzo, Marche, Sicilia, Puglia e Campania.
 
Farmaci e vaccini per la sostenibilità del Ssn
L’uso corretto dei farmaci e dei vaccini genera significativi risparmi:
· con la prevenzione (1 euro speso per la vaccinazione può equivalere a 24 euro per curare chi si ammala);
· rendendo non necessari interventi chirurgici;
· accorciando i tempi di ospedalizzazione o evitando il ricovero ospedaliero (un giorno in ospedale costa oltre 1.000 euro, pari a 4 anni di assistenza farmaceutica procapite);
· rallentando la degenerazione o attenuando la sintomatologia di alcune malattie tipiche dell’invecchiamento o riducendo il rischio di malattie invalidanti.
 
Vaccini
La vaccinazione oltre ad essere un’arma fondamentale contro le malattie infettive consente anche una riduzione della spesa sanitaria pubblica.
Basti pensare che vaccinando i cittadini tra i 50 e i 64 anni contro l’influenza, con un investimento di 76 milioni ci sarebbe un risparmio di 746 milioni.
I vaccini oggi in sviluppo nel mondo sono 300, di cui 250 di origine biotech.
 
Emoderivati
Gli emoderivati sono farmaci salvavita, spesso utilizzati per il trattamento delle malattie rare (emofilia, angioedema ereditario, immunodeficienze primarie, etc) e nei trapianti. Ogni anno si investono 35-40 milioni in R&S e gli addetti nel settore sono 2.000.
 
L’Orologio della Vita
“Dal 1951 ricerca, nuovi farmaci, corretti stili di vita e progressi della medicina hanno contribuito ad aumentare l’aspettativa di vitadi 3 mesi ogni anno. Sei ore al giorno, anche oggi”. Quindici secondi al minuto.
L’industria farmaceutica alimenta quotidianamente l’Orologio della Vita (ora possiamo sperare di vivere 82 anni, 10 in più rispetto agli anni ’70) e la qualità della salute con terapie innovative e con la prevenzione. 

03 luglio 2014
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