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Il dibattito. “Fondamentale costruire efficaci percorsi di comunicazione tra medici e pazienti”


13 FEB - I farmaci biosimilari sono in grado di garantire un enorme serbatoio di risparmi per il Ssn, ma si tratta di prodotti che ancora non sono stati organicamente recepiti dalla comunità medica e di conseguenza dai pazienti. A monte risiedono, infatti, difficoltà legate soprattutto al profilo comunicativo. Questi i temi cardine che hanno animato il dibattito nel corso del convegno ‘Sanità sostenibile ed equa: affrontare il deficit finanziario, evitare il deficit assistenziale’ promosso da ‘Donne in Rete’ e dall’associazione ‘Amici’.

“Il processo di produzione dei farmaci biologici richiede un attento e puntuale sistema di farmacovigilanza: il prodotto immesso nel sistema dieci anni fa, oggi risulta completamente diverso”, ha esordito Achille Caputi, Direttore del Dipartimento di Medicina e Farmacologia dell’Università di Messina. Il ciclo produttivo muta rapidamente e, in questo senso, “l’Ema costituisce un’autentica garanzia, poiché effettua confronti su molecole che possono cambiare sino a 35 volte”. Nel complesso “i biosimilari garantiscono enormi vantaggi per la comunità, permettendo di ottimizzare le risorse a parità di trattamento terapeutico. Basti pensare che in Germania l’introduzione dei biosimilari ha assicurato risparmi pari a 60 mln di euro in un anno”.

Il tema dei biosimilari – ha sottolineato Venera Padua, Deputato Pd in Commissione Igiene e Sanità del Senato - chiama in causa una questione nodale che riguarda tutta la sanità e l’intero mondo scientifico: "l’importanza di costruire percorsi di divulgazione e informazione che siano fruibili per tutti i cittadini”. Per Padua i problemi principali sono dovuti alla mancanza di “una efficace alfabetizzazione che sia in grado di arginare l’appiattimento della conoscenza. Si tratta di una dinamica che si è manifestata soprattutto in relazione ai farmaci generici, presentati ai pazienti senza fornire le adeguate informazioni riguardo l’equivalenza terapeutica”. E, allo stesso tempo, “la classe medica deve vincere le troppe resistenze che frenano l’accesso all’innovazione. Una volta rimosse queste criticità, i biosimilari potranno trasformarsi realmente in un enorme serbatoio di risparmi”.

Per Antonio Lo Presti (Assessorato alla Salute, Regione Sicilia) la farmaceutica italiana oggi “si è trasformata in una Tela di Penelope: cuciamo quotidianamente un vestito che poi viene puntualmente disfatto a causa della penuria di risorse. Il vero artefice delle politiche sanitarie italiane è diventato il Ministero dell’Economia: un principio triste che è stato definitivamente certificato dalla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio”. Nel mondo del farmaco, e quindi anche nel settore dei biosimilari, “razionalizzare le risorse a parità di obiettivo – ha suggerito - deve necessariamente tradursi in una virtuosa azione competitiva tra le aziende accompagnata da una fase formativa e informativa che consenta di veicolare le conoscenza anche fuori dal circuito degli operatori”.
 
I biosimilari rappresentano una risorsa decisiva per riuscire a risparmiare davvero. Ne è convinto Mario Cottone, Professore Ordinario di Medicina Intensiva all’Università di Palermo. “Ma non si registra in tutti i campi lo stesso grado di penetrazione. I gastroenterologi, per esempio, sono ancora resistenti perché gli studi che mostrano l’efficacia dei biosimilari per le malattie infiammatorie stanno emergendo soltanto di recente”. In Sicilia, ha sottolineato Cottone, la sfida più importante che ora attende il settore “risiede nella piena integrazione all’interno delle nuove reti organizzative che si stanno consolidando. In questo senso, soprattutto per le malattie infiammatorie, i prossimi due anni rappresenteranno un tornante decisivo”.

“In Sicilia il sistema della reumatologia – ha proseguitio Giovanni Triolo, Professore Ordinario di Reumatologia dell’Università di Palermo - presenta importanti nodi, ma sconta l’assenza di fili di connessione. I gastroenterologi, per esempio, possono contare su una rete funzionante nella prescrizione dei biologici. Una risorsa che, invece, manca ai reumatologi”. Per compiere un effettivo salto di qualità “è però necessario anche garantire un maggior numero di diagnosi precoci e valorizzare con convinzione gli sforzi della ricerca. Non bisogna mai dimenticare che stiamo parlando di farmaci che perdono rapidamente efficacia nel corso degli anni”.

Salvo Leone, Direttore Generale Associazione A.M.I.C.I, incarnando la voce dei pazienti, ha invitato a un’ulteriore riflessione. “Il Codice deontologico prevede che il medico informi il paziente circa possibili effetti collaterali dei farmaci; allo stesso tempo il medico deve essere messo in condizione di scegliere il farmaco migliore, non quello che costa meno. Premessa questa condizione essenziale, è doveroso riconoscere che i biosimilari hanno migliorato notevolmente la qualità della vita dei pazienti, riducendo i ricoveri”. Per Leone restano però da sciogliere alcuni interrogativi: “i risparmi vengono effettivamente investiti a beneficio dei pazienti? E’ possibile abbassare tanto il prezzi dei farmaci senza incidere su efficacia e sicurezza?”
 
In definitiva, ha concluso Rosaria Iardino – Presidente Associazione Donne in Rete Onlus - il tema dei biosimilari impone un’assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori del sistema “che devono collaborare per approdare a strategie comuni. Soprattutto in una fase in cui i cittadini tengono a informarsi sempre di più tramite il web”. Il pragmatismo diventa allora fondamentale e suggerisce l’introduzione di un sistema che certifichi la qualità delle informazioni. “E’ proprio in quest’ottica che abbiamo ideato il portale ‘Biosimilari Life’, concepito come luogo di confronto per mettere in rete i soggetti coinvolti a vario titolo nell’utilizzo dei biosimilari, proponendo anche sistemi di condivisione e sharing trai pazienti”.

13 febbraio 2015
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