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Neonati prematuri. Virus Respiratorio Sinciziale, un’epidemia dalla quale difendersi. Aumentano i ricoveri nei reparti e nelle terapie intensive neonatali

di E.M.

In anticipo rispetto agli anni passati il virus sta mettendo a dura prova i reparti di neonatologia e le terapie intensive neonatali. A farne le spese i bambini piccoli, in particolare i prematuri, la cui fragilità fisiologica e immunologica li espone a maggiori rischi. Sistemi di sorveglianza e profilassi anti-VRS le armi da utilizzare. Agosti (Sin): “Sarebbe opportuno ampliare la platea dei neonati che possono beneficiare della profilassi”

20 DIC -

Una rimonta preoccupante. Dopo la battuta di arresto dettata dalla pandemia da Covid 19, il virus respiratorio sinciziale (VRS) e le infezioni respiratorie acute gravi a questo correlate, bronchiolite in primis - malattia che può condurre ad insufficienza respiratoria e al ricovero nelle terapie intensive neonatali e pediatriche - hanno preso la rincorsa, con ritmi più accelerati e in anticipo rispetto alle abituali stagioni degli anni passati, quando il picco si registrava nel mese di gennaio. Un virus che spaventa e sta facendo registrare un aumento dei ricoveri di neonati e dei bambini più piccoli. Una marea montante sulla quale l’ECDC nei giorni scorsi ha puntato i riflettori lanciando l’allarme. A farne le spese sono i bambini, in particolar i neonati prematuri, la cui fragilità fisiologica e immunologica li espone a maggiori rischi di ospedalizzazione e non solo.

Fortunatamente in Italia non abbiamo un esito infausto da VRS - che al contrario rappresenta nei Paesi sottosviluppati la seconda causa di morte dopo la malaria - ma i piccolissimi vanno protetti non solo dai pericoli immediati, con carichi che si riverberano anche sulla famiglia, ma anche da quelli a lungo termine: è infatti dimostrato che coloro che hanno contratto il VRS in modo sintomatico in tenerissima età sono più predisposti a diventare, in età scolare soggetti asmatici.

“I dati sul VRS sono preoccupanti – ha spiegato a Quotidiano Sanità il prof Massimo Agosti, Vice presidente della società italiana di neonatologia (Sin), Direttore della Neonatologia Tin di Varese e Professore di Pediatria all’Università degli Studi dell’Insubria – stiamo assistendo dall’ultima settimana di novembre ad un’epidemia di virus sinciziale. Un’infezione che stava già serpeggiando da ottobre, ma ora si è conclamata con ripercussioni importanti sui reparti di neonatologia e sulle terapie intensive neonatali ma anche, quando queste si saturano, sulle pediatrie e le terapie intensive pediatriche che devono ospitare quei neonati, nati prematuri, con sintomatologie respiratorie e i bambini più piccoli”.

Uno scenario particolarmente complesso, soprattutto considerando che, come ricorda Agosti, questa stagione è caratterizzata anche da una compartecipazione del virus dell’influenza (l’H1N1) e del Covid 19, rimasto in questo momento nelle retrovie: “Ma a farla da padrone sui piccolissimi, soprattutto sui prematuri non sottoposti a profilassi, è proprio il VRS – aggiunge – in questo momento nella mia struttura abbiamo 15 neonati ricoverati distribuiti nei vari reparti”.

La parola d’ordine è difendere i più fragili mettendo in atto azioni di prevenzione ma anche di sensibilizzazione sui rischi ai quali sono sottoposti i neonati. “Come neonatologi e come SIN – ha spiegato Agosti – abbiamo lavorato e stiamo lavorando per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che la prematurità è una condizione che non termina con la dimissione dalle terapie neonatali. Con le dimissioni si conclude sicuramente la prima fase, quella più rischiosa, ma è dopo che non bisogna abbassare la guardia. Questi neonati hanno un quota di rischio aggiuntiva e una quota di fragilità, immunologica, gastroenterologica e comportamentale che richiede attenzioni molteplici. Per questi piccoli pazienti va quindi creato un sistema di follow multidisciplinare. Inoltre, i neonati prematuri hanno rischio infettivologico molto elevato, al punto che un semplice raffreddore in soggetti non protetti con la profilassi, può diventare preoccupante”.

Diventa quindi importante, da un lato attuare una sorveglianza sul VRS che permetta un monitoraggio attento delle infezioni e dall’altro proteggere i neonati a rischio, con la profilassi anti-VRS al momento giusto. “In Italia al momento – chiarisce Agosti – a livello nazionale non esiste un sistema di monitoraggio completo che indichi l’incidenza della malattia. Abbiamo sicuramente dati sui ricoveri, ma sono solo la punta dell’iceberg in quanto tanti bambini rimangono in casa e non vengono ospedalizzati. Avere dei dati di sorveglianza sarebbe inoltre particolarmente utile per capire quando poter iniziare la profilassi”.

Per quanto riguarda le terapie, gli specialisti possono contare su una profilassi anticorpale già disponibili da 23 anni: “Il Palivizumab – ha spiegato l’esperto – è un anticorpo monoclonale che iniettato per via intramuscolare blocca l’esordio della malattia quando il piccolo paziente si è infettato. Un’arma, che si è rivelata molto efficace nel limitare fortemente i danni nei prematuri, sicuramente quelli più a rischio, prevenendo quindi le infezioni della basse infezioni respiratorie e riducendo le ospedalizzazioni”.

C’è però una quota di neonati che rimane tagliata fuori. “Grazie a questo anticorpo monoclonale siamo riusciti ad evitare molte ospedalizzazioni dei grandi prematuri – ha sottolineato Agosti – ma sarebbe opportuno ampliare la platea dei neonati che possono accedere alla profilassi. Va ricordato che anche i nati a termine sono particolarmente esposti al VRS. Al momento ci sono allettanti premesse da un punto di vista scientifico, che indicano la possibilità di ampliare l’offerta di copertura profilattica anticorpale. È del tutto evidente che sarebbe utile andare verso la copertura maggiore dei neonati nati prematuri per arrivare poi ad una profilassi universale”.

Nel frattempo le società scientifiche non sono rimaste con la mani in mano. In particolare la SIN si è mossa per tempo, raccomandando un anticipo della profilassi per garantire una protezione anticorpale adeguate. Inoltre, a breve ci saranno nuove linee guida sulle bronchioliti. “Con le società scientifiche a vario titolo coinvolte, stiamo lavorando su un documento di consenso che dovrebbe uscire a breve – ha annunciato Agosti – nuove linee guida che ridefiniscono le norme di prevenzione e di profilassi delle bronchioliti. Si puntualizza, un linguaggio comune, un atteggiamento terapeutico che confidi il più possibile nelle evidenze scientifiche. Questo significa puntare sull’appropriatezza della dispensazione terapeutica, quindi sul non abuso di alcuni farmaci come antibiotici o quelli per via aerosolica, sulla promozione dell’allattamento al seno, ed anche sulla profilassi ambientale che significa evitare i contatti con i droplets, lavarsi frequente le mani, una decontaminazione che deve essere effettuata dai caregiver e dai secondi, terzi figli”.



20 dicembre 2022
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