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Tumore del fegato avanzato. Combo durvalumab/tremelimumab approvata nell’Unione Europea


Novità nel campo della terapia del tumore del fegato avanzato: la Commissione Europea ha approvato la combo durvalumab/tremelimumab per il trattamento di prima linea dei pazienti adulti con carcinoma epatocellulare avanzato o non resecabile. L’approvazione si basa sui risultati dello studio HIMALAYA, recentemente pubblicati dal New England Journal of Medicine Evidence.

27 FEB - La combinazione immunoterapica di durvalumab e una singola dose di tremelimumab di AstraZeneca è stata approvata nell’Unione Europea per il trattamento di prima linea dei pazienti adulti con carcinoma epatocellulare avanzato o non resecabile.

L’approvazione da parte della Commissione Europea fa seguito al parere positivo di dicembre 2022 del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) e si basa sui risultati positivi dello studio di Fase III HIMALAYA pubblicati dal New England Journal of Medicine Evidence.

“I risultati dello studio HIMALAYA, in cui è stato utilizzato un innovativo approccio di ‘priming immunitario’ con una singola dose di tremelimumab seguita da durvalumab in monoterapia, forniscono un’importante arma aggiuntiva nel trattamento di prima linea del tumore del fegato in fase avanzata – afferma Lorenza Rimassa, Professore Associato di Oncologia Medica presso Humanitas University, IRCCS Humanitas Research Hospital di Rozzano -. HIMALAYA ha arruolato più di 1300 pazienti ed è uno dei più ampi studi di fase 3 condotti nell’epatocarcinoma in stadio avanzato, con il follow-up a lungo termine più lungo finora presentato. Il nuovo regime STRIDE, basato sulla combinazione di due farmaci immunoterapici, durvalumab più tremelimumab, ha evidenziato un incremento della sopravvivenza clinicamente e statisticamente significativo rispetto a sorafenib, standard di cura al momento dell’avvio dello studio. Anche il tasso di risposta è risultato superiore con durvalumab più tremelimumab”.

“I pazienti con epatocarcinoma in fase avanzata necessitano di trattamenti ben tollerati che possano prolungare significativamente la sopravvivenza globale – spiega Antonio Gasbarrini, Direttore Medicina Interna e Gastroenterologia e del CEMAD alla Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma –. Un dato rilevante in questo studio è la percentuale di pazienti lungo-sopravviventi: a 3 anni il 31% dei pazienti trattati con la combinazione è vivo rispetto al 20% dei pazienti trattati con sorafenib. Oltre al miglioramento dell’efficacia, è importante sottolineare che la combinazione ha salvaguardato la qualità di vita, dimostrando un buon profilo di tollerabilità, molto importante nel trattamento di pazienti con questo tipo di neoplasia che tendono ad essere più fragili e caratterizzati da diverse comorbilità”.

“I tassi di tumore del fegato in Europa sono in costante aumento in tutti i Paesi – conclude Dave Fredrickson, Vicepresidente Esecutivo Oncology Business Unit, AstraZeneca – L’approvazione di durvalumab e tremelimumab offre nuovi regimi terapeutici immunoterapici fortemente necessari, che potranno portare benefici alla vita dei pazienti europei con tumore del fegato avanzato”.

Lo studio HIMALAYA
HIMALAYA è uno studio globale di Fase III randomizzato, in aperto, multicentrico di durvalumab in monoterapia e un regime composto da una singola dose priming di tremelimumab da 300mg in aggiunta a 1500mg di durvalumab seguiti da durvalumab ogni quattro settimane rispetto a sorafenib, inibitore multichinasico standard di cura.

Lo studio ha incluso 1.324 pazienti randomizzati con HCC avanzato non resecabile, non trattati con precedente terapia sistemica e non eleggibili alla terapia locoregionale (trattamento localizzato al fegato e ai tessuti circostanti).

Lo studio è stato condotto in 181 centri di 16 Paesi, tra cui Stati Uniti, Canada, Europa, Sud America e Asia. L’endpoint primario era la sopravvivenza globale (OS) per la combinazione rispetto a sorafenib e gli endpoint secondari erano OS per durvalumab rispetto a sorafenib, tasso di risposta obiettiva e sopravvivenza libera da progressione (PFS) per la combinazione e per durvalumab da solo.

27 febbraio 2023
© Riproduzione riservata

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