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Identificati neuroni correlati allo stress cronico


Un gruppo di ricercatori del Karolinska Intitutet di Stoccolma ha individuato- in un modello animale – un gruppo di neuroni coinvolti negli stati emotivi negativi e nello stress cronico. Grazie a tecniche avanzate il team è riuscito a ricostruire il percorso che questi neuroni compiono, che va dall’ipotalamo all’habenula.

26 GIU -

In un modello animale un team di ricercatori del Karolinska Intitutet di Stoccolma ha identificato un gruppo di neuroni che sono coinvolti nell’insorgere di stati emotivi negativi e stress cronico. Le cellule del sistema nervoso, che sono state mappate con una combinazione di tecniche avanzate, esprimono anche i recettori degli estrogeni, un fenomeno che potrebbe spiegare perché le donne sono più sensibili allo stress rispetto agli uomini. I risultati dello studio sono stati pubblicati da Nature Neurosceince.

Il team ha usato tecniche avanzate come il Patch-seq, elettrofisiologia su larga scala e l’optogenetica. Grazie a queste tecniche i ricercatori sono stati in grado di mappare uno specifico percorso neuronale nel cervello dell’animale da laboratorio che va dall’ipotalamo all’habenula.

I ricercatori hanno utilizzato l’optogenetica per attivare il percorso quando gli animali entravano in una stanza e hanno scoperto che quelli con il percorso attivato iniziavano presto a evitare la stanza, anche se non c’era motivo.

Inoltre gli scienziati hanno osservato che i neuroni legati a pensieri negativi e stress cronico esprimo i recettori per gli estrogeni, il che li renderebbe sensibili ai livelli di questo ormone. Quando gli animali da laboratorio, maschi e femmine, sono stati sottoposti allo stesso tipo di eventi avversi lievi e imprevedibili, le femmine hanno sviluppato una risposta allo stress molto più duratura rispetto al maschio. “Se riusciamo a capire come vengono creati i segnali negativi nel cervello, possiamo anche trovare meccanismi alla base di malattie affettive come la depressione, che apriranno la strada a nuovi trattamenti farmacologici”, spiega Konstantinos Meletis, autore senior della ricerca.

Fonte: Nature Neuroscience 2023

https://www.nature.com/articles/s41593-023-01367-8



26 giugno 2023
© Riproduzione riservata

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