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MRD in oncoematologia: l’importanza del monitoraggio nel management clinico


Il monitoraggio della malattia residua misurabile (MRD), effettuata con test di laboratori sempre più sensibili, svolge un ruolo centrale nella gestione del paziente onco-emotologico. Del ruolo del Laboratorio e della collaborazione con lo staff dei Clinici si è parlato mercoledì 28 giugno a Milano in occasione di una Tavola Rotonda, organizzata con il contributo incondizionato di Becton Dickinson, che ha acceso i riflettori sulla necessità di una proficua condivisione e comunicazione fra Laboratoristi e Clinici

28 GIU - Negli ultimi anni si è assistito ad importanti avanzamenti nel trattamento e nella prognosi dei pazienti affetti da diverse neoplasie ematologiche acute e croniche. Questo è dovuto al miglioramento nell’inquadramento diagnostico, nella stratificazione prognostica, nelle scelte terapeutiche, nell’uso di trattamenti sempre più mirati, nel monitoraggio della malattia durante il decorso clinico e, in ultimo, ad una gestione progressivamente più personalizzata dei pazienti.
I farmaci di nuova generazione possono abbattere velocemente e molto efficacemente i livelli di malattia, che però, anche se minimi, devono essere evidenziati da test di laboratorio sempre più sensibili. In questo contesto, le tecnologie intese a monitorare la malattia residua minima o, forse più opportunamente, la malattia residua misurabile (measurable residual disease, MRD) si sono progressivamente raffinate. La valutazione della presenza o assenza di malattia residua durante il percorso terapeutico nei pazienti affetti da patologie onco-ematologiche impatta sulla probabilità (o meno) di sopravvivenza libera da malattia e, in ultimo, sulla prognosi.
La presenza di una persistenza anche piccola di malattia si associa infatti ad un più alto rischio di ricaduta. La valutazione della MRD sta quindi assumendo crescente rilevanza nella definizione della risposta alla terapia e rappresenta un elemento di prognosi per predire la durata della risposta stessa. Per questo si rendono necessari test di Laboratorio sempre più sensibili per rilevare e monitorare livelli di malattia residua anche molto bassi, che abbiano un significato clinico adeguato a meglio definire la profondità della risposta del paziente ai trattamenti.
Oggi il laboratorio può offrire un contributo di primaria importanza nella gestione clinica del paziente migliorandone l’output e le prospettive di sopravvivenza, attraverso test estremamente sensibili e veloci. In molti protocolli clinici, soprattutto nelle leucemie acute, l’endpoint primario del trattamento è l’ottenimento di uno stato di perdurante negatività della MRD.
La cooperazione sinergica tra la clinica ed il laboratorio appare quanto mai fondamentale: il laboratorio deve essere un Laboratorio di Precisione per rispecchiare le esigenze di una Medicina di Precisione, aiutando l’ematologo nella gestione del paziente con referti più precisi e tempestivi possibili.

Del ruolo del Laboratorio e della collaborazione dello stesso con lo staff dei Clinici si è parlato mercoledì 28 giugno in occasione di una Tavola Rotonda, organizzata con il contributo incondizionato di Becton Dickinson, con lo scopo di mettere in evidenza la necessità di una proficua condivisione e comunicazione fra Laboratoristi e Clinici, all’interno del Convegno su “MRD in Oncoematologia: Integrazione tra clinica, laboratorio e industria per una gestione ottimale delle neoplasie ematologiche” (Milano, 27-28 giugno 2023), coordinato dal professor Robin Foà (Università “La Sapienza” di Roma). Il laboratorio deve infatti comprendere le ragioni ed il razionale di determinate richieste di esame da parte del clinico per poter fornire risultati davvero funzionali alle successive decisioni terapeutiche del personale medico. Il clinico deve a sua volta rivolgere richieste circostanziate e precise al laboratorio perché è suo stesso interesse ottenere quei referti che davvero possano essere utili e funzionali ad una migliore gestione del paziente. C’è inoltre un terzo interlocutore che può facilitare ed accelerare il pieno successo nella gestione del paziente onco-ematologico: si tratta dell’Industria, delle Company Medicali-Diagnostiche e Farmaceutiche.
La collaborazione fra aziende farmaceutiche e medicali sta assumendo un ruolo sempre più rilevante per raggiungere la comprensione completa e precisa dei meccanismi immunologici che sono alla base della risposta di ogni singolo paziente alla terapia. L’interlocuzione fra specialisti di settore e le aziende che si occupano dello sviluppo di nuovi farmaci e delle tecnologie diagnostiche e di monitoraggio diventa una base efficace nell’implementazione di nuovi percorsi di laboratorio che possano aiutare i clinici ad ottimizzare e raffinare sempre di più i percorsi di cura dei pazienti con neoplasie ematologiche acute e croniche.

“Il comparto privato gioca un ruolo chiave in questa partita in quanto facilita la collaborazione fra clinico e laboratorio attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie diagnostiche e di monitoraggio che aiutano il laboratorio a fornire al Clinico i risultati rilevanti per le migliori opzioni terapeutiche, oltre a dare un supporto nel complesso processo che porta alla disponibilità di farmaci sempre più efficaci:”, ha osservato Marcello Bonora, Country Business Leader della divisione Biosciences di Becton Dickinson Italy & Greece, “Occasioni come quella di oggi, che vedono la partecipazione sia del clinico che del personale che esegue i sofisticati test di laboratorio, sono di estrema importanza. Facilitano il percorso educazionale e lo scambio fra interlocutori del settore specifico. Questo, unitamente all’innovazione tecnologica che le aziende possono mettere a disposizione, una fra tutte i nuovi test di monitoraggio che permettono il follow up di biomarker caratteristici del residuo di malattia onco-ematologica, rappresentano la vera spinta verso la medicina di precisione nel trattamento delle neoplasie onco-ematologhe.”

28 giugno 2023
© Riproduzione riservata

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