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Al Pascale avviata nuova sperimentazione sui linfomi, primo e unico centro in Italia


È iniziato l’arruolamento dei pazienti in un protocollo innovativo attivo finora soltanto in Australia e in Spagna. La terapia, riservata a pazienti di nuova diagnosi, aumenta la guarigione sin dopo il primo trattamento

06 NOV -

Primo e unico Centro in Italia, terzo nel mondo, dopo l’Australia e la Spagna, il Pascale ha dato il via oggi alla sperimentazione di un protocollo innovativo in grado di debellare il linfoma diffuso a grandi cellule, sin dalla prima linea di trattamento.

L’arruolamento nel protocollo Skyglo è iniziato presso il reparto di Ematologia oncologica, diretto da Antonello Pinto. Il trattamento è riservato ai pazienti di nuova diagnosi, quindi non ancora trattati. La terapia con questo protocollo, per ora non ancora rimborsabile dal servizio sanitario nazionale, potrà incrementare in modo significativo le possibilità di guarigione.

Il linfoma diffuso a grandi cellule, è il tipo più frequente di linfoma non-Hodgkin, a livello globale, e rappresenta il tumore del sistema linfatico con la maggior incidenza in Europa e in Italia. Ogni anno, infatti, si registrano tra i 16 e 25 nuovi casi ogni 100mila persone. Rappresenta quindi il 4-5% di tutti i tumori di nuova diagnosi e la sua frequenza, ad esempio, è pari a quella del tumore della vescica.

Questo tumore, spiega una nota, origina dalle cellule del nostro sistema immunitario i linfociti di tipo B che normalmente ci difendono dalle infezioni microbiche attraverso la produzione di anticorpi. Dopo oltre un decennio in cui non si erano avute rilevanti novità terapeutiche nel suo trattamento, oggi la speranza è rappresentata proprio da questo protocollo che racchiude due nuove strategie che promettono di aumentare significativamente la possibilità di guarigione dei pazienti fin dalla prima linea di terapia: gli immunoconiugati e gli anticorpi bispecifici.


Gli immunoconiugati, prosegue la nota, sono anticorpi terapeutici che si legano in maniera specifica alle cellule di linfoma introducendo al loro interno una potente tossina di derivazione marina (si chiama auristatina E). Uno studio clinico internazionale, cui l’ematologia del Pascale ha fornito il contributo italiano più significativo, ha dimostrato che una nuova terapia, basata proprio sull’uso di un anticorpo immunoconiugato, è molto ben tollerata e significativamente più efficace dell’attuale chemioterapi.

Ciò ha condotto all’approvazione a livello mondiale (Fda) ed europeo (Ema) della combinazione di Adc e chemioterapia come nuovo standard riconosciuto per la terapia del linfoma diffuso a grandi cellule. In Italia questo trattamento non è ancora rimborsabile dal sistema sanitario nazionale, ma dovrebbe essere disponibile tra pochi mesi.

Gli anticorpi bispecifici invece, legano con un ‘braccio’ le cellule di linfoma e con un altro ai linfociti killer del paziente, mettendoli fisicamente in contatto. Le cellule di linfoma mettono in atto una serie di meccanismi per evitare questo abbraccio ‘mortale’ con le cellule killer del sistema immunitario del paziente. Gli anticorpi bispecifici superano questi meccanismi di difesa del tumore veicolando e legando ‘fisicamente’ le cellule killer del paziente a quelle del linfoma, che vengono così uccise.

“Le frontiere dell’innovazione - dice il direttore generale dell’Istituto dei tumori di Napoli, Attilio Bianchi – hanno confini che si spostano sempre più avanti. Il Pascale è pronto a raccogliere le sfide, anche le più audaci, e sempre più si qualifica come polo di riferimento mondiale. Complimenti ad Antonello Pinto e alla sua fantastica squadra”.



06 novembre 2023
© Riproduzione riservata

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