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05 MAGGIO 2024
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Distinguere tra influenza e Covid per orientare le cure e ridurre le ospedalizzazioni. Focus sui test per la diagnosi differenziale rapida


L’esperienza dell’AOU di Alessandria che in un mese ha effettuato 1000 test per la diagnosi differenziale in pronto soccorso pediatrico con risultati in pochi minuti, grazie ad una sofisticata tecnologia, che un giorno potrà essere impiegata anche in altri ambiti.

01 FEB -

La circolazione ‘a braccetto’ di influenza e Covid nel corso di questo inverno ha creato non pochi dubbi, problemi e incertezze all’interno delle famiglie, ma anche degli ospedali italiani. A oggi l’influenza mostra un’incidenza ancora sostenuta, in una stagione da record che ha visto finora circa 9 milioni di italiani colpiti dai virus influenzali, in particolare il virus A, mentre il Covid fa registrare tassi di ospedalizzazione e mortalità ancora elevati nelle fasce di età più a rischio. Fra i problemi di difficile gestione per gli operatori sanitari, l’impossibilità di riconoscere se il virus contratto è influenza stagionale o Covid basandosi esclusivamente sulla sintomatologia. Entrambe le infezioni condividono infatti segni comuni come febbre, tosse e dispnea, rendendo. A oggi, dunque, l’esecuzione di un test diagnostico rappresenta l’unico metodo in grado di agevolare la diagnosi differenziale, utile per risparmiare tempo e risorse e soprattutto per orientare il clinico verso la strategia terapeutica più adatta. Gli unici a rendere possibile l’identificazione dei virus Sars-CoV-2 e influenza A e B in pochi minuti sono i nuovi test POC (Point-Of-Care).

“La situazione attuale è che vediamo ancora oggi circolare un cocktail di virus – afferma il Dr. Andrea Rocchetti, direttore della Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Alessandria, Presidio Santo Antonio e Biagio - uno tragicamente conosciuto, che ha progressivamente perso di potenza dal punto di vista della capacità di provocare malattie e danni, il Sars-Cov-2. Abbiamo avuto di pari passo un rialzo del virus influenzale, che negli anni passati sembrava addirittura scomparso, e che invece è tornato fortemente sulla scena: in questo ultimo mese si sono verificati sicuramente più casi di influenza, in particolare di tipo A, rispetto ai casi di Covid-19. In più, abbiamo una situazione che rimane costante negli anni, forse in leggera diminuzione, per il virus respiratorio sinciziale, che come noto colpisce soprattutto i bambini. Questi tre virus in questo periodo si combinano, e diventa difficile diagnosticare con precisione una di queste malattie, che hanno una sintomatologia sovrapponibile. Il medico del pronto soccorso naturalmente per prima cosa si chiede se ha di fronte una forma batterica o una forma virale: per le forme batteriche come sappiamo funzionano gli antibiotici e quindi si è in grado subito di mettere in pratica una serie di indagini e di terapie immediate. Quando invece si parla di virus, è strategico essere in grado di agire in modo differenziato a seconda dell’età del paziente, della gravità della sintomatologia e delle comorbilità del paziente. Avere un test che ci permetta di differenziare il tipo di virus che ci troviamo di fronte consente prima di tutto di dare una risposta rapida e tranquillizzante al paziente e ai suoi familiari, soprattutto quando parliamo di forme medie e gravi, e quindi ci si trova in ospedale. Il secondo elemento è che in questo modo possiamo ragionare in termini di approccio terapeutico: sappiamo, ad esempio, che per i pazienti con un rischio più elevato di sviluppare gravi complicazioni respiratorie, il trattamento precoce con antivirali può abbreviare la durata dei sintomi e ridurre il rischio di malattie gravi e di ospedalizzazione, garantendo al contempo un miglioramento più rapido. Poi abbiamo anche le questioni legate alla possibilità di mettere il paziente in un’area idonea. Aspetti tutt'altro che trascurabili”.

Il monitoraggio continuo di entrambe le malattie infettive (Covid-19 e influenza) è di fondamentale importanza per garantire l’adozione tempestiva di tutte le misure di contenimento più adeguate e nel minor tempo possibile necessarie per prevenire nuove epidemie. I test POC molecolari rapidi, grazie alla loro velocità di esecuzione e semplicità di utilizzo, per la quale non sono necessari operatori altamente specializzati, e grazie alla tecnologia di amplificazione degli acidi nucleici che restituisce i risultati in pochi minuti, facilitano una diagnosi veloce e accurata delle infezioni e permettono di effettuare una sorveglianza efficace, garantendo una maggiore protezione delle comunità da agenti noti.

“Abbiamo a disposizione una tecnologia così avanzata che rende più semplici questi ragionamenti – prosegue Rocchetti – con apparecchiature della dimensione di un libro (non si tratta di tamponi su striscette come quelli che abbiamo imparato a utilizzare da soli in pandemia), facilmente gestibile, trasportabile e quindi adatta a varie situazioni, che viene collocata in zone strategiche, come il Pronto soccorso. Ma potremmo pensare di utilizzarla in futuro anche negli studi medici, nelle case di cura, in ambienti in cui abbiamo necessità di arrivare prima possibile a fare una diagnosi. Può essere utilizzata da personale infermieristico adeguatamente istruito, senza la necessità di un tecnico di laboratorio. Viene eseguito il tampone e viene processato in una cartuccia che, inserita nello strumento, fornisce un risultato in 10 minuti, ma con una tecnologia elevatissima. Si tratta di un’amplificazione degli acidi nucleici del virus in una curva isotermica. Questo materiale genetico viene cioè amplificato fino a che può essere rilevato dagli strumenti di detection. Uno strumento altamente performante e tecnologico, che richiede solo in rarissimi casi di essere controllato da un laboratorio centrale: il risultato, per dirla in termini semplici, può essere sempre ‘preso per buono’.

Le linee guida sui test diagnostici per SARS-CoV-2 della Società Europea di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive (ESCMID) raccomandano l’utilizzo di test molecolari rapidi ogni volta che la tempestività del risultato, gli esiti clinici e l'isolamento precoce sono importanti. “In Italia – prosegue l’esperto - si utilizzano queste tecnologie in Italia in modo importante solamente dopo la pandemia, perché c'è sempre stata una forte reticenza, da parte dei laboratori in primis, a gestire queste strumentazioni. Il concetto è che possono dare veramente una mano importantissima perché sono in grado di cambiare la decisione clinica in pochi minuti. E non è solo una questione relativa ai virus che abbiamo elencato, ma queste strumentazioni, che noi definiamo come POC (Point of Care), cioè vicine al malato, potrebbero davvero essere maggiormente diffuse in altri ambiti. Sempre se utilizzate con criteri estremamente stringenti: questi strumenti devono essere governati; noi li utilizziamo da oltre 10 anni (si pensi che nel pronto soccorso pediatrico dal primo di gennaio a oggi abbiamo seguito 1000 test) in modo estremamente regolato, con un'équipe che si occupa dei controlli, della verifica della qualità delle analisi, provvedendo alla sostituzione degli strumenti quando ci sono dei problemi. Ma questi strumenti, se gestiti bene, sono estremamente utili ed efficaci, anche per decongestionare gli ospedali. Ci sono delle Regioni che hanno già normato questo tipo di approccio, sono ancora poche, ma sono certo che questo andrà avanti e nei prossimi anni rappresenteranno i dispositivi del futuro”.

Il nuovo test POC molecolare rapido permette l’identificazione dei virus SARS-CoV-2 e Influenza A e B utilizzando lo stesso campione paziente nasale o nasofaringeo. Il test fornisce risultati accurati entro pochi minuti, in un tempo molto minore rispetto ai tradizionali test molecolari di laboratorio, consentendo di prendere decisioni cruciali già durante la prima visita del paziente. La piattaforma molecolare messa a disposizione da Abbott consente di eseguire anche test flessibili per Covid-19, Influenza, Virus Respiratorio Sinciziale e Streptococco A.




01 febbraio 2024
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