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Assemblea Farmindustria. “Pronti a investire 1,5 miliardi in Italia nei prossimi tre anni. Siamo noi il nuovo Made in Italy


L’annuncio alla convention delle aziende farmaceutiche che sono certe di poter creare 2.000 nuovi posti di lavoro per i giovani. Nella classifica Ue per produzione di farmaci, solo la Germania precede il nostro Paese, che però è il primo tra i big europei in termini procapite. Ma dal Governo si attende una governance farmaceutica più efficace, con più ruolo al ministero della Salute e all'Aifa. GLI INDICATORI FARMACEUTICI 2014 e LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE DI FARMINDUSTRIA SCACCABAROZZI.

03 LUG - “Un’inversione di tendenza che fa bene all’Italia e alla sua economia”. Questo il senso che Farmindustria dà all’annuncio ufficializzato nel corso della sua Assemblea pubblica dove è stato rpeso l’impegno “ a investire almeno un miliardo e mezzo di euro nei prossimi tre anni, di cui 470 milioni già dichiarati e a creare 2.000 nuove opportunità di lavoro per i giovani”.  
 
Sembrano finiti i tempi dei cahiers de doléances cui ci avevano abituato negli ultimi anni gli industriali del farmaco che oggi rivendicano il fatto di essere “aziende competitive a livello internazionale, come dimostrano quelle a capitale italiano con 50 acquisizioni  e 300 insediamenti fuori dai confini nazionali, negli ultimi 15 anni. E quelle a capitale estero che hanno una forte presenza in Italia con poli mondiali per la produzione e la Ricerca”.
 
Per questo, dicono, “cambiare il trend è possibile”. E la nuova parola d’ordine è “crescere con il contributo delle produzioni di qualità e di grande contenuto innovativo. Caratteristiche tipiche del settore farmaceutico che mette così in risalto il suo valore manifatturiero”.
 
E li spinge a identificarsi come “una nuova specializzazione del made in Italy”. “Nella classifica Ue per produzione, infatti – hanno sottolineato - solo la Germania precede il nostro Paese, che però è il primo tra i big europei in termini procapite”.
 
Tant’è che “l’Italia può diventare l’hub farmaceutico d’Europa, grazie ad un ampio numero di imprese e di fabbriche, una solida base produttiva resa competitiva da risorse umane di grande qualità, vera eccellenza del nostro Paese, con il 90% di laureati e diplomati. E all’export di medicinali che ha permesso all’Italia di conquistare, negli ultimi tre anni, il titolo di campione del mondo”.
 
Senza dimenticare il ruolo fondamentale dell’indotto e l’eccellenza del mondo scientifico e clinico, confermata – ricordano a Farmindustria – “dal numero straordinario di pubblicazioni e studi scientifici su riviste internazionali”.
 
Le aziende farmaceutiche hanno dimostrato di saper produrre ed esportare. E vogliono costruire il futuro. E, a riprova del nuovo spirito che aleggia a questa Assemblea, “senza il continuo timore di ostacoli o blocchi”. Tutto a posto quindi? No, ammettono in ogni caso gli industriali perché “bisogna velocizzare le procedure burocratiche riferite ai nuovi investimenti; accelerare l’accesso all’innovazione frenato da troppi vincoli nazionali e regionali; aiutare le imprese a utilizzare i Fondi europei per produzione e R&S; individuare sistemi premiali per i prodotti che contribuiscono agli investimenti; rendere più veloci le ispezioni ai siti produttivi”.
 
Interventi, per Farmindustria, “da accompagnare a una revisione del Titolo V della Costituzione, per riportare al centro, e quindi al Ministero della Salute e all’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), la politica farmaceutica oggi suddivisa in 21 realtà territoriali. Con pesanti conseguenze per i pazienti che sperimentano sulla pelle la prova tragica della “lotteria della nascita”, per cui chi vive in una regione può contare su elevati livelli di assistenza, mentre chi risiede in un’altra è costretto a migrare altrove per ottenere la terapia innovativa. Si genera così un pesante ‘spread sociale’: un farmaco innovativo, che arriva in Italia con 12-15 mesi di ritardo può essere disponibile nelle singole regioni con differenze di tempo rilevanti. E dopo almeno 350 giorni rispetto alla Germania”.
 
“Oggi – ha detto il presidente Massimo Scaccabarozzi - ci sono le condizioni per ricreare lavoro. Servono però stabilità del quadro normativo e certezza delle regole. Il Premier, Matteo Renzi, il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e i Governatori di Lombardia e Lazio, Roberto Maroni e Nicola Zingaretti, hanno dimostrato ripetutamente di credere nel settore e di considerarlo un importante asset industriale ad alta tecnologia”.
 
“L’Italia ha necessità di una governance farmaceutica più efficiente - spiega Scaccabarozzi - così come è opportuno semplificare la burocrazia e sviluppare un contesto più attrattivo per l’innovazione, cuore pulsante dell’attività delle imprese e impegno verso i pazienti.
È appena iniziato il semestre di presidenza italiano in Europa. Un’ottima occasione per dimostrare quanto vale l’Italia e quanto valgono le industrie. Le imprese del farmaco, consapevoli della loro eccellenza a livello internazionale, sono pronte a raccogliere la sfida”.

03 luglio 2014
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