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Nature: come sarà il mondo della scienza nel 2015

di Maria Rita Montebelli

Gli esperti di Nature si sono lanciati in un’impresa da ‘veggenti’. Con proiezioni e previsioni scientificamente impeccabili, tra il serio e il faceto. Dal numero di tazze di caffè che gli scienziati consumeranno nel  2015, alle ore di lavoro dedicate alla ricerca, al numero di brevetti registrati, al numero di basi depositate nei ‘forzieri’ della GenBank

31 DIC - Costruire previsioni a breve termine a partire dai dati disponibili sulle ‘imprese’-ricerca. Questo l’esercizio di fine anno, fatto dagli esperti di Nature. Inappuntabili nella costruzione, ma sul filo dell’ironia. Eccole, punto per punto.
 
Spesa globale per ricerca e sviluppo: 1,9 bilioni (un bilione equivale a un milione di milioni) di dollari.
Questa proiezione si basa sul rapporto della National Science Foundation statunitense del febbraio scorso e ha preso in considerazione anche un rapporto del gruppo non-profit Battelle del dicembre 2013, per verificare la correttezza del trend.
 
Quanto caffè consumeranno il prossimo anno gli scienziati: un miliardo di tazze.
La stima si basa sul quantitativo totale di caffè consumato ogni anno nel mondo, moltiplicato per la percentuale di scienziati nella popolazione mondiale. Il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense prevede che dal giugno 2014 al giugno 2015 nel mondo saranno consumati 147,71 milioni di sacchi di caffè da 60 Kg. La World Bank nel 2010 stimava che gli scienziati rappresentassero lo 0,128% della popolazione mondiale; rapportando questo dato al 2015, seguendo il trend di crescita del numero degli scienziati dal 2000, gli esperti di Nature stimano che i cervelloni nel prossimo anno costituiranno una fetta pari allo 0,138% della popolazione globale. Stimando infine una media di 7 grammi di caffè per tazza e moltiplicando per il numero degli scienziati si ottiene la stima delle tazze di caffè che saranno bevuto dagli esponenti del mondo della scienza nel prossimo anno: 1,7 miliardi, che ad una media di 170 millilitri a tazza, fa qualcosa come 290 milioni di litri, metà del volume del dirigibile Hindenburg.
Ovviamente è solo una stima, forse anche per difetto. Ci sono infatti ottime probabilità che gli scienziati, consumino più caffè del resto della popolazione. Lo dimostrano anche  risultati di un’indagine commissionata dalla catena Dunkin’ Donuts, che ha rivelato che al primo posto tra le professioni ‘caffè-dipendenti’ ci sono scienziati e tecnici di laboratorio.
Va anche detto che non tutto il mondo della scienza beve esattamente la stessa quantità di caffè.
I cinesi notoriamente preferiscono il tè, ad esempio (Euromonitor rivela che il cinese medio beve una tazza di caffè l’anno, mentre lo US-China Institute dell’Università della California Meridionale stima un consumo medio di ben 400 tazze di tè) e nei soli Stati Uniti ci sono, secondo la World Bank almeno 1,4 milioni di ricercatori cinesi. Va anche detto che il cinese urbanizzato, rispetto a quello rurale, consuma più caffè.
Insomma la storia è complicata. Ciò detto e cercando di considerare tutte queste variabili, la cifra finale, espressa dagli esperti di Nature, attesta che nel prossimo anno, gli scienziati planetari, per vegliare lucidi sulle loro ricerche, consumeranno circa un miliardo di tazze di caffè.
 
Ore dedicate alla ricerca: 26 miliardi, pari a 2,9 milioni anni-ricercatore
Per il calcolo, questa volta gli esperti hanno attinto ai dati dell’indagine sugli Assegnatari di Dottorato, condotta nel 2003 da NSF, che ha stimato 48,79 ore lavorative a settimana. Si tratta comunque di una media, portata su da insegnanti e accademici (che lavorano di certo più ore) e abbassata da impiegati nell’industria e nel governo (che hanno settimane lavorative più’ ‘leggere’). Per quanto imprecisa, è comunque un punto di partenza - ricordano gli autori – vista la difficoltà di ottenere dati sulla durata della settimana dello scienziato-tipo.
Uno studio di W.W. Charters del 1942 parlava di una media lavorativa di 58 ore a settimana per un professore, di 52 ore per un professore associato e di 60 ore per gli assistenti. Più di recente, un’indagine della Boise State University (Idaho, USA) ha prodotto una stima di 61 ore settimanali, basata sull’automonitoraggio dei professori.
Ancora una volta, si è attinto ai dati della World Bank, per stimare il numero dei ricercatori – pari a 10 milioni - che saranno attivi nel mondo nel 2015.
Moltiplicando questo numero per le ore lavorative settimanali si arriva appunto ad un totale di 26 miliardi di ore che saranno dedicate alla ricerca (2,9 milioni di anni-ricercatore). E questo - sottolineano gli autori delle ‘proiezioni’ - se da un lato ci riporta indietro alla ‘settimana lavorativa’ dei nostri antenati austrolopitechi africani, dall’altra rappresenta una quantità di tempo  comunque inferiore  quella che passiamo ogni anno a guardare video su YouTube (circa 8 milioni di anni).
 
Pubblicazioni: 920.000
Il numero deriva da un’estrapolazione lineare del report 2014 dell’NSF SEI (Science and Engineering Indicators); i dati più rappresentativi sono quelli del SEI. Stime simili vengono dalla World Bank, che registra però anche un calo consistente tra il 2009 e il 2010 (forse un bias da cambiamento della metodologia o forse un dato reale, sulla scia della recessione mondiale)
 
Lavori ritirati: 470
Ovviamente non esiste un database ufficiale delle infamanti ‘retraction’, cioè dei lavori cancellati dalla pubblicazione perché rivelatisi dei falsi scientifici. Il numero è stato desunto cercando il termine ‘articolo ritirato’ su Web of Science.
 
Richieste di brevetto: 2,6 milioni; concessione di brevetti: 1,2 milioni
Il ‘materiale’ per questa proiezione viene dalla World Intellectual Property Organization, utilizzando i dati dal 1985. Anche in questo caso, nel 2009 è stata registrata una notevole flessione (colpa della recessione globale?), alla quale però è seguito un vero e proprio rimbalzo.
 
Basi nucleotidiche depositate: 15 miliardi
La stima deriva dai dati della GenBank (Genetic Sequence Data Bank, Bethesda, Usa) nella quale sono depositati numerosi ‘lingotti’ del codice della vita.
Il numero delle basi depositate sta raddoppiando ogni due anni e alla sua esplosione hanno contribuito quest’anno due grandi progetti: 40 genomi eucariotici aviari provenienti dal Beijing Genome Institute e un progetto sui genomi di agenti infettivi, nato da una collaborazione tra il Broad Institute del MIT, l’Università di Harvard, quella del Maryland e  il J. Craig Venter Institute Genomic Center for Infectiuos Diseases.
 
Pianeti ‘nani’ da esplorare: Cerere e Plutone
Entrambi questi ex-pianeti riceveranno la visita di una navicella-robot il prossimo anno. Su Cerere approderà ‘Dawn’ della NASA a marzo, mentre il 14 luglio la sonda ‘New Horizon’, sempre della NASA, raggiungerà e supererà Platone per continuare il suo viaggio di esplorazione verso un altro ‘oggetto’ della fascia di Kuiper. Carburante permettendo.
 
Maria Rita Montebelli

31 dicembre 2014
© Riproduzione riservata

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