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Negli Usa e in Europa è allarme per la droga degli ‘zombie’

di Maria Rita Montebelli

Sempre più popolari tra giovani e meno giovani le nuove droghe psicoattive,  più a buon mercato delle droghe tradizionali e dagli effetti inediti e sconcertanti. Come quelli descritti in un articolo appena pubblicato sul New England Journal of Medicine e relativo ad un caso di intossicazione di massa verificatosi lo scorso luglio a New York. La stampa americana ha descritto l’episodio come l’invasione degli zombie, ma la causa si è rivelata alla fine molto più ‘terrena’

16 DIC - Il 12 luglio scorso un quartiere di Brooklyn è stato risvegliato dal suono acuto delle ambulanze e della polizia, accorsi in massa per fronteggiare quella che a prima vista sembrava un’invasione di zombie. Decine di persone vagavano infatti per il quartiere in evidente stato confusionale, barcollando con gli occhi sbarrati. Alla fine della giornata sono stati 18 gli ‘zombie’  ricoverati in ospedale  per intossicazione da sostanze psicoattive. Di età compresa tra i 25 e i 59 anni, i pazienti-zombie erano risultati negativi ai test urinari per amfetamine, cocaina, fenciclidina, oppiacei, metadone, THC, barbiturici, benzodiazepine, antidepressivi triciclici; anche i livelli di alcolemia risultavano nei limiti.
 
Il loro comportamento si è normalizzato dopo circa 9 ore; a quel punto è stato possibile risalire alla causa di questa intossicazione, per loro stessa ammissione. Campioni biologici prelevati da questi pazienti sono stati inviati ad altri laboratori per un’analisi HRMS (high resolution mass spectometry), mentre campioni del prodotto fumato dai pazienti venivano analizzati presso il New York Police Department Crime Laboratory, che ha rilevato la presenza di AMB-FUBINACA. Nelle urine e nel siero dei pazienti non è stata rilevata traccia di questa sostanza, mentre era presente un suo metabolita, il 2-(1-(4-fluorobenzil)-1H-indazole-3-carbossamido)-3-acido metilbutanoico).
 
Tra le oltre nuove 540 sostanze psicoattive presenti nel report dello United Nations Office on Drugs and Crime, la classe più in crescita è proprio quella dei cannabinoidi sintetici; questa agenzia delle Nazioni Unite nel 2014 ne ha individuate 177 nuove, mentre Europol nel 2015 ha censito 24 nuovi cannabinoidi sintetici.
Originariamente concepiti dagli scienziati  come strumenti di ricerca in ambito chimico e farmaceutico, i cannabinoidi sintetici non conservano più quasi alcuna somiglianza strutturale con il delta9-tetraidrocannabinoide (Δ9-THC) della cannabis.
 
Queste sostanze sono sfuggite dai laboratori di ricerca per fare il loro debutto come droghe d’abuso nel 2008, all’interno di misture di erbe note come ‘Spice’ in Europa e ‘K2’ nel nord America, contenenti appunto JWH-018 e CP 47,497-C8.
Da allora sono prodotte principalmente presso laboratori clandestini in Cina e in altri paesi asiatici e distribuite attraverso reti private virtuali (darknet) o lo spaccio da strada tradizionale.
 
I cannabinoidi sintetici si sciolgono con dei solventi, poi vengono aggiunti a tabacco o altro substrato erbaceo per essere fumati.
Nell’arco degli ultimi anni sono stati segnalati diversi effetti indesiderati causati da queste sostanze da abuso, tra le quali crisi psicotiche, deliri, cardiotossicità, crisi convulsive , danni renali, ipertermia e casi di morte.
 
Uno degli ultimi cannabinoidi sintetici  ‘adottati’ come sostanza d’abuso è l’AB-FUBINACA, inizialmente sviluppato da Pfizer. Nel luglio 2014, un suo analogo estere (AMB-FUBINACA) è stato individuato all’interno del ‘Train Wreck 2’ In Louisiana e messo immediatamente al bando in questo stato.
Lo stesso composto è ricomparso di recente a New York, dove il 12 luglio 2016 ha provocato come visto il ricovero di decine di persone che giravano come zombie nel quartiere Bedford–Stuyvesant di Brooklyn.
 
L’AMB-FUBINACA è un cannabinoide sintetico indazolico, 85 volte più potente a livello del recettore 1 dei cannabinoidi, rispetto al Δ9-THC. E’ una delle tante nuove droghe sintetiche, con le quali la comunità medica non ha grande familiarità e che non è possibile diagnosticare per mezzo dei pannelli di rilevazione delle droghe comunemente utilizzati in laboratorio.
 
La collaborazione tra medici, staff dei laboratori clinici, operatori sanitari e agenzie di polizia – commentano gli autori – è fondamentale per facilitare la tempestiva individuazione di queste nuove sostanze  e per consentire alle autorità sanitarie di prendere i dovuti provvedimenti.  
 
Maria Rita Montebelli

16 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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