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Ernie da intervento chirurgico. Al congresso della Sic presentato un impianto biologico per una migliore rigenerazione dei tessuti


Indicato per i pazienti complessi: trapiantati, obesi, oncologici e a rischio di infezioni. Se ne parla al 119° Congresso nazionale della Società Italiana di Chirurgia

18 OTT - Un impianto biologico che consente una migliore rigenerazione dei tessuti nella riparazione dei difetti della parete addominale per situazioni cliniche complesse: è il trattamento oggi maggiormente utilizzato dagli esperti a livello mondiale.

“Le ernie rappresentano una complicanza piuttosto frequente di qualsiasi procedura chirurgica eseguita sull’addome - spiega Pierluigi Ipponi, presidente dell’Italian Society of Hernia and Abdominal Wall Surgery (ISHAWS), nel corso del 119° congresso italiano di chirurgia generale SIC in corso a Napoli -. Con il termine ernia si indica una fuoriuscita di visceri dalla cavità che normalmente li contiene. A livello addominale, possiamo distinguere due tipologie: le primitive, legate a problemi congeniti nella struttura del collagene - la principale proteina del tessuto connettivo - che porta ad un indebolimento strutturale della parete addominale e quelle secondarie, dette anche post-incisionali o laparoceli, con un’incidenza tra il 15 e il 32% in pazienti sottoposti ad interventi chirurgici sia tradizionali che mininvasivi e facilitate da una infezione del sito chirurgico”.

L'impianto biologico Permacol è indicato non solo per la riparazione di ernie addominali, ma anche nell’ambito della ricostruzione del pavimento pelvico, della parete toracica oltre che in chirurgia colo-rettale. In Italia, oggi, sono circa 2 milioni gli interventi chirurgici convenzionali (open) che coinvolgono la parete addominale e che, nel 28% dei casi, danno luogo all’insorgenza di una pericolosa conseguenza come le ernie addominali. La riparazione è una delle operazioni chirurgiche più praticate al mondo e viene fatta grazie al supporto di protesi che possono essere biologiche o sintetiche.

Le protesi biologiche sono una categoria molto ampia, con caratteristiche molto diverse e differiscono per l’origine del materiale (uomo, suino, bovino) e del tessuto del quale sono costituite (derma, pericardio, sub-mucosa). “Questo tipo di protesi - continua Ipponi -, permette una migliore colonizzazione da parte delle cellule del paziente per riparare la lesione e evitano la formazione di tessuto cicatriziale”.

L’impianto biologico Permacol è oggi il più utilizzato al mondo, con un impiego di circa 2.000 impianti in Italia e presenta molteplici vantaggi per i pazienti quali la riduzione del tempo di ospedalizzazione e di re-intervento. Una soluzione ideale soprattutto nel caso di pazienti complessi: trapiantati, obesi, pazienti oncologici, pazienti affetti da una contaminazione della ferita chirurgica, dalla presenza di una rete sintetica infetta o di un’ernia incisionale su stomia sviluppando minori complicanze post-operatorie e rendendo possibile un rapido ritorno alla normale attività quotidiana. Grazie ad un esclusivo processo di produzione è stato possibile conferire una maggiore stabilità al materiale di origine suina, incrementando il cross linking delle fibre di collagene, garantendo così una maggiore permanenza del materiale impiantato, che conferisce inizialmente un adeguato supporto meccanico alla parete addominale per poi subire una fisiologica colonizzazione cellulare che conduce alla guarigione della ferita.

18 ottobre 2017
© Riproduzione riservata

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