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La governance delle malattie croniche si rafforza con dati di real word e attenzione verso il paziente

di Michela Perrone

Disporre di informazioni sull’uso effettivo di farmaci e dispositivi e cercare di rispondere ai bisogni dei pazienti, migliorando la loro qualità di vita,n sono strumenti indispensabili per una buona governance sanitaria. 

24 GEN - La governance dei sistemi sanitari e delle patologie croniche è una delle sfide più importanti di questi anni, che si inserisce in un panorama di forze contrapposte: da una parte l’evoluzione che sta attraversando il nostro Servizio sanitario nazionale alla continua ricerca della sostenibilità, dall’altra una spinta all’innovazione senza precedenti.
 
Capire come governare questi fenomeni complessi e come utilizzare al meglio ciò che abbiamo a disposizione sono stati anche i temi al centro del convegno “Strumenti a supporto della governance: esperienze regionali a confronto” che si è tenuto a Padova nel mese di dicembre.
 
In quella sede è stata rilanciata l’importanza, per quanto riguarda il Veneto, di AziendaZero, “un’azienda sanitaria nata con la riforma regionale del 2016 che si pone come trait d’union tra la Regione e le aziende sanitarie, il territorio – ha spiegato Michela Barbiero, direttore amministrativo di AziendaZero – È un modello nuovo a supporto della governance del servizio sanitario regionale, nato con l’obiettivo di rendere più efficace e più efficiente il sistema, oltre a liberare risorse che devono essere utilizzate alla cura dei cittadini”.
 
Per poter operare correttamente, strutture come AziendaZero hanno bisogno di dati: non solo quelli dei trial clinici, ma soprattutto quelli di real word che arrivano da flussi amministrativi, cartelle cliniche informatizzate, database.
 
“Ottenere informazioni sull’uso effettivo dei farmaci sulla popolazione serve per valutare il loro profilo di rischio e per avere conferma della loro efficacia nel lungo periodo. I dati di real word per esempio sono fondamentali nella farmacovigilanza”, ha commentato Ugo Moretti, responsabile del Centro di farmacovigilanza di Regione Veneto.
 
“Questi dati sono sempre più importanti da un punto di vista decisionale e regolatorio – ha evidenziato Luca Degli Esposti, economista sanitario ed esperto di flussi amministrativi – A mio avviso il loro uso può essere riconducibile a tre ambiti: il momento in cui i farmaci stanno accedendo al mercato, l’analisi per la verifica di appropriatezza del trattamento e le valutazioni comparative tra farmaci”. 
In tema di patologie croniche Degli Esposti ha presentato i dati di uno studio di farmaco utilizzazione condotto a livello nazionale sull’osteoporosi: “L’Aifa con lo strumento delle note descrive come andrebbe trattata una determinata categoria di pazienti – ha ricordato l’economista – Nel caso di frattura del femore l’Agenzia suggerisce di somministrare il farmaco e supplementare con calcio e vitamina D, una combinazione che dovrebbe essere protratta nel tempo. Dai dati raccolti vediamo a livello nazionale una terapia di prevenzione inferiore al raccomandato: non tutti supplementano e non tutti sono aderenti. Il risultato è una variazione significativa sul costo del primo anno post frattura: i pazienti che hanno seguito le raccomandazioni hanno una crescita della spesa del farmaco, che però è controbilanciata dalla riduzione dei costi di ospedalizzazioni. Questo significa meno complicanze e una qualità della vita più alta. Dati come questi sono estremamente importanti per chi si occupa di governance sanitaria”.


Un ulteriore strumento a supporto della governance sanitaria per le patologie croniche è la valutazione dei percorsi clinico-assistenziali. “Nella nostra struttura abbiamo avviato dal 2013 Percorsi clinico-assistenziali basati e incentrati sui bisogni dei pazienti – commenta Antonio Giulio de Belvis, Direttore della Uoc Percorsi e Valutazione Outcome Clinici della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma – Per fare ciò devono sussistere tre presupposti: le regole del Percorso devono essere evidence-based, i clinici devono lavorare in maniera multidisciplinare e devono esistere meccanismi di audit e feedback che dimostrino come una certa innovazione impatti positivamente sulla singola struttura, sulla sostenibilità complessiva del Servizio sanitario nazionale e soprattutto sul paziente affetto da patologie croniche”.

A proposito della psoriasi e dell’artrite psoriasica, per la cui gestione dal 2016 al Policlinico Gemelli è in vigore un Percorso dedicato, de Belvis ritiene che “i percorsi possano essere la strada per proporre ai pazienti farmaci innovativi e valutarne l’impatto”. Oltre ai farmaci tradizionali e ai farmaci biologici, il paziente con psoriasi o artrite psoriasica ha oggi a disposizione le small molecules, che, con un meccanismo d’azione intracellulare unico, agiscono direttamente sul processo infiammatorio cellulare. Sono terapie meno costose e che soprattutto prevedono una somministrazione orale e un minor carico assistenziale tra esami e visite.
 
“Tutto ciò potrebbe fare la differenza sulla qualità di vita dei pazienti, con una serie di effetti positivi a cascata, anche sugli esiti delle cure – conclude de Belvis – Perché oggi promuovere l’innovazione vuol dire non solo valutare costi a parità di efficacia ed appropriatezza dei trattamenti, ma anche integrare nella prospettiva di valutazione il miglioramento della qualità di vita del paziente, per perseguire realmente il valore dell’assistenza”.

Michela Perrone 

24 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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