Minor rischio di Alzheimer se si assumono flavonoli
di Lisa Rapaport
Secondo uno studio condotto dalla Rush University di Chicago, seguire diete che prevedono alimenti ricchi di flavonoli, come frutta, verdura e tè, contribuirebbe a ridurre il rischio degli anziani di sviluppare la Malattia di Alzheimer.
30 GEN -
(Reuters Health) – Gli anziani che seguono un regime alimentare ricco di flavonoli, antiossidanti della classe dei flavonoidi presenti in frutta, verdura e tè, hanno meno probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer. È quanto emerge da uno studio condotto dalla Rush University di Chicago. I ricercatori hanno seguito 921 persone non affette da demenza per circa sei anni, a partire da quando avevano in media 81 anni. Durante lo studio, a 220 persone è stata diagnosticata una probabile forma di Alzheimer.
Chi aveva dalla dieta il più alto apporto di flavonoli presentava la metà delle probabilità di sviluppare l’Alzheimer rispetto alle controparti che ne assumevano una quantità minima.
Lo studio
I ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di completare questionari annuali fornendo dettagli su quanto spesso consumavano determinati cibi. Inoltre, i soggetti hanno svolto test cognitivi ogni anno per monitorare l’eventuale insorgenza di disturbi neuro-degenerativi. Il team dello studio ha usato le informazioni alimentari per registrare il consumo medio totale di ogni persona di quattro flavonoli in particolare: canferolo, presente in cavolo, fagioli, tè, spinaci e broccoli; quercetina, presente in pomodoro, cavolo, mela e tè; miricetina, anch’essa presente nel tè, oltre che in vino, cavolo, arance e pomodori, e isoramnetina, in pere, olio d’oliva, vino e salsa di pomodoro.
Le persone con il minor quantitativo totale di flavonoli nella dieta ne consumavano una media di 5,3 milligrammi al giorno, rispetto ai 15,3 milligrammi dele persone con il consumo più elevato. Il 15% dei soggetti che assumevano il maggior quantitativo di flavonoli han sviluppato la malattia di Alzheimer; questa percentuale è arrivata al 54% tra chi ne consumava la minima quantità. La differenza è rimasta anche dopo che i ricercatori hanno considerato altri fattori di rischio per l’Alzheimer come diabete, un precedente attacco cardiaco o ictus o ipertensione.
Nel complesso, i partecipanti con il consumo più alto di flavonoli avevano il 48% in meno delle probabilità, rispetto alle controparti, di sviluppare la malattia di Alzheimer durante il periodo di studio. Inoltre, quando i ricercatori hanno esaminato i quattro diversi tipi di flavonoli, hanno riscontrato che le assunzioni più elevate di isoramnetina o miricetina si associavano al 38% in meno di probabilità di sviluppare l’Alzheimer, mentre il più alto consumo di canferolo si correlava a un rischio inferiore del 51%.
Fonte: Neurology
Lisa Rapaport
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
30 gennaio 2020
© Riproduzione riservata
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