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Mieloma multiplo: “Con BelaMaf i pazienti con malattia avanzata ottengono risultati insperati”. Intervista a Massimo Offidani


Il Belantamab-Mafodotin è un anticorpo monoclonale coniugato diretto contro BCMA, da poco approvato in Europa per i pazienti affetti da mieloma multiplo riplo-refrattari. Questo farmaco offre un'opportunità laddove tutti gli altri farmaci risultano inefficaci, come ci spiega il dottor Massimo Offidani, della Clinica di Ematologia Ospedali Riuniti di Ancona

16 NOV - Di recente è stato approvato in Europa un nuovo anticorpo monoclinale per il trattamento del mieloma multiplo (MM), belantamab mafodotin. Lo studio DREAMM-2, sul quale si basa tale approvazione, ha dimostrato l’efficacia della terapia laddove la malattia è refrattaria alle terapie esistenti. Ne abbiamo parlato con il Dr. Massimo Offidani, della  Clinica di Ematologia Ospedali Riuniti di Ancona.

Dottore, quali sono i bisogni terapeutici insoddisfatti dei pazienti affetti da mieloma multiplo?
La terapia del mieloma multiplo all’esordio va nella direzione di un utilizzo sempre maggiore di combinazioni di 3-4 farmaci, tra cui un immunomodulatore (talidomide, lenalidomide), un inibitore del proteasoma (bortezomib, carfilzomib) e un anticorpo monoclonale (daratumumab) oltre allo steroide. Queste combinazioni sono molto efficaci e determinano per lo più remissioni profonde e molto lunghe. Tuttavia, questa patologia è caratterizzata da ricadute, quindi l’esigenza principale del paziente è, attualmente e sarà sempre di più, avere a disposizione farmaci efficaci al momento della ricaduta che sia precoce o tardiva, dopo essere stato trattato con la maggior parte dei farmaci a disposizione nelle prime linee di terapia

Recentemente l’EMA ha approvato un nuovo farmaco per il mieloma multiplo recidivato-refrattario già trattato con i farmaci suddetti, il belantamab mafodotin. Che impatto avrà sui pazienti tale approvazione?
Questo farmaco, che arriverà a breve anche in Italia, sebbene noi già lo stiamo utilizzando nell’ambito di un programma di pre-autorizzazione, grazie alla fornitura gratuita da parte della azienda produttrice, va a coprire proprio quella fase della recidiva che, al momento, è quasi completamente scoperta e cioè quella in cui i farmaci attualmente a disposizione sono già stati usati. È un’ottima notizia per i pazienti affetti da MM.

In che modo il nuovo farmaco è innovativo?
Il Belantamab-Mafodotin è un anticorpo monoclonale coniugato che, legandosi specificamente ad un recettore presente sulle plasmacellule neoplastiche (BCMA), entra nella cellula e rilascia un chemioterapico che fa danni tali da portarla a morte. L’innovatività del BelaMaf risiede proprio in questo peculiare meccanismo d’azione che non risente di alcuna terapia usata in precedenza. Per la prima volta un farmaco anti-BCMA, un target utilizzato anche dagli anticorpi bispecifici e dalle CAR-T che sono però ancora in studio, viene approvato per la terapia del MM.

Cosa indicano i risultati dello studio DREAMM-2 sull'efficacia e la sicurezza di BelaMaf?
Lo studio DREAMM-2 ha dimostrato che, grazie a BelaMaf, i pazienti con malattia molto avanzata ottengono risultati insperati (se paragonati a quelli delle combinazioni di farmaci attualmente disponibili) in termini di risposte e di sopravvivenza. In fasi meno avanzate ci si attende, come per tutti i farmaci, che i risultati siano migliori. Certo dobbiamo fare i conti con una tossicità oculare che a volte può essere fastidiosa per il paziente ma che impareremo a gestire sempre meglio con l’aiuto degli Oculisti. Per il resto la tossicità è quasi esclusivamente ematologica e di facile gestione per noi Ematologi che siamo abituati a farlo continuamente con i farmaci attuali. Inoltre, la modalità di somministrazione breve (infusione e.v. in 1/2 ora) e ogni 21 giorni è molto comoda sia per il paziente sia per la struttura e non è paragonabile a quella degli anticorpi monoclonali bispecifci e meno ancora a quella delle Car-T in. Termini di complessità e rischio.

Per quali pazienti è indicato il farmaco?
Il BelaMaf è indicato per i pazienti triplo-refrattari, quindi refrattari sia agli immunomodulatori, sia agli inibitori del proteasoma sia agli anticorpi monoclonali. Queste classi di farmaci possono essere usate in linee diverse di terapia come più frequente avviene in questa fase ma, come dicevo sopra, la tendenza è quella di usarli contemporaneamente. Nel primo caso, in quarta linea di terapia, la platea di pazienti eleggibili per BelaMaf non è vastissima mentre nel prossimo futuro la popolazione di pazienti che potranno usufruire di questa terapia può ampliarsi significativamente con la possibilità di usarlo in linee meno avanzate e in associazione ad altri farmaci in base a quali saranno i risultati degli studi in corso.

Qual è, secondo lei, il futuro nel trattamento del mieloma multiplo?
L’immunoterapia è sicuramente la frontiera più avanzata della terapia del MM. Abbiamo iniziato con gli anticorpi monoclonali (elotuzumab, daratumumab, e tra poco isatuximab) in associazione alle terapie in uso e i risultati sono già straordinari. Stanno arrivando agli anticorpi monoclonali coniugati (BelaMaf) e questo porterà, come abbiamo già detto, un importante beneficio nelle fasi più avanzate di malattia. Poi ci saranno anche gli anticorpi monoclonali bispecifici e le Car-T. Il problema maggiore sarà quello di mettere queste nuove terapie nella giusta sequenza e nelle giuste indicazioni. Nel frattempo si sta facendo strada la medicina di precisione con farmaci che agiscono sulla alterazione genetica specifica della singola malattia. Tutto ciò porterà alla guarigione o alla cronicizzazione di una parte sempre più consistente di pazienti affetti da questo tumore. 
 
C.d.F. 

16 novembre 2020
© Riproduzione riservata

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