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Intervista alla neo presidente di Nps, M. Errico: "Sono un esempio vivente dello stigma"


29 NOV - Dal 24 settembre M. Errico ha preso il posto di Rosaria Iardino alla guida di Nps Italia Onlus. Un incarico che non sarà facile rendere compatibile con il suo lavoro che, come racconta in questa intervista al nostro giornale, la costringe ancora a mantenere segreta la sua sieropositività a causa di regole discriminatorie del settore in cui lavora.

Presidente Errico, come sono state queste prime settimane da presidente Nps?
In passato ero stata segretaria nazionale dell’Associazione, per la quale lavoro da 16 anni. Quindi conosco bene il metodo di lavoro dell’associazione così come, negli anni, tutto lo staff ha acquistato competenze specifiche e necessarie per portare avanti le attività dell’associazione. Da questo punto di vista, quindi, il lavoro sta procedendo bene. Certo, io sarò un presidente un po’ nell’ombra rispetto a Rosaria (Iardino, ndr).

E perché?
Perché io sono proprio un esempio dello stigma che persiste nel Paese, come dimostrato anche dall’indagine che abbiamo condotto con l’Università di Padova.
Al di là dell’attività con Nps, infatti lavoro in un settore della PA che, ancora oggi, non mi permette di dichiarare liberamente la mia sieropositività, perché rischierei di essere vittima di vecchi regolamenti e di atteggiamenti discriminatori. Rosaria (Iardino, ndr) lo sa e lo ha accettato, così come il resto dell’associazione.

Allora perché ha accettato un incarico che necessariamente finirà, in un’occasione o un’altra, per renderla visibile e rendere visibile la sua sieropositivià?
Proprio per vincere lo stigma. E lo si vince solo se si costruisce un empowerment tra le persone sieropositive.

L’indagine sullo stigma che avete presentato rileva che in realtà sono proprio i sieropositivi e gli operatori sanitari ad alimentare lo stigma.
In realtà più gli operatori sanitari. Tra i pazienti, infatti, bisogna distinguere quelli che hanno avuto la diagnosi recentemente e quelli che invece convivono con l’Hiv già da tempo. Questi ultimi, infatti, hanno elaborato lo stigma e non riscontrano particolari problemi nella vita di ogni giorno. Al contrario è che ha ricevuto da poco una diagnosi a vedere nella sieropositività una condizione senza futuro. Questo anche perché, a causa delle diagnosi tardive, spesso si scopre di essere malati quando il virus si è già sviluppato in Aids.
Come dicevo, però, chi davvero alimenta lo stigma sono gli operatori sanitari e il nucleo familiare e affettivo che ruota intorno al sieropositivo, e che fa fatica a vedere un futuro sereno per i loro assistiti, per i loro figli e per chi gli sta accanto.

Le diagnosi tardive sono legate in particolare alla sottovalutazione del rischio di contagio attraverso rapporti eterosessuali non protetti?
Dei rapporti sessuali in genere, perché dopo tanti anni, purtroppo, si registra ora anche un nuovo incremento di infezioni tra gli omosessuali.

Si celebra tra due giorni la Giornata mondiale dell’Aids. Ma proprio pochi giorni fa è arrivata la cattiva notizia della cancellazione dei progetti del Global Fund…
Una pessima notizia. Ma le problematiche erano note da tempo. L’Italia non contribuiva ormai da anni, nonostante tutte le associazioni avessero sollecitato il Governo a rispettare gli impegni presi. Un appello che avevamo lanciato con particolare vigore soprattutto in occasione dell’International Aids Society (Ias) dello scorso luglio. Le difficoltà economiche sono evidenti, ma certo non si può pensare di abbandonare certe battaglie, visto le conseguenze di salute ma anche economiche che hanno.

Global Fund a parte, c’è in Italia un impegno da parte delle Istituzioni nella lotta all’Hiv/Aids?
La sensazione è che le istituzioni preferiscano delegare le associazioni. D’altra parte la sensazione è anche che le istituzioni italiane non siano molto preparate sulla materia. Ma il vero problema è un altro. Se tra le istituzioni e le associazioni ci fosse una vera partnership e collaborazione, allora la rete potrebbe funzionare. Le associazioni infatti, metterebbero a servizio delle istituzioni le loro competenze e le loro soluzioni, mentre le istituzioni le renderebbero realizzabili. Il problema è che manca l’ascolto. Lo Stato ci dà anche dei contributi per realizzare progetti e ricerche, ma poi non ci ascolta quando presentiamo i risultati, evidenziamo le criticità e proponiamo le soluzioni per superarle.

Ad esempio?
Questa ricerca sullo stigma, ad esempio, è un progetto molto importante per due ragioni: la prima è che si tratta della prima indagine in questo ambito; la seconda è, grazie alle nuove terapie, i pazienti sieropositivi hanno una lunga aspettativa di vita. Di conseguenza, però, diventa ancora più urgente garantire chela qualità di questa vita e la cancellazione dello stigma. Altrimenti i pazienti rischiano di rimanere isolati tutta la vita.
L’Italia, invece, è molto indietro su questo aspetto. Basti pensare che in altri Paesi alla lotta allo stigma sono dedicati addirittura appositi capitoli di spesa mentre in Italia si è dovuto attendere il 2011 per avere i risultati di una prima ricerca.
C’è da dire, però, che da parte del ministro Fazio avevamo trovato una certa disponibilità.

In che modo il ministro Fazio si è dimostrato disponibile?
Siamo stati ascoltati e le nostre istanze sono state tenute in considerazione. Come nel caso dei dati per i Report Europeo sull’Hiv/Aids. Il nostro, infatti, era tra i Paesi che non consegnava mai dati relativi alla realtà dei sieropositivi in Italia. In occasione dello Iads abbiamo fatto presente questo problema al ministro, che ha disposto l’avvio dei lavori per colmare questa lacuna.
Una certa collaborazione è stata quindi avviata e speriamo che possa continuare con l’attuale Governo e quelli futuri.
Come celebrerà Nps la Giornata mondiale per la lotta all'Aids?
Il ° dicembre tutte le sezioni regionali organizzeranno degli eventi. Stasera, invece, a Roma, ci sarà la serata promossa da Nps nazionale per premiare le personalità che si sono distente per il loro impegno nella lotta all’Hiv-Aids. Tra i premiati Ambra Angiolini, l'on. Santo Versace, il direttore di Vanity Fair Luca Dini, l'on. Rosa Maria Villecco Calipari, Francesca Inaudi, la senatrice Rossana Boldi, la dott.ssa Stefania Piconi, il dott. Alberto Colzi,  l'Hair Stylist Sergio Valente e l'artista Syria. Inoltre una menzione speciale ad Ivan Cotroneo, sceneggiatore, e ai due protagonisti Gabriele Rossi e Nicole Murgia per la loro interpretazione legata alla tematica Hiv nella fiction di Raiuno “Tutti pazzi per Amore 3”.
 

29 novembre 2011
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