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Ospedali: misurare la qualità con le fratture del femore


30 APR - La realtà degli ospedali è la più facilmente misurabile, potendo contare sul dettagliatissimo report annuale delle Schede di dimissione ospedaliera. Sono dunque molti (21) gli indicatori utilizzati nella ricerca per misurare questo settore dell’assistenza, sia in termini di governo della domanda, che di efficienza, appropriatezza e qualità.
È proprio la qualità l’aspetto forse più interessante e innovativo, valutata utilizzando parametri internazionali, come nel caso dei parti cesarei. Un altro intervento sottoposto ad osservazione è quello delle fratture del femore che, per avere un rapido e completo recupero, dovrebbero essere operate entro due giorni. Ciò avviene solo nel 16,23% dei casi in Basilicata, mentre nella provincia di Bolzano si arriva all’83, 63% dei casi.
Per questo tipo di indicatore, però, è molto interessante anche osservare la variabilità di risposta all’interno di ciascuna Regione. Nel Veneto, ad esempio, l’intervento sulla frattura del femore viene eseguito entro due giorni nel 40,71% dei casi, ma con differenze notevolissime tra i diversi ospedali: a Treviso e a Verona la percentuale precipita intorno al 14%, mentre ad Arzignano l’intervento tempestivo è garantito nell’85,26% dei casi. (Vedi allegato A)

Altro aspetto importante è quello dell’appropriatezza. Al di là dei volumi, infatti, occorre tentare di capire se gli interventi o i ricoveri siano davvero necessari o se invece non rappresentino inutili sprechi.
Per cercare di misurare questo aspetto lo studio utilizza sei diversi indicatori, tre relativi all’area medica e tre all’area chirurgica.
In area medica si è misurato, tra gli altri, il tasso di ospedalizzazione per Lea che orientativamente non dovevano essere invece trattati in ospedale, ma che avrebbero dovuto trovare risposte sul territorio. In Piemonte questi ricoveri sono molto ridotti, circa la metà di quanto avviene nella media nazionale, mentre in Puglia, Molise, Calabria e Campania il dato schizza verso l’alto, moltiplicando di tre volte ciò che avviene in Piemonte.
Un indicatore che indaga sulla stessa sfera di inappropriatezza è stato utilizzato per l’area chirurgica. Secondo la letteratura internazionale, solo il 20% dei ricoveri realizzati in un reparto chirurgico dovrebbero concludersi senza alcun intervento operatorio; questa percentuale infatti dovrebbe essere sufficiente a comprendere i casi in cui si è ritenuto opportuno desistere dall’intervento per qualche ragione, mentre una percentuale superiore mostrerebbe disorganizzazione e inappropriatezza nell’uso delle strutture. Solo Marche, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia e la Provincia di Trento mostrano una percentuale di dimissioni da reparti chirurgici senza aver subito interventi inferiore al 20%, mentre la percentuale è più che raddoppiata in Calabria e in Campania. (Vedi allegato B)
Come indicatore di efficienza, tra gli altri, si è infine utilizzato quello che misura la durata della degenza preoperatoria per gli interventi chirurgici programmati. Anche in questo caso le differenze tra Regioni sono significative. Per “prepararsi” all’intervento basta meno di un giorno in Friuli Venezia Giulia, Marche, Emilia Romagna e Lombardia, mentre in media occorrono più di due giorni nel Lazio e in Molise. (Vedi allegato C)

30 aprile 2010
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