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Le reti cliniche integrate territorio-ospedale: quante reti “orfane” a partire dalla “A” di allergologia

di Claudio Maria Maffei

Se non vogliamo che su queste come su tante altre condizioni i LEA lascino un “buco” che rende i cittadini diversi a seconda della Regine in cui vivono, è il momento buono per aprire questo capitolo delle reti cliniche territorio-ospedale che nella sanità del PNRR potrebbe trovare un ambiente favorevole

08 MAR - Lo spunto per alcune riflessioni sulle reti cliniche mi è venuto dagli interventi qui su QS dei colleghi allergologi Asero e Polillo.
 
Nel primo dei loro articoli sul tema, commentando il documento con il “nuovo” DM 70  hanno lamentato la colpevole disattenzione nei confronti della rete della loro disciplina, una rete per così dire “orfana”. 
 
In un successivo intervento hanno sottolineato l’effetto  che avrebbe avuto tale disattenzione unita alla inadeguatezza delle tariffe: la spinta verso la privatizzazione della disciplina.  La loro posizione è stata poi condivisa in un altro intervento  da due società scientifiche di allergologi e immunologi.
 
Mi sono chiesto allora: ma se le reti cliniche fossero nei LEA quali sarebbero esigibili? Il che vorrebbe dire:
- dare una chiara definizione di rete clinica;
- fare un elenco delle reti cliniche classificate per tipologia;
- definire per ogni rete clinica gli standard;
- costruire sistemi di monitoraggio della loro attivazione e funzionamento.
 
Insomma un lavoraccio. Questo compito è in realtà già stato affidato (e in parte svolto) dall’Agenas e quindi questo è solo un invito a completare il lavoro svolto perché i cittadini e i professionisti ne hanno bisogno.
 
Nel sito dell’Agenas  troviamo che “Il concetto di rete clinico assistenziale, previsto nel Decreto Ministeriale 70/2015 (Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera), ha l’obiettivo di assicurare che la presa in carico globale del paziente avvenga in condizioni di appropriatezza, efficacia, efficienza, qualità e sicurezza delle cure, mettendo in relazione professionisti, strutture e servizi che erogano interventi sanitari e sociosanitari di tipologia e livelli diversi.
 
Per la definizione delle Reti cliniche, il Decreto affida ad un Tavolo istituzionale, coordinato da AGENAS e composto da rappresentanti del Ministero della Salute e delle Regioni, il compito di definire le linee guida organizzative e raccomandazioni per il corretto funzionamento della rete.
 
Il Tavolo si avvale di un Coordinamento Tecnico Scientifico che vede la partecipazione di ISS, di AIFA, delle Società Scientifiche, della FNOMCeO, di FNOPI (già IPASVI) e di altre professioni sanitarie e di Cittadinanzattiva, nonché i gruppi di lavoro specifici per le singole patologie.” E’ stato fatto già fatto molto lavoro (vedi quello sulle reti tempo-dipendenti), ma rimangono una serie di buchi i cui effetti sono però molto importanti.
 
Torniamo alla allergologia. In assenza di indicazioni cogenti (il che vuol dire standard e verifiche per le Regioni) il rischio che ci siano Regioni in cui della rete di questa disciplina non ci sia traccia non è un rischio: è una certezza. Pensare che ad esempio questa rete già sta dando dove c’è indicazioni utili per un modello che potrebbe valorizzare le Case della Salute e il “nuovo” modo di vedere la sanità territoriale.
 
Mi riferisco alla rete di allergologia pediatrica del Trentino  che prevede l’inserimento di specialisti pediatri di libera scelta in possesso di idonea formazione e disponibili ad assumere il ruolo di riferimento  al primo livello della rete. In un modello di rete di questo genere le Case della Salute potrebbero fare da spikes per molte condizioni ad alta prevalenza in reti dedicate.
 
Il problema nasce dal fatto che sin dall’origine le reti cliniche sono pensate innanzitutto come reti ospedaliere. Di conseguenza sono proprio le reti integrate territorio-ospedale  quelle in cui cascano molte reti “orfane”. Lascio ai professionisti e agli specialisti impegnati sul campo il compito di segnalarle ma alcuni esempi, allergologia a parte, li indico: la rete per le malattie neuromuscolari (vedi l’esempio della Regione Friuli Venezia Giulia), la rete per le OSAS, sindrome delle apnee ostruttive del sonno (vedi l’esempio della RegioneToscana), la rete per l’epilessia (vedi l’esempio della Regione Emilia-Romagna) e la rete della nutrizione clinica (vedi l’esempio della Regione Piemonte) e  la rete per lo scompenso cardiaco (vedi il modello ipotizzato ad esempio sia nella Regione Marche  che nella Regione Friuli Venezia Giulia , solo per citare solo due tra i tanti documenti dedicati alla gestione integrata ospedale-territorio di questa condizione.
 
Se non vogliamo che su queste come su tante altre condizioni i LEA lascino un “buco” che rende i cittadini diversi a seconda della Regine in cui  vivono, è il momento buono per aprire questo capitolo  delle reti cliniche territorio-ospedale che nella sanità del PNRR potrebbe trovare un ambiente favorevole.
 
Claudio Maria Maffei

08 marzo 2022
© Riproduzione riservata


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