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Donazioni e Trapianti. Calano le liste d’attesa, le donazioni crescono del 12% e i trapianti del 9%. Il Report 2021 del Cnt

di E.M.

Si riducono i tassi di opposizione registrati nelle rianimazioni. Torino primo centro per interventi per quanto riguarda i trapianti di rene e di fegato da donatore deceduto. All’Ospedale di Padova sono stati effettuati più trapianti di polmone, pancreas e rene da donatore vivente. Il maggior numero di donazioni a Careggi. IL REPORT

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La macchina delle donazioni e dei trapianti d’organo non si è fermata. L’attività della rete italiana nel 2021 ha infatti ingranato la marcia recuperando i rallentamenti causati dalla pandemia: le donazioni sono cresciute del 12%, i trapianti del 9%, tornando sostanzialmente ai livelli pre-Covid, confermando quanto già anticipato dal Cnt, e con una crescita in quasi tutte le tipologie di intervento. Diminuiscono anche se di poco le liste di attesa: -2,69% nel 2021 rispetto all’anno precedente.

Certo le differenze tra Regione e Regione rimangono, ma il gradiente Nord-Sud tende ad affievolirsi grazie alla ripresa dell’attività nelle regioni del Centro Sud. Diminuiscono anche i tassi di opposizione registrati nelle rianimazioni: a dire di no sono soprattutto i familiari del potenziale donatore, in circa un quinto dei casi invece l’opposizione è stata rilasciata in vita. Ma nel 2021 sono state raccolte più di 3 milioni di dichiarazioni di volontà con la più alta percentuale di “sì” mai raccolta in occasione del rilascio o del rinnovo della carta di identità in Comune.

L’identikit delle persone che hanno donato i propri organi dopo la morte?  Sono più uomini che donne (54% contro 46%), con un’età media di 60 anni, ma tra i donatori crescono anche gli over 80: sono il 13,6% del totale dei donatori utilizzati, rispetto al 12,7% del 2020.

È questa in estrema sintesi la fotografia scattata dal Report 2021 dell’attività annuale della Rete nazionale trapianti, pubblicato oggi sul sito del Centro nazionale trapianti. Quasi 300 pagine di analisi, grafici e tabelle che mettono a fuoco nel dettaglio l’intera attività della rete di donazione e trapianto del Ssn - ospedale per ospedale -, per quanto riguarda gli organi solidi ma anche i tessuti, le cellule staminali emopoietiche e i gameti per la procreazione medicalmente assistita.

“La nostra Rete ha dimostrato ancora una volta di essere solida e resiliente, anche rispetto all’esperienza di altri Paesi – ha sottolineano Massimo Cardillo Direttore generale del Cnt nella presentazione del Report – i risultati sono stati ottenuti nonostante il Covid-19 non abbia allentato la sua pressione sui nostri ospedali: un dato significativo, infatti, è quello di una crescita proporzionalmente diminuita delle segnalazioni dei potenziali donatori, rispetto all’aumento dei donatori utilizzati, che testimonia la capacità del sistema di ottimizzare le risorse disponibili”.

Il 2021 si caratterizza anche per la presenza di segnali di ripresa dell’attività in molte regioni del Centro-Sud che, prosegue Cardillo “sebbene ancora lontane dai livelli delle migliori regioni del Nord, sono però tutte in recupero”.
Riparte anche la donazione a cuore fermo (con una crescita del 50,9% dei donatori utilizzati rispetto al 2020 e del 255 rispetto al  2019), con un coinvolgimento sempre più ampio di ospedali che partecipano al programma, in varie regioni.

Un altro segnale positivo arriva dalla riduzione dei tassi di opposizione registrati nelle rianimazioni: nella grande maggioranza dei casi si tratta di opposizione riferite dai familiari del potenziale donatore, ma in circa un quinto dei casi l’opposizione è stata rilasciata in vita. “Questo è un dato da monitorare con attenzione – sottolinea il Dg del Cnt – in quanto cresce sempre di più il numero dei cittadini che decidono di manifestare la volontà alla donazione in occasione del rilascio o del rinnovo della carta di identità in comune. Il 2021 è stato da questo punto di vista un anno positivo, perché sono state recepite più di 3 milioni di dichiarazioni di volontà, con la più alta percentuale di “sì” mai raccolta da quando esiste la possibilità per i cittadini maggiorenni di esprimersi con queste modalità”.

La crescita delle donazioni si è tradotta in un aumento del numero di trapianti da donatore deceduto, ma anche da donatore vivente. Certo i numeri sono ancora lontani da quelli di altri Paesi (Regno Unito, Spagna, Stati Uniti), significativi segnali di crescita non mancano. Rispetto all’anno precedente, nel 2021 i donatori utilizzati a scopo di trapianto sono stati 1.387 rispetto ai 1.235 del 2020, e ai 1.379 del 2019.
È così risalito il tasso di donazioni utilizzate per milione di popolazione (PMP) a 23,3 (nel 2020 era del 20,5 e nel 2019 del 22,8. Un risultato raggiunto anche se con qualche distinguo in tutte le Regioni: il dato complessivo relativo alle segnalazioni dei potenziali donatori (A.M.) si attesta a 42,9 per milione di popolazione, passando dalle 105,9 della Toscana alle 17,2 dell’Umbria. Ai primi posti per numero di segnalazioni rispetto alla popolazione residente, oltre la Toscana, ci sono: la Valle d’Aosta (96), la Sardegna (67,6), l’Emilia Romagna (62,3) e il Friuli Venezia Giulia (60,5). Tra le regioni del Sud Italia la performance migliore è della Basilicata (43,4), minata però dall’alta percentuale di opposizioni.

I trapianti eseguiti da donatore deceduto sono stati 3.417 rispetto ai 3.133 del 2020 (+9%), il terzo migliore risultato di sempre. Quelli da donatore vivente sono stati 377, contro i 304 dell’anno precedente (+24%).  L’incremento ha riguardato soprattutto l’attività adulta che ha registrato dati record rispetto agli anni precedenti. Sono stati eseguiti 37 trapianti su scala nazionale, 21 dei quali pediatrici (57%,  +31%) e 16 adulti (43%, +300%).  L’attività di trapianto da donatore vivente continua, pertanto, a rappresentare una quota importante, soprattutto in ambito pediatrico.

Complessivamente, l’aumento dei trapianti riguarda tutti gli organi, fatta eccezione per i polmoni; in particolare, è da rilevare il dato dei trapianti di fegato, che colloca l’Italia ai vertici nel panorama europeo. L’attività di trapianto di fegato da donatore deceduto è aumentata toccando quota 1.359 interventi nel 2021, il 15% in più rispetto al 2020 (1.182); non solo è stato recuperato il 7% di attività persa nell’anno della pandemia ma c’è stato un ulteriore incremento dell’8%.

In forte crescita anche i trapianti di tessuti (+47% rispetto al 2020), in gran parte quelli muscoloscheletrici, ma sono in aumento tutti i tipi di intervento. I dati provenienti dall’analisi degli esiti dei trapianti confermano l’elevata qualità dei risultati a medio e lungo termine, anche rispetto alle casistiche internazionali.

 

Anche i trapianti di cellule staminali emopoietiche da donatore non familiare sono cresciuti nel 2021, in particolare quelli realizzati con donatori italiani. La modalità di donazione più apprezzata rimane quella da sangue periferico, mentre i casi di donazione “tradizionale” da midollo osseo sono in costante diminuzione. Il bilancio delle nuove iscrizioni al Registro IBMDR è positivo rispetto al 2020. “Tuttavia – avverte Cardillo – siamo ancora lontani dai valori pre-pandemici, a causa delle restrizioni delle attività sociali causate dalla pandemia, che hanno impedito numerose iniziative di reclutamento nelle piazze, nelle università e nelle scuole: è necessario migliorare l’adesione ai programmi innovativi di reclutamento dei nuovi donatori, come quello di “Match at home”, che consente la raccolta del campione salivare a domicilio, e che per ora è praticato solo in alcune regioni”.

Le best practice.  L’Azienda ospedaliera universitaria Città della salute e della scienza di Torino conferma la leadership nazionale per quanto riguarda i trapianti di rene e di fegato da donatore deceduto, mentre l’Ospedale di Padova è quello nel quale sono stati effettuati più trapianti di polmone, di pancreas e di rene da donatore vivente. Il primato dei trapianti di cuore va al Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, mentre quello dei trapianti di fegato da vivente va all’Ismett di Palermo.

Sono stati invece ben 214 gli ospedali italiani nei quali sono stati reperiti i 1.387 donatori deceduti utilizzati nel 2021. Il maggior numero di prelievi di organi è stato effettuato al Careggi di Firenze (40), seguito dal Bellaria-Maggiore di Bologna (37), dall’Ospedale Civile Maggiore di Verona (33), dal Policlinico Gemelli di Roma (30) e dal Presidio San Giovanni Battista di Torino (30). Da segnalare la crescita delle donazioni a Sud e nelle isole, dove il primato appartiene al Santissima Annunziata di Sassari (23) e al Cardarelli di Napoli (21).

Liste d’attesa. Oltre all’attività di donazione e trapianti di organi, il rapporto del Cnt fa il punto sulle liste di attesa (che al 31 dicembre 2021 ospitavano 8.065 pazienti e risultavano in calo del 2,69% rispetto alla stessa data del 2020) e sui tempi medi di attesa per ciascun organo, che nelle liste standard vanno da 3,7 anni per il trapianto di cuore a 1,7 anni per il fegato. Tempistiche che però per i pazienti in lista d’urgenza nazionale scendono rispettivamente a 18 giorni per il cuore e meno di 2 per il fegato.

Una novità del Report 2021 sono i dati sull’attività di donazione ed utilizzo di gameti, per la procreazione medicalmente assistita. “In questo ambito – ricorda Cardillo – si registra da tempo nel nostro Paese un’attività donativa insufficiente a coprire il fabbisogno, generando la necessità dei centri e delle coppie di ricorrere all’importazione da centri esteri”.


a cura di Ester Maragò

 



14 luglio 2022
© Riproduzione riservata

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