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Dal Bonus psicologo al “folle pericoloso”. Le fascinazioni, anche drammatiche, attorno al dramma della salute mentale

di Massimo Cozza

Ovviamente si tratta di due aspetti molto diversi ma li accomuna una attenzione a volte troppo superficiale quando attorno al tema della salute mentale che necessiterebbe invece di un piano straordinario finanziato a carattere nazionale che dovrebbe affrontare i vari ambiti, culturale/formativo/preventivo, organizzativo e delle risorse, in particolare di personale

28 OTT -

Il tema della salute psicologica, oggetto di dibattito a livello istituzionale prima al Ministero della Salute e in Parlamento con il bonus psicologo e prossimamente in sede di Conferenza Stato-Regioni con la proposta della Funzione Psicologica, costituisce un fattore fondamentale all’interno del più ampio ambito della salute.

Un tema che si intreccia con i disturbi mentali in un continuum, e per i quali appare ormai ineludibile un piano straordinario finanziato a carattere nazionale che dovrebbe affrontare i vari ambiti, culturale/formativo/preventivo, organizzativo e delle risorse, in particolare di personale.

L’assistenza psicologica dovrebbe essere implementata in primo luogo nelle scuole, con l’apertura in tutti gli istituti degli sportelli d’ascolto psicologico gratuiti e con l’istituzione dello psicologo di base nei distretti socio-sanitari e nelle case della comunità.

Nell’ambito del SSN è comunque centrale l’attività di psicoterapia in particolare nei DSM (compresi minori e disturbi del comportamento alimentare), nei Ser.D e nei Consultori.

È questa la strada giusta per chi crede nel valore della psicoterapia che deve poter essere realizzata, a partire da chi soffre dei disturbi psichici più gravi, dal servizio sanitario nazionale a tutela dell’appropriatezza delle prestazioni, dell’equità e del miglior utilizzo delle risorse disponibili.

È invece errata la strada del bonus psicologo, seppure approvato dal vecchio Parlamento in modo bipartisan, che qualcuno potrebbe chiedere di ripercorrere partendo dal dato delle oltre 300mila domande. Ma così si continuerebbe a destinare risorse pubbliche alla psicoterapia privata, sottraendole al SSN, consentendo ai cittadini di poter essere seguiti per un numero limitato di sedute. E dopo?

Inoltre, è stato attivato un sistema che vedrà l’INPS pubblicare le graduatorie entro il 7 dicembre, senza tener conto delle effettive condizioni psicologiche dei richiedenti, praticamente solo autocertificate.

Ugualmente sbagliata è la strada dell’istituzione nelle ASL di una fattispecie di dipartimento di psicologi, partendo dalla possibilità di organizzare la loro attività in un’unica funzione aziendale, come previsto in un provvedimento legislativo del 2020, varato d’urgenza in una prima fase pandemica.

Confinare gli psicologi all’interno di uno specifico dipartimento aziendale - dal quale dovrebbero dipendere le assegnazioni nei diversi presidi, la tipologia degli interventi da svolgere, la formazione etc. - in primo luogo appare riduttivo e penalizzante per la loro valorizzazione professionale. Basti pensare ai diversi psicologi che oggi dirigono dipartimenti, unità operative complesse e semplici, e che un domani potrebbero avere compiti gestionali solo all’interno del Dipartimento di psicologia, essendo difficilmente ipotizzabile, ad esempio, un direttore psicologo di una UOC di un DSM, che dipende dal Direttore del Dipartimento di Psicologia, cioè da un Dipartimento diverso rispetto a quello nel quale lavora.

Ma il tema centrale è il valore di un approccio integrato al quale non può che corrispondere un tessuto connettivo unitario e pluriprofessionale, dove le attività sono discusse e condivise all’interno dei presidi tra le diverse professionalità. Una piramide monoprofessionale di psicologi rappresenterebbe un vulnus per la realizzazione di reti pluriprofessionali e di una sanità integrata.

In particolare, nel paradigma bio-psico-sociale che dovrebbe rappresentare la bussola delle attività per una salute mentale comunitaria, la parte “psi” è ben incardinata ed integrata con l’aspetto “bio” e l’aspetto “sociale”. Il fattore psicologico deve essere parte di un concetto unitario di salute mentale, che non può prescindere da una unitarietà anche dal punto di vista dell’organizzazione aziendale.

Concludendo, il tema del disagio psicologico non può essere affrontato con interventi spot, ma appare meritevole di una più ampia progettualità da parte della politica e delle istituzioni, partendo dal servizio pubblico.

Postilla. Le cronache odierne riguardanti gli omicidi al centro commerciale di Assago e nella caserma dei carabinieri di Asso pongono all’attenzione dell’opinione pubblica il tema del “folle pericoloso”, con il rischio di alimentare pregiudizi e stigma nei confronti di milioni di persone con disturbi mentali.

E’ opportuno quindi chiarire, come scritto nella guida della Società Italiana di Psichiatria Forense, che il comportamento violento sulla persona è “un evento imprevedibile ed inevitabile”, fermo restando le utili modalità di prevenzione clinica in particolari situazioni di crisi. Evento ad eziologia multi determinata (costellazione di variabili bio-psico-sociali), a diagnosi multi assiale con irrepetibili circostanze di tempo, luogo e persone, a prevenzione e trattamento multi strategico (medico, psichiatrico, psicologico, sociale, culturale, legislativo, politico etc.).

È utile anche segnalare che, ai sensi del codice penale Rocco del 1930, chi commette un reato per “infermità mentale” viene considerato non imputabile, socialmente pericoloso e sottoposto a misure di sicurezza, che oggi possono essere realizzate sul territorio a cura dei Dipartimenti di Salute Mentale oppure nelle cosiddette REMS sempre all’interno dei DSM. Dopo oltre 90 anni si dovrebbe arrivare a modificare il codice penale, consentendo lo svolgimento del processo anche per le persone con disturbi mentali, la loro possibile condanna, e il loro trattamento al di fuori del carcere oppure dentro, se la Magistratura ravvisa prevalenti le esigenze di sicurezza della collettività. Investendo le necessarie risorse, in primo luogo di personale, per i DSM, e implementando la rete della tutela della salute mentale in carcere.

Massimo Cozza

Direttore Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2



28 ottobre 2022
© Riproduzione riservata


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