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Il Pnrr, la Meloni e l’impegno a riorganizzare il Ssn

di Ettore Jorio

Ed è qui la vera mission della riscrittura del PNRR: prevedere le risorse che in aggiunta ai ripetuti 15 miliardi possano rendere le strutture di comunità vivibili. Ciò nel senso di essere animate del personale necessario e completate delle attrezzature indispensabili, negoziando sin da ora un impegno aggiuntivo quotidiano dei medici di famiglia.

01 GIU -

No a cattedrali nel deserto! Così come fatto in passato. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni a margine di un confronto avuto il 30 maggio scorso con i sindacati sul tema della salute e su come utilizzare le risorse del Pnrr. Più esattamente, quelle previste nelle componenti 1 e 2 della Missione 6, per complessivi 15 miliardi di euro o poco più.

Nelle dichiarazioni successive un serio impegno, che ci si aspettava da anni: di porsi l’obiettivo di una riforma complessiva della salute passando dalla riorganizzazione sistemica del Servizio sanitario nazionale, oramai obsoleto sul piano erogativo.

Una novità in assoluto, questa, solo se la si considera incentrata su una nuova e radicale impostazione dei servizi - aggiungiamo noi territoriali in senso stretto - e sulla valorizzazione dei professionisti.

Tutto questo, preso in considerazione all’attuazione del Pnrr-Salute secondo i dettami strutturali introdotti dal DM77, lascia pensare ad una revisione di quanto immaginato sino ad oggi dalle Regioni, che hanno lavorato nell’ottica di accontentare i desideri dei sindaci piuttosto che privilegiare il fabbisogno epidemiologico e il rischio epidemico rispettivamente mai rilevato e valutato.

L’accesso alle cure, da perfezionarsi attraverso una corretta presa in carico della persona, è divenuto un sogno per tanti cittadini, specie di quelli residenti nel Mezzogiorno, con particolare riferimento alle periferie ma anche di quelli domiciliati nei centri urbani, anche essi a secco di una sanità efficiente.

Di conseguenza, e qui la Meloni lo fa presumere bene, è necessario assicurare una corsia preferenziale a due progetti: l’attivazione delle strutture di prossimità (Case e Ospedali per l’appunto di comunità), magari rivisitate nella loro collocazione e nel loro abbinamento, fino a quanto i numeri lo consentano; la messa in funzione della telemedicina e di tutti i supporti utili all’assistenza domiciliare.

In proposito, il Collegio di controllo concomitante della Corte dei conti sul Pnrr ha sollecitato, con le delibere n. 9, 10 e 13 di quest’anno, un maggiore dinamismo e impegno realizzativo.

A tutto questo fa eco un altro importante elemento, ovverosia quello di dare vita a nuove strategie realizzative delle altrimenti cattedrali nel deserto.

Ed è qui la vera mission della riscrittura del PNRR: prevedere le risorse che in aggiunta ai ripetuti 15 miliardi possano rendere le strutture di comunità vivibili. Ciò nel senso di essere animate del personale necessario e completate delle attrezzature indispensabili, negoziando sin da ora un impegno aggiuntivo quotidiano dei medici di famiglia.

Fare il contrario si farebbe il tifo per le Cattedrali nel deserto.

Ettore Jorio



01 giugno 2023
© Riproduzione riservata


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