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Se i farmaci vanno a "ruba". Uno studio di Transcrime stima furti in un ospedale su dieci. Al primo posto gli anticancro


Lo rileva il centro interuniversitario (Cattolica di Milano e Univeristà di Trento).  Il calcolo basato sui dati delle denunce di furto finite sui gioanli newgli ultimi 7 anni. Ogni furto è costato all’ospedale circa 330 mila euro. Il danno complessivo si aggira sui 18,7 milioni. Il maggior numero di furti al “Federico II” di Napoli e al “Cardarelli” di Campobasso. LO STUDIO.

17 MAR - Insieme alla contraffazione, i furti di farmaci si sta rivelando un nuovo preoccupante fenomeno nell’ambito del crimine farmaceutico, peraltro in forte crescita nell’ultimo periodo. Come emerge dallo studio “The theft of medicines from Italian hospitals" realizzato da Transcrime, il Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dell’Università degli Studi di Trento, e pubblicato oggi sul sito dell’Aifa.

Dei 68 furti avvenuti tra il 2006 e il 2013 e analizzati nel rapporto, infatti, ben 51 risalgono al solo 2013, altri 10 al 2012. E parliamo esclusivamente dei casi finiti sui giornali. Lo studio si basa infatti su una rassegna delle notizie relative ai furti di medicinali riportate dai quotidiani italiani tra il 2006 e il 2013. Il dato, dunque, potrebbe dunque essere ampiamente al di sotto della realtà, come osserva Transcrime nello stesso rapporto in cui si sollecita più attenzione al fenomeno.

Dai dati dello studio emerge un quadro già preoccupante: almeno un ospedale italiano su dieci ha subito un furto di farmaci con una perdita, per ogni episodio, pari a circa 330 mila euro; negli ultimi 7 anni il danno complessivo è stimabile intorno ai 18,7 milioni di euro.

“La problematica – rileva il rapporto - si riscontra sull’intero territorio nazionale, con un’incidenza maggiore nelle regioni con alti livelli di criminalità organizzata (Sud Italia) e in quelle di confine, geograficamente prossime all’Europa dell’Est e alla Grecia, probabili mete di destinazione dei medicinali rubati (regioni del Nord Est e regioni affacciate sull’Adriatico)”. In particolare, Campania e Puglia rappresentano il 45% dei casi totali, seguite dal Molise; al Centro e al Nord le regioni più colpite sono invece Lazio, Lombardia e Friuli Venezia Giulia.

Gli ospedali che hanno registrato il numero maggiore di furti sono quelli più grandi in termini di dimensioni e attività (con un maggior numero di discipline/reparti), strutture più vulnerabili e difficilmente sorvegliabili per via del maggior turnover del personale tutto e della propria estensione, come per esempio il “Federico II” di Napoli  e il “Cardarelli” di Campobasso, seguiti dal San Paolo di Bari e all'ASl di Cerreto Sannità (Benevento), con 2 furti ciascuna..

“Il fenomeno - spiega ancora lo studio - può essere determinato da una varietà di fattori: la necessità di acquistare medicinali a prezzi più bassi di quelli del mercato legale (se non rimborsati dal SSN) o di reperire farmaci carenti, oppure la volontà di ricorrere a farmaci e sostanze attive legali per finalità illegali (ad esempio, l’uso di EPO nel doping)”.

Tra i farmaci più frequentemente oggetto di furto rientrano quelli più costosi: gli antitumorali (sottratti in 32 casi), seguiti dagli immunosoppressori (13 casi), gli antireumatici (12) e i farmaci biologici (10), ma anche farmaci usati per fini illeciti e medicinali correlati agli stili di vita, come quelli per il trattamento delle disfunzioni erettili. Nella maggior parte dei casi si tratta di farmaci di classe H o A, la cui spesa è interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale: ciò, ovviamente, causa danni alla salute dei pazienti e allo Stato. “È presumibile - secondo lo studio - che questi farmaci vengano reimmessi sul mercato illegale, a livello nazionale ma anche all'estero, in Paesi caratterizzati da un sistema sanitario più debole o da difficoltà di accesso ai canali legali (es. Est Europa e Grecia)”. E, secondo gli esperti, la geografia dei furti, la tipologia dei farmaci sottratti e le modalità di ricettazione confermano l‘ipotesi che in questa attività illecita possa essere coinvolta la criminalità organizzata, sia italiana sia straniera (soprattutto dell'Est Europa), in grado di “piazzare” i medicinali sul mercato illegale, anche estero.

“Le ragioni per cui il settore farmaceutico è vulnerabile al traffico illecito - spiega lo studio - sono molteplici: i farmaci sono beni primari, non sostituibili; la loro domanda è in continuo aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione e dei cambiamenti delle abitudini; il loro valore commerciale è generalmente alto, soprattutto per quelli usati nella cura di patologie gravi; non tutti i farmaci sono accessibili gratuitamente o a basso prezzo (alcuni farmaci possono essere distribuiti solamente dagli ospedali o sotto il controllo di uno specialista). Inoltre, le loro caratteristiche (di volume ridotto e peso leggero) li rendono facilmente occultabili e trasportabili; le nuove tecnologie hanno poi semplificato sia la produzione sia la distribuzione di farmaci rubati o contraffatti. La domanda di farmaci è quindi in costante aumento, sui mercati legali come su quelli illegali e le organizzazioni criminali cercano di soddisfare questa domanda usando tutti i mezzi possibili, dalla contraffazione ai furti”.

“I risultati dello studio non rappresentano solo un primo passo verso una maggiore conoscenza del fenomeno ma possono, nel contempo, essere di aiuto sia nelle inchieste già in corso sia nella pianificazione delle attività di prevenzione”, commenta l’Aifa, evidenziando come l’Agenzia “dedica da tempo attenzione nel quadro delle attività di controllo finalizzate a individuare sul nascere fenomeni riconducibili a profili di illegalità, come testimoniato dall’avvio, in collaborazione con Farmindustria, ASSO-RAM e Comando Carabinieri TS-NAS, di un progetto pilota che, attraverso la condivisione dei dati relativi ai furti, aggiornati costantemente sulla piattaforma messa a disposizione dall’AIFA, ha l’obiettivo di delineare, a partire dall’analisi degli stessi, adeguate strategie in termini di prevenzione e contrasto”.
 

17 marzo 2014
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