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I medici ospedalieri sono sempre più professional?

di Fabio Florianello, Rossana Caron e Carlo Palermo

Siamo alla vigilia di un obbligato ripensamento dell’organizzazione ospedaliera che prevede l’incremento di posti letto, di unità operative specialistiche ed inevitabilmente di posizioni gestionali che non possono che essere affidate ai Medici. Anche perché Il ripensamento comporta un percorso estremamente complesso dove senza il contributo dei Medici e senza il loro attivo coinvolgimento la progettazione e l’attuazione di ogni provvedimento è destinato a produrre risultati negativi

31 LUG - Alla vigilia della riorganizzazione degli ospedali in parte anticipata dal DL Rilancio con un “riordino della rete ospedaliera in relazione all’emergenza Covid-19”, non può tuttavia sfuggire la trasformazione già subita dagli ospedali in particolare nell’ultimo decennio.

Trasformazione che, nonostante tutto, si è indirizzata verso meno ospedale, se pure in chiave di semplice riduzione dei costi, con diminuzione dei Posti Letto, delle Unità Operative, del Personale, purtroppo con un incerto disegno progettuale, senza attenzione all’evoluzione epidemiologica, demografica, ai nuovi bisogni e con scarsa attenzione soprattutto alla risorsa umana presente negli ospedali che, nella recente pandemia, ha dimostrato essere il baluardo fondamentale per combattere il virus.
 
In pratica una trasformazione all’insegna di un esclusivo fattore economico che, per quanto riguarda i Medici ospedalieri, ha pensato bene non solo di ridurne il numero complessivo, ma di ridurne drasticamente anche le posizioni gestionali, mediante un’evidente strategia di progressiva conversione della dirigenza medica da gestionale verso un perimetro professional. Negando la competenza, l’esperienza e gli obblighi dei Medici nella gestione delle Unità Operative.

Oltre al minimo risparmio economico, tutto questo non sta certo contribuendo alla gratificazione di un’intera categoria che ai già scarsi livelli economici vede così ridursi il riconoscimento di competenze non facilmente sostituibili e la limitazione verso possibili progressioni di carriera che anche le nuove posizioni previste dall’attuale contratto non possono supplire.
 
I dati
L’analisi che presentiamo si riferisce al periodo 2010-2018 ed è relativa alle variazioni messe in campo circa il numero di Unità Operative Specialistiche (UU.OO), di Posti Letto (PL), di Direttori di Struttura Complessa (SC), di Responsabili di Struttura Semplice (SS) e Dirigenti Professional (Dir Med) (Tab. 1).
 
Nel periodo analizzato oltre alla nota riduzione di 33.403 PL, sono state ridotte di 1.194 le UUOO Specialistiche, mentre la dirigenza medica gestionale (SC e SS) ha perso 10.508 posizioni, di cui 2.819 SC e 7.689 SS. Parallelamente è aumentata di 5.694 la Dirigenza Professional. 
 
 
 
Discussione
I dati presentati sono la dimostrazione inequivocabile di un’operazione verso un’organizzazione del lavoro ospedaliero che, in modo non dichiarato, è indirizzata ad un progressivo spostamento del medico verso una dirigenza di tipo tecnico-professionale, sottraendolo a responsabilità gestionali che pure per obbligo naturale e normativo rimangono inevitabili.

Il medico, infatti, è il primo responsabile dei percorsi diagnostici, terapeutici e delle relative scelte che implicano un’ordinazione di spesa da cui dipendono i bilanci ospedalieri a voler porre l’accento sul solo fattore economico tralasciando tutte le altre competenze, doveri e responsabilità. E la progressiva riduzione e limitazione di tali responsabilità gestionali, oltre a negare sviluppi di carriera, priva il sistema di figure naturalmente coinvolte e competenti in questo complesso sistema.
 
La trasformazione fin qui realizzata non sembra aver dato esiti positivi in particolare sotto il profilo gestionale. E non per lo scarso impegno dei Medici, ma soprattutto per averne limitato, se non negato proprio l’affidamento gestionale, a partire dai corsi abilitanti alle funzioni di direzione di struttura complessa senza programmi nazionali, senza linee di approfondimento comuni, ma lasciate alla libera iniziativa (e fantasia) di università e aziende organizzatrici dei corsi stessi.
 
A fronte della riduzione di 1.194 Unità Operative Specialistiche si evidenzia la diminuzione di ben 10.508 posizioni gestionali, di cui 2.819 Strutture Complesse e di 7.689 Strutture Semplici e il contemporaneo incremento di 5.694 Dirigenti Professional.

Ma come si vede la chiusura di Unità Operative, gli accorpamenti, le attribuzioni a scavalco su più presidi, il conferimento di funzioni temporanee, non raggiungono nemmeno lontanamente il ridimensionamento delle posizioni gestionali realizzato. Dimenticando che Unità Operative ed èquipes “non sono catene di montaggio ma sistemi complessi dove etica, relazioni umane, tecnica, scienza, economia e organizzazione si mescolano. E in ogni caso non si può fondare una organizzazione esclusivamente sul fattore tecnico ed economico” (C.Palermo).
 
Come si è detto all’inizio siamo alla vigilia di un obbligato ripensamento dell’organizzazione ospedaliera che prevede l’incremento di posti letto, di unità operative specialistiche ed inevitabilmente di posizioni gestionali che non possono che essere affidate ai Medici. Anche perché Il ripensamento comporta un percorso estremamente complesso dove senza il contributo dei Medici e senza il loro attivo coinvolgimento la progettazione e l’attuazione di ogni provvedimento è destinato a produrre risultati negativi.

È l’esperienza che anche l’attuale crisi insegna. 
 


 




Fabio Florianello – Esecutivo Nazionale ANNAO ASSOMED
Rossana Caron – Consigliere Regionale Lombardia ANAAO ASSOMED
Carlo Palermo – Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED


31 luglio 2020
© Riproduzione riservata


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