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Medicina generale. Come uscire dall’impasse e dal falso problema della dipendenza

di Antonio Panti

Facciamo un buon accordo per i giovani rispettando la transizione dei vecchi e rilanciamo la cultura olistica del medico generale e la sua capacità di relazione col paziente. I medici hanno bisogno di serenità e di tempo tolto alla burocrazia e dedicato alla professione; allora, come sostiene la FIMMG, si misurerà appieno la loro professionalità

29 SET - Su QS è apparso un articolo di Ivan Cavicchi a proposito di medicina generale che sta attraversando un periodo di grave incertezza: da eroi a capri espiatori il passo è più breve di quanto sembri e gli amministratori del servizio sanitario, dopo aver lasciato i medici di famiglia senza protezioni e supporti, scoprono ora le gravi carenze del territorio.
 
È vero, come sostiene Ivan, che l’accordo nazionale del 1995 (DPR 484 del 26/7/95) avrebbe dovuto essere il fulcro di un cambiamento verso una maggiore integrazione territoriale del MG pur mantenendo le solide basi dell’ACN.
 
Ricordo benissimo la frase citata da Ivan, contenuta nella premessa all’accordo, perché la proposi io (ero segretario nazionale della FIMMG) e la delegazione pubblica la accettò. Che è successo poi? Poco davvero e perché? I medici generali non sono esenti da colpe, è vero, ma come si fa a discutere di innovazione se manca la controparte pubblica?
 
Ora si cercano i colpevoli e si trova sempre un giornalista che fa inchieste per sentito dire. Il fatto è che siamo eredi di decenni di non governo e di deterioramento amministrativo, con pochissime eccezioni. I MG non sono né santi né eroi, ma professionisti che hanno tentato di mantenere, con fatica e buon senso, un buon rapporto tra la popolazione e il servizio sanitario.
 
Altresì non diciamo niente di nuovo perché sappiamo da molti anni che il MG ha da cambiare e per questo abbiamo lavorato tanto sul corso triennale. La pandemia è solo un catalizzatore di ansie presenti da tempo e trascurate purtroppo dalla stessa categoria.
 
Anche nelle Regioni più avanzate, come la Toscana, ci siamo fermati e delibere già pronte, volte a innovare il servizio territoriale secondo i nuovi bisogni della gente, sono rimaste al palo.
 
Allora proviamo a andare avanti. La FIMMG andrà al Congresso tra pochi giorni con una proposta, pubblicata su QS, che, a mio avviso, risponde del tutto alle esigenze della modernità postpandemica. Forse non sarà perfetta, ma è un enorme passo avanti. Troverà ascolto?
 
Questo è il vero problema perché quali interessi siano ormai in gioco nella medicina territoriale comincia a essere chiaro: la gestione delle case della salute e l’informatizzazione non solo dei medici ma degli assistiti in particolare dei cronici, non sono investimenti da poco e risvegliano l’attenzione dei cosiddetti mercati.
 
Ma la proposta della FIMMG è sul tavolo e, se non ci sono diversi e sospetti condizionamenti, si può concludere l’accordo e, così, risolvere due questioni fondamentali: l’obbligatorietà delle prestazioni (non può esistere volontarietà nel vaccinare) e l’iscrizione di ciascun medico in una AFT che è responsabile H24 di un definito territorio (il lavoro individuale è nei confronti del paziente non dell’organizzazione).
 
La proposta della FIMMG rende anche giustizia, in linea con l’ottimo intervento di Grazia Labate, del falso problema della dipendenza dei MG come soluzione di tutti i mali delle cure primarie. Immaginate le Regioni che garantiscono 60.000 ambulatori anche nelle più lontane montagne e che suppliscono al rapporto di fiducia con l’orario di lavoro; non accadrà invece che appalteranno la gestione del territorio a qualche privato?
 
La convenzione nacque su alcuni capisaldi tuttora validi, il ciclo di fiducia, la quota capitaria, il massimale, il rapporto ottimale che finora ha fatto aggio sui comuni e va oggi calcolato sulle aree di competenza delle AFT che fanno capo a una casa della salute.
 
Facciamo quindi un buon accordo per i giovani rispettando la transizione dei vecchi e rilanciamo la cultura olistica del medico generale e la sua capacità di relazione col paziente. I medici hanno bisogno di serenità e di tempo tolto alla burocrazia e dedicato alla professione; allora, come sostiene la FIMMG, si misurerà appieno la loro professionalità.
 
Antonio Panti
Già segretario nazionale FIMMG
 


29 settembre 2021
© Riproduzione riservata


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