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Suicidio assistito. Associazione Coscioni accompagna 89enne con Parkinson in Svizzera. La Procura di Bologna chiede l’archiviazione


Il procuratore si è basato sulla sentenza della Corte costituzionale del 2019 sul caso Dj Fabo. E ha ritenuto, rifacendosi anche ad altri precedenti simili, di dare una interpretazione più ampia al concetto di "trattamento di sostegno vitale" previsto dalla Consulta, estendendolo "a situazioni ulteriori rispetto al collegamento della persona con un macchinario che ne assicuri la persistenza delle funzioni vitali". Nel caso specifico: il trattamento farmacologico. Si attende ora la decisione del Gip.

15 FEB -

Nella giornata di lunedì, dopo un'indagine rapidissima durata meno di cinque giorni, con il weekend in mezzo, la Procura di Bologna ha chiesto l'archiviazione del fascicolo aperto con l'autodenuncia delle attiviste dell'associazione Luca Coscioni per aver accompagnato al suicidio assistito una donna di 89 anni, malata di Parkinson.

Il procuratore Giuseppe Amato, che ha firmato personalmente il provvedimento, si è basato sulla sentenza della Corte costituzionale del 2019 sul caso di Fabiano Antoniani, 'Dj Fabo'. E ha ritenuto, rifacendosi anche ad altri precedenti simili, di dare una interpretazione più ampia al concetto di "trattamento di sostegno vitale" previsto dalla Consulta, estendendolo "a situazioni ulteriori rispetto al collegamento della persona con un macchinario che ne assicuri la persistenza delle funzioni vitali". Nel caso specifico: il trattamento farmacologico.

Giovedì 9 febbraio le attiviste Felicetta Maltese e Virginia Fiume, insieme a Marco Cappato, rappresentante legale dell'associazione Soccorso Civile e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, si sono presentate alla caserma dei carabinieri di via Vascelli per autodenunciare quanto fatto il giorno precedente, accompagnando la bolognese Paola a morire in Svizzera. La Procura li ha iscritti per istigazione e assistenza al suicidio e ha in breve tempo mandato il fascicolo verso l'archiviazione: ora si attende la decisione del Gip.

"Se la linea della Procura sarà confermata, si tratta di un precedente importante per il diritto alla libertà di scelta", ha commentato l'associazione Coscioni. Un punto importante della questione, per il procuratore Amato, è che tra i "mezzi artificiali di sostegno vitale" a cui si riferisce la Consulta nella sentenza su Dj Fabo, possono rientrare anche "quei trattamenti farmacologici la cui riduzione potrebbe determinare un peggioramento delle condizioni e portare poi alla morte".

La nozione di trattamento di sostegno vitale deve essere intesa, quindi, in modo più estensivo, "come comprensiva anche di quei trattamenti di tipo farmacologico, interrotti i quali si verificherebbe la morte del malato anche se in maniera non rapida", scrive Amato nella richiesta di archiviazione.



15 febbraio 2023
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