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Diabete: subito è meglio


Al via un progetto concepito dall’Associazione Medici Diabetologi e volto a modificare la gestione della malattia diabetica in Italia: intervenire tempestivamente e intensivamente già alla diagnosi consente di ridurre drasticamente le complicanze cardiovascolari.

25 MAG - Aspettare, quando si ha a che fare con il diabete, è non soltanto inutile ma perfino dannoso. Basti pensare che se la malattia venisse trattata in maniera rigorosa almeno 5 anni prima si potrebbero ridurre le complicanze cardiovascolari sino a oltre il 40%. E le complicanze sono non solo un aggravio per la salute e la qualità di vita del paziente ma anche una delle voci di spesa maggiore per il Servizio sanitario nazionale. È infatti connesso a esse circa il 50% dei costi diretti del diabete, derivanti soprattutto dall’elevato impatto dei ricoveri ospedalieri.
Nonostante questi dati, dalle rilevazioni compiute dall’Associazione Medici Diabetologi (Amd) attraverso un sistema di indicatori della qualità dell’assistenza diabetologica denominato “Annali Amd”, risulta che ogni anno circa il 17% delle visite effettuate negli oltre 650 centri diabetologici che afferiscono ad Amd siano ‘primi accessi’, cioè persone con diabete che si presentano al centro per la prima volta, ma già con malattia in atto mediamente da oltre 7 anni. I neo-pazienti presentano spesso valori di emoglobina glicata fuori norma (in media 7,4%) e un profilo di elevato rischio cardiovascolare: pressione del sangue oltre i valori di 140/90 mmHg nel 58,6% dei casi, colesterolo Ldl superiore a 130 mg/dl nel 34,7%.
Da questa situazione grave e in forte contrasto con le linee guida nazionali e internazionali è nato il progetto “Subito!”, concepito da Amd e presentato alle Istituzioni oggi presso la Biblioteca Giovanni Spadolini del Senato.
Obiettivo del progetto: migliorare il compenso metabolico della persona con diabete, cioè riportare i valori della glicemia alla normalità e mantenerli costantemente sotto controllo, sin dall’esordio della malattia o comunque alla sua diagnosi, al fine di ridurre il peso delle complicanze cardiovascolari nei successivi 5 anni. “Contiamo di farlo attraverso un lavoro organico di formazione, educazione e comunicazione che non coinvolga solo i diabetologi, ma anche medici di medicina generale, altri specialisti, associazioni di volontariato, Istituzioni e mondo dell’industria, perché siamo consapevoli che solo lavorando e impegnandoci insieme possiamo rendere il nostro lavoro più efficace e più efficiente, nell’interesse delle persone con diabete”, ha spiegato Sandro Gentile, presidente AMD.
“Perseguire lo stretto controllo della glicemia sin dalla diagnosi al fine di ridurre le complicanze cardiovascolari a lungo termine è, tra l’altro, una delle principali raccomandazioni contenute nella revisione 2009-2010 degli Standard Italiani per la cura del diabete mellito” ha proseguito Gentile.
Il progetto, che ha ricevuto il contributo non condizionato della Fondazione MSD, si svilupperà in diverse direzioni: la formazione del medico a un nuovo approccio alla malattia, fondato sul principio che la strada giusta non è far scendere la glicemia quando si è già assestata su valori scadenti, ma impedire che essa si deteriori; l’educazione terapeutica, per coinvolgere maggiormente la persona con diabete a un ruolo attivo nella gestione della sua malattia; la ricerca, per migliorare le conoscenze della patologia; la misurazione dei risultati di processo, per rendere più efficace ed efficiente l’intervento; il governo clinico, con l’impegno a diffondere la cultura della continuità assistenziale, della presa in carico e dell’interazione fra i vari operatori -  medici del territorio, diabetologi, altri specialisti e professionisti - a vario titolo coinvolti nell’equipe diabetologica. 

25 maggio 2010
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