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Punture insetti. Fondazione Maugeri: rischi e precauzioni sotto il sole


D’estate si trascorre molto più tempo all’aria aperta e c’è maggior rischio di punture di insetti che nei soggetti allergici possono portare a shock anafilattico. La Fondazione Maugeri si occupa della gestione di pazienti allergici attraverso esami specialistici e immunoterapia

16 LUG - Api, vespe, gialloni e calabroni: il veleno degli Imenotteri contiene sostanze con attività tossiche e irritanti che nel caso di soggetti allergici può portare a reazioni gravi come lo shock anafilattico. In Fondazione Maugeri l’Ambulatorio per Allergia a veleno di imenotteri si occupa della gestione di pazienti allergici attraverso esami specialistici e immunoterapia
Nidificano in luoghi soleggiati e asciutti, nelle grondaie, negli anfratti dei muri e sotto i tetti delle case, nelle cave degli alberi e sui rami degli arbusti; sono attratti dalla frutta zuccherina e dagli oggetti sgargianti.
 
Si tratta degli imenotteri: api, vespe, gialloni e calabroni, che sotto il solleone possono diventare insidiosi nemici di chi, per hobby o lavoro, trascorre molto tempo all’aria aperta. E questo non solo per il fastidioso gonfiore, l’arrossamento e il lieve dolore che possono manifestarsi nella zona della puntura, provocando una reazione locale, ma soprattutto per i soggetti allergici che rischiano una reazione generalizzata grave, fino allo shock anafilattico che, in alcuni casi, può essere mortale.
 
I soggetti maggiormente colpiti sono gli apicoltori assieme ad agricoltori, giardinieri, operatori ecologici e muratori. I fattori di rischio più rilevanti per le reazioni generalizzate gravi sono la sede della puntura (più pericolose le punture al volto e al collo), l’età (gli anziani sono più a rischio, soprattutto se ipertesi  o con patologie cardiache e respiratorie), l’uso di farmaci, antipertensivi come beta-bloccanti o ACE inibitori, il tipo di insetto (l’ape è più pericolosa della vespa), e il consumo di alcool.
In Fondazione Maugeri è attivo, presso il Servizio Autonomo di Allergologia e Immunologia Clinica, l’Ambulatorio per Allergia a veleno da Imenotteri, diretto da Gianna Moscato, dove attualmente vengono trattati circa 50 pazienti con questa allergia.
 
“Un soggetto che dopo una puntura di imenottero manifesta una reazione mai avuta in precedenza - afferma Gianna Moscato - deve andare subito al Pronto Soccorso soprattutto in presenza di sintomi gravi e generalizzati come difficoltà a respirare, senso di mancamento e dolori in zona epigastrica; se invece manifesta una reazione locale estesa deve recarsi dal medico curante che lo indirizzerà a un centro specializzato per effettuare una corretta diagnosi e stabilire la strategia preventivo-terapeutica più adeguata. I soggetti con una diagnosi accertata di allergia a veleno di imenotteri devono sempre portare con sé un preparato a base di adrenalina per auto somministrazione da impiegare prontamente in caso di comparsa di sintomi gravi, secondo le spiegazioni che vengono fornite a ogni paziente dai sanitari”.
 
“L’adrenalina - conclude la Moscato - è infatti l’unico potente antiallergico in grado di agire tempestivamente nella fase acuta in tutti i casi di improvvisa e generalizzata reazione allergica (reazione anafilattica); quanto prima viene somministrato, alla comparsa dei primi sintomi, tanto maggiore è la sua efficacia”.
 
“Presso l’Ambulatorio per Allergia a veleno da imenotteri della Fondazione Maugeri - prosegue Carlo Biale, il medico che dirige l’Ambulatorio - effettuiamo tutti i test cutanei e di laboratorio prescritti dalle Linee Guida Internazionali per accertare l’esistenza di un’allergia a imenotteri. Nei soggetti con diagnosi confermata il vaccino (immunoterapia specifica) è l’unico trattamento in grado di garantire una protezione completa: è infatti protettivo nel 95-98% dei pazienti trattati, consentendo al soggetto allergico a veleno di imenotteri di condurre una vita normale. Il vaccino consiste nell’iniezione sottocutanea di veleno in dosi gradualmente crescenti per stimolare i meccanismi protettivi dell’organismo contro gli effetti di ulteriori punture. Una volta raggiunta la dose di mantenimento, la terapia deve essere continuata con iniezioni a intervalli crescenti (da 4 a 6 settimane) per almeno 5 anni”.

16 luglio 2012
© Riproduzione riservata

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