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Caos San Camillo. Chilelli (Federsanità Anci): "Perché è sbagliato addossare le colpe solo su un direttore in scadenza"

La protesta generale sulla grave situazione in cui versano i Ps dei grandi ospedali della Capitale, in particolar modo quella del San Camillo Forlanini, va valutata con grande attenzione. Ma la tempesta mediatica che si è abbattuta sulla gestione del Dg Aldo Morrone merita delle precisazioni. Affinché la critica non rimanga sterile e le polemiche parole al vento

27 GEN - Nonostante le emergenze che un grande ospedale della Capitale si trova inevitabilmente ad affrontare, non si può bollare categoricamente come cattiva gestione un’amministrazione che non lo è stata affatto e che ha, invece, raggiunto molti obiettivi. La popolazione dei pazienti che afferiscono alle strutture di emergenza ospedaliera è costituita prevalentemente da pazienti molto anziani con pluripatologie, caratterizzati da fragilità economiche e sociali, nonché con problematiche assistenziali spesso gestibili in ambito territoriale.

Spiego meglio: è vero che secondo i dati riportati nel PSR 2010-2012, i tempi di attesa per prima visita medica sono in genere al di sopra dei tempi di riferimento indicati in letteratura, soprattutto per i codici verdi e bianchi. Questo fenomeno è in larga parte dovuto alla quota di ricorso improprio ai servizi di emergenza da parte della popolazione. Pensare che migliorando l’efficienza dell’ospedale si possa risolvere il sovraffollamento dei P.S. è totalmente illusorio. Infatti, il vero problema nasce dalla totale mancanza nella Regione dei servizi territoriali classici.
Inoltre, anche se questi funzionassero alla perfezione, il problema si ripresenterebbe a meno che non si attivi una vera assistenza domiciliare diffusa. Inoltre, per quanto riguarda il San Camillo, secondo i dati SIES 2012 il tempo medio di attesa per visita medica dei codici gialli nell’anno 2012 è stato pari a 10 minuti, parliamo della migliore performance tra i DEA di II livello ed una delle migliori performance tra le strutture della rete dell’emergenza regionale. A tale proposito giova ricordare che la letteratura internazionale suggerisce che i codici gialli debbano essere visitati entro e non oltre i 15-20 minuti.

Una direzione che, quindi, non sta a guardare, ma che avanza proposte, alcune già in fase di attuazione, che hanno specifici obiettivi: la diminuzione del numero e del tempo medio di permanenza in P.S. dei pazienti con una riduzione del 40%, la diminuzione del tempo di attesa per visita medica per i codici verdi, l’attivazione di Protocolli di Collaborazione con le Case di Cura (San Raffaele, Casa di Cura Ancelle del Buon Pastore, Casa di Cura Villa Pia), il potenziamento dell’organico di P.S. con l’assunzione di 4 medici con fondi extra SSN e molti altri ancora. E i primi risultati sono stati anche registrati dal Programma Nazionale Esiti che ha segnato un miglioramento, sin dal 2011, come anche scritto nella relazione della CGIL Lazio, e un graduale avanzamento anche nel 2012.
 
Un’azione riformatrice che ha consentito, inoltre, la riduzione del disavanzo di bilancio dai 193,5 milioni di euro del 2010 alla previsione di 128 milioni del 2014. E’ vero, a pensar male si fa peccato, ma se il problema del sovraffollamento del P.S. è un fenomeno internazionale, nazionale e regionale, perché l’attenzione negativa è rivolta soprattutto al S. Camillo, che è il più grande ospedale pubblico a diretta gestione della Regione Lazio? Non vorrei si trattasse del solito esercizio di “sport nazionale” che addossa le colpe ad un direttore in scadenza e che la Regione avrà comunque la facoltà di sostituire ad aprile 2014.
 
 Enzo Chilelli
 Direttore generale Federsanità ANCI

27 gennaio 2014
© Riproduzione riservata

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