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Sostenibilità, equità, appropriatezza. I tre principi chiave per un nuovo modello di sanità

La sostenibilità non può essere solo contabile. Per garantire equità è necessario sviluppare reti di servizi territoriali. Puntare sulla responsabilità significa anche educare alla prevenzione e alla promozione della salute. Per realizzare tutto questo sarà fondamentale la capacità di costruire alleanze

24 NOV - In occasione del III Congresso Nazionale della Corte di giustizia popolare per il diritto alla salute, si è tenuto a Rimini un convegno dal titolo “Insieme protagonisti della salute - verso un modello partecipato di sanità sostenibile”, organizzato da Motore Sanità. Sostenibilità, equità, appropriatezza sono le parole chiave che possono sintetizzare i temi in discussione.
 
La sostenibilità è un concetto che non può esser affrontato nella sola dimensione contabile: per la tenuta del nostro sistema sanitario, giudicato unanimemente uno dei migliori al mondo, non è sufficiente garantire il raggiungimento di obiettivi economici a breve termine, quali il pareggio nel bilancio di esercizio delle aziende sanitarie. Sostenibilità significa, oggi, soprattutto tener conto dei fenomeni epidemiologici, demografici e sociali in atto e lavorare incessantemente al progressivo riadattamento di servizi concepiti decenni addietro, in un diverso scenario di riferimento: una responsabilità nelle scelte che devono esser fatte anche nella prospettiva di garantire alle generazioni future un sistema equo ed adeguato di tutela della salute.
 
L'equità si basa anche sulla consapevolezza che per offrire a tutti - per quanto possibile - la medesima opportunità di accesso ai servizi, non è più pensabile avere sempre a disposizione un “ospedale sotto casa”. Se l'obiettivo è quello di preservare e tutelare quanto più a lungo la salute, anche quando questa sia messa in discussione da cronicità e disabilità, è necessario sviluppare reti di servizi territoriali basate sulla proattività e sulla presa in carico, riservando il ricorso al ricovero ospedaliero solo quando un evento acuto lo renda inevitabile e per il tempo strettamente necessario: equità significa anche favorire la permanenza nel proprio contesto di vita familiare il più a lungo possibile. E poiché i determinanti sociali impattano sulla salute delle persone e delle comunità in maniera ancor più incisiva di quelli sanitari, l'attenzione alle fasce deboli e svantaggiate è un principio non solo di natura etica, ma anche di sostenibilità stessa del sistema.
 
Questi princìpi devono essere chiari ad ogni livello di responsabilità: sia quella dei decisori politici, sia quella degli amministratori, dei professionisti, ma anche dei singoli cittadini. Puntare sulla responsabilità anche delle singole persone verso la propria salute e quella altrui significa anche educare alla prevenzione, alla promozione della salute, all'auto-mutuo aiuto, alla capacità di farsi parte attiva nel proprio percorso di cura. Significa anche sviluppare la cultura dell'appropriatezza, al fine di limitare gli sprechi indotti da un lato dalla medicina difensiva e dall'altro dal consumismo sanitario.
 
La capacità di costruire alleanze è quindi un elemento fondamentale a favore della sostenibilità ed è una delle caratteristiche naturali di Federsanita Anci, confederazione in cui si incontrano i mondi degli amministratori locali e delle aziende sanitarie. È infatti il sindaco il primo responsabile della salute della propria comunità: ai direttori generali delle Aziende sanitarie compete il compito di organizzare i servizi sanitari, tenendo ben presente l'obiettivo ultimo, che è la tutela della salute.
 
Non è quindi il principio di aziendalizzazione – che oggi in molti mettono in discussione - a dover esser demonizzato, se per aziendalizzazione intendiamo un modello organizzativo basato sull'attribuzione di obiettivi, risorse e responsabilità e sulla misurazione dei risultati. Forse sono state alcune derive di questo sistema, che si è molto concentrato sul governo dell'offerta, sul prestazionalismo e sulla concorrenza, a farci dimenticare talvolta la necessità di mappare bisogni e misurare obiettivi di salute.
 
Tra progressivo invecchiamento della popolazione e risorse calanti, tra sostenibilità ed alleanze, tra bisogni emergenti e nuovi modelli organizzativi, diventa cruciale il ruolo della medicina generale, professione che sta per affrontare anche un profondo ricambio generazionale. Per vincere la sfida della complessità non basterà puntare sulle sole Aggregazioni Funzionali Territoriali monoprofessionali: la nuova frontiera devono essere le Unità Complesse di Cure Primarie, luoghi ben identificabili in cui il cittadino possa trovare risposte grazie all'interazione - pur con diversi e ben definiti livelli di responsabilità - di diversi attori professionali. In primis il proprio medico di fiducia.
 
A sostegno di queste logiche organizzative, Federanziani propone un modello integrativo e sussidiario basato sui princìpi che regolano le Società di Mutuo Soccorso. È un modello che merita la dovuta attenzione. Se abbiamo sempre guardato a Beveridge per immaginare il nostro servizio sanitario (anche quando – in un passato non troppo remoto – una mal interpretata accezione di universalismo tendeva a concedere tutto a tutti, a prescindere dall'appropriatezza e dal bisogno), forse dovremmo considerare anche la lezione di Bismarck, per andare a sintesi. Perché i princìpi di natura solidaristica e sussidiaria sono un elemento fondamentale, se non declinati in maniera corporativa, per la traduzione in pratica dell'empowerment verso la salute. E perchè, per garantire sostenibilità al sistema, vi è estrema necessità di un diverso e diffuso modello dì responsabilità condivise e partecipate: da parte dei decisori politici, dei manager, degli attori professionali ed anche di ogni singolo cittadino.
 
Fabio Samani
Direttore Generale ASS 6 Friuli Occidentale
Vicepresidente Nazionale Federsanità Anci


24 novembre 2014
© Riproduzione riservata

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